lunedì 6 giugno 2011

Ci fosse un perchè..

Arrendersi non fa parte del gioco. Non lo fa nè nel calcio, nè nella pallamano, nè -soprattutto- nella vita.
Soprattutto per arrendersi non c'è motivo, in nessun caso. Non c'è motivo di arrendersi specie quando sono soffi di vento a spostare via programmi, progetti, sogni, desideri. E' il vento di superficie, ma ciò di cui si deve avere davvero paura sono le correnti che corrono coperte dal velo blu del mare, oscure e imperscrutabili.
Non eravamo naviganti del tuo mare, perciò non le conoscevamo, queste fantomatiche correnti. Ma non c'è corrente di marea che possa spingere fino ad un punto simile.

Ora penso a Luigia, ai tuoi genitori, a quelle rapide scorribande al deposito di Cosenza, a quei battibecchi a sfondo politico, all'assurdità di un pugno nello stomaco che ti arriva senza preavviso, senza nessuna campanella che ne annunci l'imminente arrivo.

A noi resta un'anonima domanda, risultato di una sconfinata desolazione che forse riusciremo a colmare, ma lo sanno tutti, ed anche tu, che colmare il cratere di un vulcano non è facile.

Perchè?

domenica 27 marzo 2011

Stupid Dream

The dust in my soul makes me feel awake in my legs,
and it's a quite life that leaks from my head.
So I got all these things, but so what?
Eyes closed, and the rest will flow..

All my thoughts are like coal,
each seconds seems like a lifetime.
All of my plans compromised,
I should have sold out when the devil came for me.

Train set and match spied under the blind,
I'm sending you a letter because I don't think there's much time.
Water so warm that day, I counted out the wawes,
scars in the country, the summer and...her...

My friend says he wants to die,
trying to forget even your name and the way that you look
We lost the skyline,
I simply am not here, no way, I...

I never wanna be old,
waiting to be born again.
And I have a stupid dream,
wish I was old and a little sentimental..

I'm a shade, and easy to ignore...

lunedì 7 marzo 2011

Angoli

Acuti, ottusi, grandangoli, e chi più ne ha più ne metta.
Eppure, è proprio ciò che rende bello andare alla scoperta di un qualsiasi posto di una qualsiasi parte del mondo. Basta con le solite vacanze a Sharm-el-Sheik, a New York, a Strongoli Marina. O meglio, sarebbe ora proprio di cercare quegli "angoli", quei piccoli scorci che magari ti si presentano davanti in maniera totalmente inaspettata, quei particolari che non ti aspetteresti mai di cogliere, da nessuna parte.
E la Calabria ne è così piena...è il motivo per cui viene impossibile odiarla, parlarne male. Anzi, viene spesso e volentieri da esserne orgogliosi.


Cassano allo Jonio. Questo è il panorama che si può scorgere andando da Cassano a Castrovillari, questa piccola balconata sulla città e sulla piana di Sibari. Un luogo che ha molto di alpino, come d'altronde l'intero massiccio del Pollino in alcuni punti. Ecco, stare lì sopra col solo fruscio del vento e il rumore, caotico ma alle volte rilassante, che si leva dalla città non è cosa da tutti i giorni, specie per un "marinoto" come il sottoscritto. La montagna incute calma, inculca un diverso significato ad ogni cosa.
Ciò che nessuno si aspetterebbe, nell'immaginario collettivo progredito e sviluppato, è il poter trovare certi paesaggi lì, a portata di mano rispetto alla città.


L'abitato di Celico visto dalla stazione di Rovito, con il massiccio della Sila che fa capolino alle sue spalle. Non è un posto nel lontano west: da Cosenza basta farsi 5 minuti di S.S.107, uscire a Rovito, parcheggiare nel piazzale della stazione ed affacciarsi. Con 10 minuti in più hai ottenuto il pic-nic domenicale tra le foreste della Sila, tra Fago del Soldato e Moccone. E andiamo a spendere miliardi per andarcene a Cortina d'Ampezzo..


