martedì 12 luglio 2016

Blocco telefonico

Che la ferrovia rappresenti, per molti versi, una metafora della vita ne sono sempre stato convinto. Ne ho sempre letto così i suoi colori, le sue forme, le diramazioni e le scalate impossibili sui costoni delle montagne, le sue simmetrie e le sue geometrie.
La ferrovia è un mondo a se stante, oltre la linea gialla sono altre le regole da rispettare, altre le direzioni in cui guardare, altri i limiti da osservare.
E l'uomo, in ferrovia, è un limite. Sì, il suo stesso creatore è il limite della ferrovia, è la fragilità umana uno dei pericoli maggiori che corrono sui binari.
Penso ai due rettilinei che spaccano in due quel territorio disseminato di ulivi, ai muretti a secco che dividono la ferrovia dai terreni circostanti, alle cicale che cantano al sole bollente di un martedì di luglio, alla terra arsa, al suo odore secco, al miraggio dell'ombra.
Penso alle vibrazioni dei binari col treno che si avvicina, a quel millepiedi che scappa sul pietrisco, ai fili della catenaria che sbattono tra loro ed al loro rumore riecheggiare tra gli ulivi.
Penso ai due macchinisti, ai colleghi, ai loro nomi che non conosco ed allo stesso tempo al naturale bisogno di dargli del tu. Ci penso, penso ai camion che mi si sono piantati davanti all'interno dell'interporto, penso a quella volta in cui venimmo mandati per errore contro un altro treno e ci fermammo a soli 30 metri da loro, penso a quello scambio girato verso un binario mezzo smontato, penso alla frenata istintiva quando ti sembra di andare contro il treno che hai davanti.
Penso a loro due, a cosa avranno pensato quando si sono resi conto di cosa stesse accadendo. Penso e mi vengono i brividi, penso e non riesco a smettere, penso a quanto sia stato tutto così semplice, immediato, a quanto sia bastata una cazzata -a sapere quale- per fare quella fine lì.
E poi penso al fragore, alla botta vera e propria, alla polvere. E alle cicale che tornano a cantare, e al caldo infernale, e agli sciacalli che accorrono in processione tra quelle ulivare.
"Binario unico assassino", "I treni del sud vecchi di 60 anni", "Ben 70 morti negli ultimi 15 anni".
E ti sale l'embolo, e ti verrebbe da telefonare in diretta e dire che 70 morti li fanno le strade in un weekend solo, e ti verrebbe da dire che Ferrotramviaria è una delle società regionali più innovative in Italia, e ti verrebbe da chiedere a quello lì che se la prende con la Fornero se ha capito di cosa stiamo parlando, e ti verrebbe da dire che...ma che cazzo dovete dire e stradire, sono morte 20 persone, e forse qualcuno se ne sta pian piano dimenticando.

Vi abbraccio, tutti. Non è giusto.