domenica 25 marzo 2012

Esportiamo patate (phase 1)

Una domenica fondamentalmente come le altre. Sole, sveglia più o meno alle 10 col TSR di turno che si inchioda davanti casa, i cani che ogni tanto abbaiano a chissà quale ignaro passante in giro per il paesino. Tutti con la tuta Rifle o qualcosa del genere, nomma mi diventano pure originali da ste parti.
Ma poi, piccola variante:
"Dobbiamo andare a un battesimo"
"Di chi?"
Mai sia fai una domanda del genere. Parte così tutta una concatenazione di alberi genealogici che si intrecciano e disintrecciano, manco fossero i boschi Silani o le frasche del Parco dell'Agraria a Catanzaro. E fondamentalmente, nonostante il pathos e la totale assenza di avarizia di dettagli nella spiegazione, alla fine ti vien da pensare "E cu caspita su chissi ccà?"
Ma comunque vabè, sono parenti e pazienza.
Ti accorgi però che qualcosa non va quando arrivi lì a casa dei parenti, a Pozzuolo Martesana (piccolo paesino a est di Milano, non stiamo parlando di una Condofuri o di una San Giovanni in Fiore) e una buona parte sono facce pressochè sconosciute. Tant'è che ti senti un pò -un bel pò- fuoriluogo lì dentro.
Ma sono parenti e pazienza.
E intanto cominci un pò a guardarti in giro, a guardare la faccia puffosa della battezzata, e a sentire un pò di quel marcato tipico accento valdostano che ti par di conoscere così bene.
"Oie jucamu contr'a Vibbonese. Si vincimu passamu u Perugia e jamu capolisti.."
Già. Perchè un catanzarese, ma nu catanzarisu tostu, specie quando è lontano da casa non può fare a meno di parlare del Catanzaro. E quindi via, in costante connessione tramite Smartphone a seguire le vicissitudini dei giallorossi nella città dagli ospedali più efficienti d'Italia (*pernacchia*).
Poi ci si comincia a muovere verso la chiesa. E appena giunti lì, nella piazzetta antistante, già cominci a vedere qualche anima in più. Fortunatamente, c'è da dire, si tratta di due famiglie che andranno a battezzare in contemporanea. Il rischio mega-religious-party classico calabrese è quindi scongiurato.
Ma sono parenti e pazienza.
Quindi si entra in chiesa. Inutile dire che la nostra "fazione" sembra sempre più avere la parvenza di un ritrovo di qualche clan sparso per la Locride. Mentre il parroco, tutto meno che simpatico, spiega manco fosse l'abilitazione di una E464 i passi del battesimo, da una parte della chiesa si è ancora collegati con Vibo a sentire cosa fa la squadra di Ciccio Cozza. Quando si è altamente irriducibili..
Poi si esce, tra racconti sulla vita trascorsa negli ultimi 20 anni e ipotesi di classifica sempre per il Catanzaro, diretti a quello che apparentemente doveva essere un rinfresco.
Apparentemente, perchè alle ore 17.19 in tavola arriva un antipasto di salumi, seguito 20 minuti dopo da un primo di chidi cu i contrucazzi.
E intanto si parla, tra giovani e meno giovani, scoprendo anche di avere di fianco gente originaria di Petilia Policastro che ti chiede se la ferrovia lì ci arriva ancora, od altri che ti chiedono se lavori alla Calabro. E racchiuso in quella cascina, tra quegli accenti marcati e quelle località come Pietragrande, Petilia, Catanzaro, Giovino, Lamezia, Mesoraca che vengono continuamente nominate, per un attimo sembra davvero di non essere lì a pochi chilometri dalla Milano-Verona. Per un attimo sembra quasi che varcando l'uscita tu ti possa trovare davanti l'Ampollino, o il mare di Praialonga.
Poi in effetti esci, guardi i cartelli d'itinerario e vedi paesi come Bussero, Gorgonzola, Melzo, Cassina de'Pecchi, Bergamo. E un pò ti senti, per l'ennesima volta, così disorientato e disadattato lì in mezzo, in quell'autostrada che a Cinisello Balsamo si abbassa entrando in una gola formata da palazzoni e industrie, sotto cartelli stradali grandi quanto una porta da calcio.
Poi ti interroghi un pò, e solo una cosa ti viene da dire:

Megghiu ma dormimu..