tag:blogger.com,1999:blog-46161894130755819742024-03-13T07:11:49.058-07:00SynesthesiaShay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.comBlogger69125tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-19297319683327310862017-02-07T16:41:00.001-08:002017-02-07T16:41:52.095-08:00Mi pariva ca muriva e ssu jornu u 'nnu vidiva<span style="font-family: inherit;">Nella mia città c'è un piccolo stadio incastrato tra una collina ed un ospedale di cinque o sei piani, uno di quegli ospedali dove gli spigoli dei gradini delle scale sono ormai consumati e arrotondati, dove nell'ascensore c'è quell'odore plasticoso del cibo di mensa, a tutte le ore del giorno, dove i colori sono unti e sdruciti, i pannelli di plexiglass scheggiati, dove la macchinetta del caffè ti tira fuori più un bicchiere di acqua lorda che altro, dove tutti dicono che si va a morire, e poi ci salvano la gente. 'E 'ncuna manera.</span><div>
<span style="font-family: inherit;">La mia città ha diversi primati, quello di avere un ospedale come tribuna del proprio stadio forse è uno di questi. Come la vuoi chiamare? Tribuna Est secondaria? Curva Prontosoccorso? Mettiamo le finestre dell'ospedale (almeno dal terzo piano in su, ca sinnò 'un si vida nenta) nel conteggio degli spettatori a partita, e vedi che qualche numero più alto lo raggiungiamo.</span></div>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-SnhgtihJ4-I/WJppNdFTT4I/AAAAAAAAE2k/OjJMdhBxrVIE4EQy_ySbrVC6fqIgwy0xwCLcB/s1600/nuovo-stadio-crotone-4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="156" src="https://3.bp.blogspot.com/-SnhgtihJ4-I/WJppNdFTT4I/AAAAAAAAE2k/OjJMdhBxrVIE4EQy_ySbrVC6fqIgwy0xwCLcB/s320/nuovo-stadio-crotone-4.jpg" width="320" /></a></div>
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<span style="font-family: inherit;">Ma in fondo, cosa se ne fa una squadra come quella della mia città dei grandi numeri, delle grandi presenze? Una squadra che ha sempre navigato nelle tranquille ma torbide acque dei campionati regionali e interregionali, nessun grande nome, il calcio che conta si giocava sessantasei chilometri a sud. Una squadra che pian piano aveva risalito la china ritagliandosi uno spazietto, un ruolo nel professionismo, a cavallo tra la Serie C e la Serie B conquistata col nuovo millennio.</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Ecco, la Serie B. Per la squadra della mia città è divenuta la categoria giusta in cui stare, con il suo buon posticino di metà classifica ed il solito mantra pre-campionato: "Puntare alla salvezza", magari togliersi qualche soddisfazione e, soprattutto, lanciare qualche astro nascente. Florenzi? Bernardeschi? Mirante? Konko? Ne dico altri? Lassa fricare..</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Era il nostro ruolo e ci andava benissimo. Eravamo, siamo, in fondo a tutte le classifiche di questo mondo, però almeno nel pallone siamo una bella realtà, apprezzata e che percorre la sua onesta strada.</span></div>
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<i><span style="font-family: inherit;"><br /></span></i></div>
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<i><span style="font-family: inherit;">"Ma tu te lo immagini se andiamo in Serie A?"</span></i></div>
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<i><span style="font-family: inherit;">"Seh...mo daveru..."</span></i></div>
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<i><span style="font-family: inherit;">"Ma te lo immagini cosa succede?"</span></i></div>
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<i><span style="font-family: inherit;">"Me lo immagino si."</span></i></div>