Ed eccoci a Catanzaro, la città vista dalla stazione di Sala FCL. Dove il tempo sembra essersi, per un certo senso, fermato. A ricordarci dei tempi moderni restano i segnali luminosi e i graffiti sul fabbricato, ma l'aria che vi si respira è ancora quella di un tempo, nella stazione FC come in quella FS. Un angolo di una città che sottolinea lo stretto rapporto che possiede con la strada ferrata, un rapporto che fonda le sue radici agli inizi del '900, quando proprio i trenini diedero il primo, imponente, cambio di rotta alla città dei due mari.

E' proprio con quei trenini che si può guardare meglio qualche bell'angolo. Come qui, poco prima della stazione di Cavorà tra Catanzaro e Gimigliano, dove per davvero poco si potrebbero cominciare a scorgere i Due Mari. Un enfasi in quota, passata alla giusta velocità, come d'altronde è abitudine secolare delle Calabro-Lucane.

Gli angoli sono infiniti..

mercoledì 2 marzo 2011

Cosa succede in città?

Se c'è chi dice che qualcosa è cambiato, continua a suonarmi solo come bastarda propaganda politica. Sembriamo abituati alla sconfitta, sembriamo quasi abituati ad una realtà che, comunque sia, non ci dovrebbe competere.
A far riflettere è quel momento in cui gli amici ti vengono a chiedere, a te che hai il giornale, "A chi hanno arrestato oggi?".
E non in maniera scherzosa, e spesso senza neanche sbagliare. Sembra diventato tutto così fisiologico..
Non si capisce però questa "predisposizione" da cosa derivi. Potrebbe essere la consapevolezza che siamo pieni zeppi di criminalità in ogni colore e sfaccettatura, ma potrebbe essere anche una grande fiducia nella presenza dello Stato, il quale fa bene il proprio lavoro e smaschera tutti i delinquenti di questa (deutsch)landa..
Incrociare questa rassegnazione generale con la fotostoria da poco acquistata sui Moti di Reggio (Fuori dalle Barricate, di Fabio Cuzzola...consigliata a pieni voti) mette su un bel pò di malinconia. Lì la causa di tutto fu lo spostamento del capoluogo da Reggio a Catanzaro, e vi si scatenarono scene di vera guerriglia. Roba impressionante, di cui mio nonno paterno spesso mi raccontava. Lì era il titolo di capoluogo ad essere conteso, oggi con la dignità ed il futuro in palio regna l'immobilismo.
Lo diceva "u'Pitturi" Stefano Venuti nel film I Cento Passi, "A noi comunisti perdere ci piace".
Forse non è un caso che Crotone sia sempre stata una città "rossa" per antonomasia..

"Gli italiani vanno al nord in cerca di soldi, al Sud in cerca dell'anima.."

venerdì 18 febbraio 2011

Wish I was old and a little sentimental

Mi suona strano sentire di ragazzi, miei coetanei e anche più piccoli, che con 20 euro al giorno non riescono a tornare a casa. Sigarette, qualche droga leggera qua e là, ogni tanto l'abitino firmato, il cellulare di ultima qualità. Volano così, i 20 euro.
Vola via anche il resto. Sempre che si sappia cosa rappresenti, il resto..
Una delle cose più difficili da capire a questo mondo, oltre alle regole della termodinamica, è il perchè di questo progressivo appassimento generazionale che si sta creando, in una maniera così soft da non farsene manco accorgere.
E' semplice, perchè se metti 20 persone ormai prossime ad entrare nel mondo crudele del lavoro davanti a un giornale che propone da un lato le ribellioni iraniane e dall'altro un qualsiasi fattarello su Belen Rodriguez, puoi star certo che 18 su 20 vanno su Belen, perdendo tempo a immaginare quella scopata -lasfondointuttelemanierepossibilieimmaginabili (cit.)- con lei che non arriverà mai anzichè guardare quanto avviene a 70 km dai nostri confini, anzichè rendersi conto di quella bomba a orologeria che, in Italia, potrebbe essere quasi arrivata alla fine del countdown.
E mentre un Medico italiano ha appena svolto la prima operazione chirurgica ausiliata da robot della storia, noi andiamo appresso a Ruby Rubacuori.

