martedì 31 luglio 2012

Però...

...però.
Ecco, però le valanghe arrivano all'improvviso. Ci sono tutti i segni per capire che da un momento all'altro possono venir giù, cartelli del soccorso alpino o semplice logica nata da anni di esperienza. E' tutto chiaro, sai che se quella valanga cade potrebbe essere anche per un tuo movimento sbagliato, un passo sul fronte della slavina, una benchè minima cazzata utile nella sua semplicità per scatenare un putiferio. Però credo di essere stato uno dei pochi pazzi al mondo ad aver sciato fuori pista, a fare apposta quel movimento sbagliato, appositamente per far venire giù tutto il costone innevato od almeno provarci. Tuffarsi un'altra volta nell'ignoto senza aspettare Godot.
Gioia che afferri improvvisa, come cantavano i Baustelle. La afferri e la metti nel cassetto, non sapendo chissà quando e se ti ricapiterà. La afferri e cerchi di capirne il valore, la bellezza, cerchi di quantificare tutto ciò che puoi. Invano, perchè in certi momenti si diventa voraci, ossessionati, si sente dentro un voler far cadere quella valanga cento e mille volte, così, perchè mi va, perchè ci va. Perchè quella spiaggia e quella musica sono la sola cosa che serve adesso per far cadere la valanga. Anche per finta.
Ma poi penso...perchè mi trovo a parlare di valanghe col mare a 100 metri da casa?
Forse è solo questione di similitudini, perchè ci sono di quelle cose che con parole semplici non si descrivono.
E poi cantarla a squarciagola.



"Do you think you can tell?"

martedì 10 luglio 2012

Km

E dopo tutto sto tempo stiamo ancora a parlare di chilometri.
Chilometri. Cippi chilometrici, progressive chilometriche, code chilometriche, discorsi chilometrici, distanze chilometriche.
Tachigrafi e cronografi, e se poi ci metti in mezzo gli orafi fai cosa buona e giusta, tanto un posto in più a tavola c'è sempre, magari prima che tu ti accorga come non ci va neanche più uno stecchino Samurai lì in mezzo, in quel buffet dove a furia di fare passare, tra sorrisi e convenevoli di benvenuto, finisci per rimanere a stomaco vuoto e andare a rastrellare in frigo, sia mai è rimasto qualcosa di decente per zittire lo stomaco.
E ancora chilometri. Nell'etichetta di quella bottiglia, "Imported from Denmark", che poi scopri essere una mezza contraddizione quando trovi scritto "Imbottigliato nello stabilimento di Massafra (TA)". E anche lì, chilometri di mezzo.
Quei chilometri che una volta erano scritti sui biglietti ferroviari a lunga percorrenza, come i 1500 e passa di un Trapani - Torino trovato qua e là. E oggi invece solo il numero del treno, 580, il mio stupido nome e "Con questo viaggio risparmi 58kg di CO2".
Mindifuttu, aju mi arrivu i 'ncuna parti.
A caso, non conta dove, da qualche parte. Lontano per definizione. Una lontananza priva di relatività, lontano dal lontano, all'utopica ricerca di qualcosa di buono.
Alla ricerca dei chilometri, soggetti vigliacchi che non la smettono mai di finire, di ricordarti com'è grande e com'è piccolo questo mondo, mondo di amori testardamente sprecati e scudi anti-spread, a presentarsi lì davanti come seconda possibilità, l'ennesima alternativa per ricominciare. Anche da qualche parola scritta su un'agendina, o da quel biglietto sul 580.

E Crotone, che adesso vorresti non rivedere mai più.