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<span style="font-family: inherit;">Ci immaginavamo, parlandone con <i>lei,</i> che forse quel sogno, quel miraggio, poteva essere il punto di svolta per la<i> nostra</i> città. Ci immaginavamo, il giorno della promozione, come il giorno X, il giorno in cui sarebbe finalmente uscito fuori dall'animo dei nostri paesani l'orgoglio, il senso di appartenenza, la voglia di riscatto, portare anche la città ad una promozione per i più insperata, irrealizzabile.</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Ma appunto, immaginavamo, ne parlavamo con gli occhi al cielo, lucidi e rassegnati, con l'amaro in bocca e quel peso interiore dato dall'impotenza. E sapevamo, appunto, che erano due cose difficili, anzi impossibili. Un asino che vola e ti risolve in contemporanea un'equazione di secondo grado sarebbe stato più credibile, credetemi.</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Capitò che durante l'estate del 2015 Massimo Drago, l'allenatore, paesano nostro, andò via. Ci aveva salvato tirandoci per i capelli dall'ennesima retrocessione in C1 e ci aveva portato per la prima volta a sentire forte, chiaro, saporito l'odore della Serie A. Playoff. Playoff promozione per la Serie A, ragazzi miei, che fa i brividi solo a sentirlo. Non ci sembrava vero. Ed era vero, come erano veri i tre gol che il Bari ci rifilò, com'erano vere le tre birre -una per ogni gol- che Roberto, mio amico e collega tifoso sfegatato del Bari, mi portò la sera al cambio turno per consolarmi.</span></div>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-1gfn06K6tlA/WJpgV13QQSI/AAAAAAAAE14/PzMtSgY2cLMVv-cGXuiYh19MD8KmTSmVgCLcB/s1600/bari_getty__3_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://3.bp.blogspot.com/-1gfn06K6tlA/WJpgV13QQSI/AAAAAAAAE14/PzMtSgY2cLMVv-cGXuiYh19MD8KmTSmVgCLcB/s320/bari_getty__3_.jpg" width="320" /></a></div>
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<span style="font-family: inherit;">Un giorno di quell'estate arriva la notizia che Ivan Juric, croato di Spalato, è tornato, ed è tornato a rimpiazzare Drago. Ivan quel campo incastrato tra Via Cutro e l'ospedale (che nel frattempo veniva ritinteggiato all'esterno) lo conosce bene, lo ha calcato per diversi anni entrando nella memoria dei tifosi della squadra della mia città come uno dei migliori centrocampisti mai scesi in campo all'ombra dell'ospedale. Faccia e modi da burbero, sigarette e rollate a manetta, una stagione mediocre col Mantova alle spalle.</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Ma siamo sicuri che ci salviamo con lui? Vabbè, se lo dice Ursino...</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Ah, Ursino. Ursino è uno che di calcio ne capisce, <i>'uttana</i> se ne capisce. Direttore sportivo della mia squadra fin dalle origini, uno che, nella scalata di categoria che la squadra ha realizzato, ne è decisamente l'appiglio, il corrimano, il martellino che si conficca nella roccia.</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Arriva anche qualche altro giocatore, soliti arrivi in prestito dalle squadre più titolate: arriva, anzi viene confermato, Federico Ricci dalla Roma, Eloge Yao dall'Inter, Ante Budimir dal St.Pauli.</span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Budimir? St.Pauli? Ma che è sto St.Pauli? Vabbè, se lo dice Ursino...</span></div>
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<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-hqKwDwiC-nk/WJpgjSA7PcI/AAAAAAAAE2A/27lACaSJjFAiEz5WguqIKw0g8aj0u3ykgCLcB/s1600/jc2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="181" src="https://4.bp.blogspot.com/-hqKwDwiC-nk/WJpgjSA7PcI/AAAAAAAAE2A/27lACaSJjFAiEz5WguqIKw0g8aj0u3ykgCLcB/s320/jc2.jpg" width="320" /></a></div>
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<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Morale della favola: l'inizio di quella stagione fu costellato più di <i>"E chistu cu cazz'è?"</i> che di <i>"Bonu, st'annu 'ndi salvamu"</i>, in linea col pessimismo cosmico preinstallato nel sistema operativo del crotonese medio. </span></div>