Normal..

lunedì 7 febbraio 2011

Giunzioni di rotaia


E' diverso.
E' inutile andare a cercare tra mille teorie, duemila coincidenze e qualche accenno di pazzia.
Perchè c'è qualcosa, lì dentro, che in qualche modo si muove ed alla fine ti fa venire voglia di muoverti, di fare qualcosa, o più semplicemente di assaporarne quel movimento che porta lontano.


Oltre i cippi chilometrici, i limiti di velocità, i segnali di prima categoria, oltre ogni cosa. Oltre la storia stessa se vogliamo, oltre geografie, religioni e mondi che non sanno disegnarsi a vicenda.
Porta lontano, per questo è stato destinato fin dalla nascita a correre per rendere più brevi le distanze che l'Uomo, suo inventore e come suo inventore affezionato a lui come un padre con un figlio, prima trovava troppo lunghe.


Sfilando tra le scogliere della Cornovaglia, col fumo bianco che si leva a 130 chilometri all'ora, oppure scandendo il blando ritmo delle montagne della Sila a colpi di vapore.
Non intende fermarsi neanche là dove la natura stessa sembrerebbe sbarrargli la strada, arrampicandosi silenzioso con un arto in più ma con la stessa voglia di non fermarsi. Mai.


Gli aggettivi su di lui si perdono. Aggettivi negativi spesso e volentieri, ma in fondo l'indole umana non ha mai neanche lontanamente assaporato il gusto della riconoscenza. Guardate i bambini - e la loro sincerità - accanto alla ferrovia, guardateli quando sentono vibrare i binari e fischiare quel bestione, lento o veloce che sia, e poi venitemi a raccontare la loro reazione.


La Ferrovia in formato famiglia, l'esperienza umana tramandata geneticamente che insegna ad ammirare quella macchina che molti anni fa, tra le verdi colline inglesi, fece sognare un mondo intero. E' storia, e non ci si può fare niente. E' Vita in un certo qual modo, è vita perchè è uno dei pochi posti in cui si può conoscere qualcosa di diverso.


L'odore delle traversine, il rumore della campanella prima dell'arrivo del treno o quello del pietrisco nell'attraversare i binari, il loro luccicare al buio, le luci rosse dei segnali, i lampioncini al neon che illuminano l'aria di una luce introvabile altrove, il placido rumore della fontanella, le rimesse locomotive che sembrano volerti raccontare di quando erano quasi intossicate dal vapore, le colonne idriche ormai rassegnate al loro destino.


Poi il treno, che silenziosamente arriva tastando con forza le giunzioni e producendo quell'inconfondibile rumore. L'arrivo, con i viaggiatori che riprendono la loro vita dopo essere stati cullati per qualche minuto. Lo sguardo quasi compiaciuto del capostazione, contento di aver potuto accogliere puntuale l'ennesimo treno, e quello del macchinista, in perfetto orario e, forse, consapevole di aver portato con sè non solo un carico di vite umane, ma anche un carico di storie. Piccole o grandi che siano.

E' un treno, nulla di più.



mercoledì 2 febbraio 2011

Poetica taurense

La fretta, insinuata nel mondo odierno come poche altre cose al mondo, si è dimenticata di quei 32 km sulla faccia della terra. 32 km lungo uliveti, ridenti colline, piccoli e grandi centri.
Contornato il tutto dal dolce e stridente fischio della Littorina, lenta sui lunghi rettifili e veloce tra le curve di San Giorgio a Morgeto.

Il tempo, se non fosse per i vestiti di qualche assurda ultima moda o per la moneta unica europea anzichè la cara vecchia lira, sembra essersi fermato su quei binari che continuano, invece, a correre imperterriti.
Risalendo dolcemente la calda terra calabra, affacciati ad un finestrino che sembra più una porta verso l'essenza più pura di quel luogo che altro, ed osservando la sosta paziente della piccola 188, anziana signorina che guarda il mondo cambiare intorno a lei.


Da Gioia Tauro a Cinquefrondi non serve andare veloci, non è mai servito ed interessato a nessuno.
La lenta corsa è l'occasione per guardarsi intorno, per assaporare il proprio presente e ricostruire il proprio passato, al ritmo frenetico degli sbuffi della Littorina.
Che non si fermerà, se non per raccogliere il suo ennesimo viaggiatore.