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<span style="font-family: inherit;">Sembrava un'annata come le altre, sempre con lo stesso sole, con le solite transenne alla rotonda della nave, con la stessa erba a volte poco regolare. Cambiava il colore dell'ospedale, che iniziava ad essere azzurrino.</span></div>
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Però la squadra giocava bene, gli ammalati affacciati al terzo, quarto e quinto piano si divertivano a vedere quel gioco spregiudicato e offensivo lì tra le quattro tribune dell'Ezio Scida. A un certo punto, come avvenne per il portiere Cordaz (non si capiva se era italiano o austriaco, ma era 'na bestia), uno degli effetti del fallimento del Parma un paio d'anni prima, fu che arrivò lì in via Cutro un tale Palladino. Uno che, qualche anno prima, era stato etichettato come il Cristiano Ronaldo italiano. Uno che con la palla ci fa quasi ciò che vuole, uno da Serie A insomma, per dirla in altri termini.</div>
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<i>"Ma Rafelu 'ni vo far jiri in Serie A?"</i></div>
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<i>"Vabbè, se lo dice Ursino..."</i></div>
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<i>"No, tanto non ci andremo. Al massimo jocamu i playoff"</i></div>
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Avvenne che quella squadra iniziò a giocare bene, cazzarola se iniziò a giocare bene. Ragà, qui altro che playo...STATT CITT'! Ca si facimu i playoff è assai.</div>
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La squadra della mia città non ha mai giocato in palcoscenici particolarmente prestigiosi, forse il massimo del prestigio è stato il Delle Alpi di Torino (contro il Torino però), Marassi o il Dall'Ara. Na roba tipo, che ne so, San Siro o l'Olimpico mai.</div>
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E avvenne pure che capitammo, quasi per caso, a giocare a San Siro, contro il Milan, Coppa Italia.</div>
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Cinque anni prima giocavamo con il Lanciano, con il Martina, giocavamo con 200-300 persone allo stadio, giocavamo con una spada di Damocle che non capivamo cosa fosse, ma c'era.</div>
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Ora il nome della mia città compariva sui tabelloni di San Siro, il nome della mia città compariva grande ai piedi della curva. Era già bello, incredibile, così. Il punteggio? Tantu pigghiamu 'na cazz i scoppula...</div>
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E invece no. A scoppula 'a stava pigghiannu u Milan. Non vedevo la mia squadra dal vivo da un paio d'anni, e non mi sembrava lei, non mi sembrava la mia piccola squadra di provincia a mettere in difficoltà il Milan, a coglierlo di sorpresa, impreparato.</div>
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E non mi sembrò vero, non ci credetti per non so quanto tempo, quando vidi quel croato longilineo, si, quello che era arrivato dal St.Pauli (chi?), calciare e mettere la palla alle spalle di Abbiati.</div>
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Urlo. Addio voce.</div>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-Xy7wmzC2-zU/WJpf3TmElUI/AAAAAAAAE1w/U26pb75jEPAj84GNyV2s2cpY-xfDGOoXwCLcB/s1600/561esult_gol_Budimir_DAN3630.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="229" src="https://3.bp.blogspot.com/-Xy7wmzC2-zU/WJpf3TmElUI/AAAAAAAAE1w/U26pb75jEPAj84GNyV2s2cpY-xfDGOoXwCLcB/s320/561esult_gol_Budimir_DAN3630.jpg" width="320" /></a></div>
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<i>"Oi mà"</i></div>
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<i>"Che peccato perdere così..."</i></div>
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<i>"Perso? C'am pers? Ch'amu fattu u culu paru paru. Simu morti ari supplementari, col Milan. L'ha capitu? Cu u Milan!"</i></div>
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<i>"Essì, na bella partita"</i></div>
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<i>"St'annu ni 'ndi jamu in Serie A. Non l'ho detto, ma ni 'ndi jamu"</i></div>
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<i>"Mo non esagerare"</i></div>
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<i>"Io non l'ho detto. Ma ci jamu"</i></div>
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<i><br /></i></div>
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Poteva mai essere vero? Magari sto sognando. Ma non svegliatemi da questo sogno. Non svegliateci da questo sogno...</div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-0f2iVDdcmxQ/WJpfcqiahAI/AAAAAAAAE1s/S5Avpzw4P-4WaOh8xf_ciNmYXsMaLt8WwCLcB/s1600/crotone-trapani-serie-b-10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://1.bp.blogspot.com/-0f2iVDdcmxQ/WJpfcqiahAI/AAAAAAAAE1s/S5Avpzw4P-4WaOh8xf_ciNmYXsMaLt8WwCLcB/s320/crotone-trapani-serie-b-10.jpg" width="320" /></a></div>
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E non ci svegliammo più. La squadra non mollava, non mollava un colpo, sempre lì sopra a giocarsela col Cagliari. "Non succede, ma se succede", scriveva sempre Laura.</div>
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E sembrava che il miracolo stesse avvenendo, sembrava che tutto quello che ci eravamo detti con <i>lei</i>, un giorno di tanti anni fa seduti ad una panchina della villa comunale (credo) si stesse avverando. Giravi per la città e le facce cominciavano ad essere diverse, cominciavi a vedere più di qualche sorriso sulla bocca della gente, non si parlava d'altro e tutto si colorava di rossoblu. Anche il piccolo stadio sotto all'ospedale venne rimaneggiato e rimesso a nuovo, finalmente il cielo si colorava di speranza. Era sempre più blu, il cielo è sempre più blu, tantatantatatatantatatatatantatatantatatatantatantatan...</div>
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-IohW2WPX_DM/WJpo27Rn49I/AAAAAAAAE2c/fDbCUYnwMysoToEjRi9eM86J_goR0X9UgCLcB/s1600/26102340354_8717b83194_h.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://2.bp.blogspot.com/-IohW2WPX_DM/WJpo27Rn49I/AAAAAAAAE2c/fDbCUYnwMysoToEjRi9eM86J_goR0X9UgCLcB/s320/26102340354_8717b83194_h.jpg" width="320" /></a></div>
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Avvenne che iniziammo Aprile e la città non era più la stessa. In tutte le strade, in tutti i vicoli, tutto rossoblu, striscioni e bandiere. Crotone non era ultima, per una volta Crotone, quella che finora ho chiamato la mia città, era un nome che potevi urlare con orgoglio. La scintilla era scattata, il pedale della frizione abbassato per cambiare finalmente marcia. La città era bellissima come non mai, e il 22 Aprile, alle ore 22 e 22, tre fischi dati all'interno dello stadio Braglia di Modena la fecero esplodere. Io, a Piacenza, stavo per terminare servizio e transitavo per il binario 11. Esplosi, abbracciai Jacopo, il mio collega, e cercai di rendermi conto.</div>
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Crotone in Serie A. No, non a PES, non a Fifa, davvero. Crotone in Serie A davvero.</div>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-UAzsMmbU4tc/WJpoRvnAmUI/AAAAAAAAE2U/MYtEol8cScMiuOFHAhVBympZGKzCV8v_QCLcB/s1600/000749025-9372231e-9b9f-4511-a2dd-cf7b04045890.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://3.bp.blogspot.com/-UAzsMmbU4tc/WJpoRvnAmUI/AAAAAAAAE2U/MYtEol8cScMiuOFHAhVBympZGKzCV8v_QCLcB/s320/000749025-9372231e-9b9f-4511-a2dd-cf7b04045890.jpg" width="320" /></a></div>
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E poi? E poi quel quadro candido che si era creato ha pian piano cominciato a presentare le prime ombre, i primi buchi. Quel 22 aprile ci siamo svegliati dal sogno, e per direttissima ci siamo scontrati con la realtà, ci siamo scontrati con noi stessi, con la memoria corta, accorciata da quel pessimismo cosmico di cui sopra. Iniziammo a lamentarci di non essere arrivati primi (vincere il campionato di B, a differenza di Reggina e Catanzaro, come se cambiasse qualcosa), ci ritrovammo senza uno stadio, o meglio con uno stadio rappezzato ed aperto a stagione già ampiamente iniziata. Situazioni paradossali che hanno fatto tornare in voga la frase "Sul' a Cutrone sti cosi".</div>
<div>
Ci siamo ritrovati in Serie A con un ambiente pesante come quello di una zona retrocessione in Serie B, dimenticandoci di dove siamo, di dov'eravamo, da dove eravamo partiti, e cosa ci dicevamo lo scorso anno. E' andata male, non è ancora finita ma bene non è andata, una campagna acquisti con molte ombre e poche, pochissime luci, Juric, Budimir e Palladino che oggi sono tra le due sponde calcistiche di Genova, una squadra che non riesce proprio a ingranare, incapace di lottare se non a sprazzi, a partite, a come gli gira gli gira. Non è il Crotone di Juric, non è lo stesso Crotone, ma neanche un po'.</div>
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Colpe? Non lo so, non sono così esperto da giudicare. Si poteva fare di più? Non lo so. Poteva andare meglio? Si, forse si, ma alla fine va bene così. Abbiamo avuto per anni un posto e quel posto sta sempre lì, male che va ci torniamo e potremmo raccontare di aver visto una Juventus tra le più forti di sempre giocare laddove, solo pochi anni prima, cercavamo di tenere a debita distanza la Serie C.</div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-uGQFjEa7W98/WJpojlKIFgI/AAAAAAAAE2Y/ke9rnsV-ELY9nybZEIuJmTkwysclOTd0ACLcB/s1600/cro22.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="196" src="https://1.bp.blogspot.com/-uGQFjEa7W98/WJpojlKIFgI/AAAAAAAAE2Y/ke9rnsV-ELY9nybZEIuJmTkwysclOTd0ACLcB/s320/cro22.jpg" width="320" /></a></div>
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Ecco, ora forse avete capito perchè tifo Crotone, perchè per i colori rossoblu l'amore è viscerale, intrinseco, indivisibile ed immutabile nel tempo. Forse, capito questo, capirete anche come vedo il calcio, sicuramente in maniera stupida, ingenua, perchè anche io lo so, lo immagino, che alla fine è tutto business, è una enorme macchina da soldi che oggi non da più spazio alle favole, quelle vere e genuine. Non è più un gioco, un semplice gioco.</div>
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Io vedevo, vedo, un semplice gioco non come causa, ma piuttosto come volano per la rinascita di un territorio. Perchè il calcio può portare gioia, la gioia ottimismo, l'ottimismo sviluppo. Essere di Serie A nel calcio conta poco, conta nulla, se si è ancora inqualificabili in tutto il resto, se la passività e la rassegnazione sono il filo conduttore del pensiero in prospettiva della mia gente, se le speranze di una città ricadono quasi solo su quelle (poche, purtroppo) persone che non si rassegnano e vanno avanti, giorno dopo giorno, per le strade di Crotone.</div>
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Il calcio non è bastato, era ovvio che non sarebbe bastato, ma è stato bello crederci, sarà ancor più bello continuare a farlo, perchè quest'annata mi ha dimostrato che è possibile, che non è utopia, che i miei paesani sono davvero capaci di fare cose fuori dall'ordinario.</div>
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Fino alla fine, forza Crotone.</div>
Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-74015184036218546792017-02-02T17:42:00.000-08:002017-02-02T17:42:22.227-08:00Bologna 02.34Prima o poi si arriverá a Bologna,<br />
che sia da Mestre, Treviso o Piacenza,<br />
sempre li, in mezzo alla strada.<br />
A Bologna non ti bagni,<br />
a Bologna ci sono i portici,<br />
a Bologna ti siedi sotto gli alberi di piazza Minghetti,<br />
e c'è la Funivia per il gelato.<br />
Bologna è quadrata,<br />
Bologna è rossa,<br />
Bologna è centrale.<br />
Bologna sta lí, racchiude le strade lastricate su cui viaggiano pagine della propria storia, strade stampate nella memoria, percorsi tattili per anime sordocieche, odore di fritto e di scene giá vissute, di gocce di rugiada posate su un mazzo di fiori mai comprato, scale di Piazza Grande, militari dell'esercito, un cane bianco che va a farsi accarezzare dai turisti, un pub ed una partita di rugby.<br />
Bologna sta entro la linea gialla, io oltre. Non la oltrepasserò, non sono piú capace di farlo.<br />
Ed è giá Pianoro, è giá Prato, è giá Rifredi e Campo Marte.<br />
E sará Bologna, chissáShay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-83370122453676936782016-12-09T14:27:00.001-08:002016-12-09T14:32:42.512-08:00Ij teng 'o mare<i>Chi tene 'o mare,</i><br />
<i>s'accorge 'e tutt chell' ca succere.<br />Po' sta luntano</i><br />
<i>e te fa sentì</i><br />
<i>comm coce...</i><br />
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<br /></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-zj0nFxyJZp4/WEsvU6Yj9lI/AAAAAAAAEyY/b8u9Eb9-Y4McKKvEQPPqdDoe5TO49Z_HACLcB/s1600/14574777781_7b6a14afbd_h.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://4.bp.blogspot.com/-zj0nFxyJZp4/WEsvU6Yj9lI/AAAAAAAAEyY/b8u9Eb9-Y4McKKvEQPPqdDoe5TO49Z_HACLcB/s320/14574777781_7b6a14afbd_h.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<i>Chi tene 'o mare,</i><br />
<i>'o ssaje,</i><br />
<i>porta 'na croce.</i><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GTBmYSNy26A/WEsw2EwCLDI/AAAAAAAAEyg/gb_ykwzOVUkygiuvkZXjhVxF03Wrhg9PgCLcB/s1600/DSC_0035.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-GTBmYSNy26A/WEsw2EwCLDI/AAAAAAAAEyg/gb_ykwzOVUkygiuvkZXjhVxF03Wrhg9PgCLcB/s320/DSC_0035.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<i>Chi tene 'o mare</i><br />
<i>cammina ca 'a vocca salata...</i><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-H0A-3CkEgJI/WEsuR1ff6uI/AAAAAAAAEyQ/fTGPOUxprxM5eyvzMxGaGJSWTBpxpTaZgCLcB/s1600/DSC_2082.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-H0A-3CkEgJI/WEsuR1ff6uI/AAAAAAAAEyQ/fTGPOUxprxM5eyvzMxGaGJSWTBpxpTaZgCLcB/s320/DSC_2082.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<i>Chi tene 'o mare</i><br />
<i>o 'ssape ca</i><br />
<i>è fess e cuntento...</i><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-ntXiEIEO6J0/WEsw_UFWYqI/AAAAAAAAEyk/R5XAemfe-tY5_pUunh_hGyPWkeNEtwaoQCLcB/s1600/DSC_0712.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://4.bp.blogspot.com/-ntXiEIEO6J0/WEsw_UFWYqI/AAAAAAAAEyk/R5XAemfe-tY5_pUunh_hGyPWkeNEtwaoQCLcB/s320/DSC_0712.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<br />
<i>Chi tene 'o mare</i><br />
<i>'o ssaje</i><br />
<i>nun tene niente...</i><br />
<i><br /></i>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-llNsDCxpbZo/WEss8SQngrI/AAAAAAAAEyI/IOuIxHiFgQwGQt6NDKtyAzWZGiuACOrXQCLcB/s1600/19875958738_611fae14ab_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://3.bp.blogspot.com/-llNsDCxpbZo/WEss8SQngrI/AAAAAAAAEyI/IOuIxHiFgQwGQt6NDKtyAzWZGiuACOrXQCLcB/s320/19875958738_611fae14ab_o.jpg" width="320" /></a></div>
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<i><b>(<a href="https://www.youtube.com/watch?v=q7e696zhwis" target="_blank">Chi tene 'o mare - Pino Daniele</a>)</b></i>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-16152278601612814602016-09-22T04:14:00.004-07:002016-09-22T04:14:40.953-07:00Dio salvi la Reggina<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Partivamo di prima mattina, di domenica, quando l'aria ha quel sapore di vaniglia e le uniche auto che incroci sono quelle di chi torna dalla discoteca con la camicia bianca sudata e strappata. Montegiordano, Roseto, Trebisacce, mentre si facevano le 9 e il sole non dava piú fastidio agli occhi. Sibari, Spezzano, l'autostrada, la sosta all'autogrill e i palazzoni di quella Cosenza che mi sembrava chissá che metropoli, poi lo slalom fino al mare che spuntava all'improvviso poco dopo San Mango, Lamezia, Pizzo e quel ponte in curva a strapiombo sul mare, le due ferrovie che poco prima quasi si incrociano, il porto di Vibo e poi le colline fino a Rosarno, gli agrumeti, la vibrazione interiore della distanza che si affievolisce. L'uscita di Palmi, l'indicazione per Seminara, le nostre radici che cercano di fare presa nel paesino che sorvoliamo con l'autostrada poco dopo, e poi lo Sfalassà, e il Pilone, la Sicilia e, un attimo sotto, Villa. L'uscita a Gallico, in piazza Posta per andare a pranzo 'ddu u ziu Gilbertu, dai cugini Nino, Giusy e Sara, magari ci sono pure le zie, alias i' signurini (se mi leggete ogni tanto capirete).</div>
<div>
"Belardi e Bonazzoli". Rispondevo cosí, in ordine di importanza, quando mi chiedevano chi fossero i miei preferiti. Poi Tedesco, i due Ciccio, Cozza e Modesto (che, anni dopo, mi regalerá la gioia calcistica piú grande), Mozart e Paredes, piú avanti Biondini e Missiroli.</div>
<div>
All'una e mezza andavamo via, "Dio salvi la Reggina" esclamava sorridente zio, sfruttando la mia scarsa resistenza al ridere ai piú scontati dei giochi di parole, mentre ci accompagnava al cancello di casa.</div>
<div>
Del pezzo di autostrada tra Gallico e Reggio ricordo la Panda cabriolet con una enorme bandiera amaranto che usciva fuori dal tettuccio, l'Ape con due persone con la maglia di Nakamura sul cassone, le buche, il profumo di mare, l'imponenza dell'Etna li in fondo, la misteriositá della Sicilia li accanto.</div>
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<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Kh8YKgq8_jM/V-O6PbDn45I/AAAAAAAAEts/0cAEF57ZcXU9GbNLbXm_YWLy54YZ1gRqgCLcB/s1600/0203regginaroma_04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://2.bp.blogspot.com/-Kh8YKgq8_jM/V-O6PbDn45I/AAAAAAAAEts/0cAEF57ZcXU9GbNLbXm_YWLy54YZ1gRqgCLcB/s320/0203regginaroma_04.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La curva Sud in un Reggina-Roma - foto dal web</td></tr>
</tbody></table>
<div>
Sfilavamo per il lungomare, poi per qualche centinaio di metri lungo l'argine del Calopinace, quindi a destra sul lungo viale che porta all'aeroporto, trovando sempre posto in un enorme piazzale di fronte ad un palasport. Si vedeva giá la copertura della tribuna centrale svettare sopra le case, ed un primo brivido scendeva giú per la schiena. Un brivido, a me che da piccolo il calcio manco piaceva, io che lo consideravo uno sport come gli altri. Consideravo, appunto.</div>
<div>
Le bancarelle, l'odore melmoso dei paninari, "dduj sciarpi deci euru", la via che portava allo stadio piena zeppa di gente, "papà i biglietti li hai?", l'ombra di dubbio, il sole dell'entusiasmo.</div>
<div>
Arrivavamo nel piazzale e gli angoli non coperti dalle tribune lasciavano passare suoni e colori che ti attraevano come una calamita, ti mettevano una fretta cagna, 'iamu, trasimu. A volte andando verso gli ingressi incrociavamo i due bus di Tripodi che portavano le squadre, fermandoci in attesa che scendessero i giocatori, quegli esseri sovrumani che sembrava esistessero solo in televisione. Ricordo i gemelli Filippini che mi passarono a pochi metri, lo sguardo da ebete di Nakamura e quello manesco di Soviero, Mazzarri ca on sapiva mancu cu era, il sigaro consumato di Lillo Foti, Luciano Zauri di cui avevo mille figurine.</div>
<div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-CUAmGUVDFkY/V-O8Y5alCmI/AAAAAAAAEt4/DAdhE5qsJy4Iyk3D__UOo3_vEPjc5dDfwCLcB/s1600/8_g.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="246" src="https://3.bp.blogspot.com/-CUAmGUVDFkY/V-O8Y5alCmI/AAAAAAAAEt4/DAdhE5qsJy4Iyk3D__UOo3_vEPjc5dDfwCLcB/s320/8_g.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Shunsuke Nakamura</td></tr>
</tbody></table>
<div>
Ed una volta passati i cancelli (i tornelli erano robe da aeroporto ancora) e salite le scale, il campo, il campo e quell'aria tesa di incertezza che lo ricopriva. Prendevamo posto in tribuna, anzi una volta in curva, due nei distinti (Juve 2004 e, soprattutto, quell'indimenticabile 27 Maggio 2007 contro il Milan), seguivamo il riscaldamento cercando di capire chi dei nostri avrebbe giocato o di riconoscere al volo i campioni della squadra avversaria. E a pensarci...Ibrahimovic, Del Piero, Cafu, Ronaldo, Gattuso, forse pure Rivaldo, Cannavaro, Zanetti, tutti li su quel campo che sembrava dovesse ospitarli in eterno. </div>
<div>
Lo racconterò a mio figlio, semmai un giorno dovesse interessargli, che suo padre, ancor prima di perdere testa e voce per quel gol di Budimir a San Siro, ha visto Ronaldo giocare a Reggio Calabria, col mare dello Stretto di sfondo. Si, quel Ronaldo, quello li, forse il piú forte di tutti, lo ha visto con i suoi occhi fare un doppio passo su Aronica e scappare sulla fascia destra, anche quando ormai era solo una brutta e riccioluta copia dell'originale.</div>
<div>
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-JVVQxg3xJg8/V-O5B78rYjI/AAAAAAAAEtg/w-N4ggzfkz8-pLC8VyTjn-R7PjgNsGnPwCLcB/s1600/ronaldo%2Breggina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://2.bp.blogspot.com/-JVVQxg3xJg8/V-O5B78rYjI/AAAAAAAAEtg/w-N4ggzfkz8-pLC8VyTjn-R7PjgNsGnPwCLcB/s320/ronaldo%2Breggina.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Salvatore Aronica, Ronaldo e Andrea Campagnolo in Reggina-Milan - Foto dal web<br /></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-uFlVXWQg3uA/V-O8s51L9KI/AAAAAAAAEt8/ajsBxVHZKTUIui_X0ETlrwvE21z1_KzLACEw/s1600/1d4a7b9d4e6c0607b43a19a7f9fdc06d_557274.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="224" src="https://4.bp.blogspot.com/-uFlVXWQg3uA/V-O8s51L9KI/AAAAAAAAEt8/ajsBxVHZKTUIui_X0ETlrwvE21z1_KzLACEw/s320/1d4a7b9d4e6c0607b43a19a7f9fdc06d_557274.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Juri Cannarsa osserva Zlatan Ibrahimovic in rovesciata durante un Reggina-Juventus - Foto dal web</td></tr>
</tbody></table>
<div>
Sono passati nove anni da quella partita, ci sono voluti un incrocio ed una strada sbagliata per riportarmi davanti a quello stadio, per riportarmi davanti agli occhi alcuni di quei momenti che il tempo non è riuscito e non riuscirá a cancellare, per riportarmi davanti al cuore la nostalgia di quell'aurea magica che copriva quelle quattro tribune strette tra il mare e l'Aspromonte. </div>
<div>
Non ho potuto fare a meno di accostare e scendere. Lo stadio quella mattina era aperto, la Reggina appena tornata tra i professionisti si stava allenando sotto un sole cocente. Sarei entrato volentieri, anche solo per sedermi cinque minuti su quella tribuna, ma senza tempo a disposizione, giá appoggiare le mani a quelle inferriate rese fresche dall'ombra dei salici è stata una bella riconciliazione.</div>
<div>
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-XZIkWOUe7E4/V-O5m1VDxaI/AAAAAAAAEtk/0b7l4eciJt48MmV0n6hhaCZvv-kbx7VbwCLcB/s1600/14290012_10210912097467242_6707198496238222351_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://3.bp.blogspot.com/-XZIkWOUe7E4/V-O5m1VDxaI/AAAAAAAAEtk/0b7l4eciJt48MmV0n6hhaCZvv-kbx7VbwCLcB/s320/14290012_10210912097467242_6707198496238222351_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Granillo, quella mattina di settembre..</td></tr>
</tbody></table>
<div>
Ma tutto questo è passato, tutto questo è nostalgia, bellissima nostalgia.</div>
<div>
E ora?</div>
<div>
E ora...</div>
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tan tata tananana tan tata tanana tan tata tananana tan tata...o meglio: </div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/NwJL2dSxmJA/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/NwJL2dSxmJA?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
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Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-30709350399864679252016-09-14T15:25:00.002-07:002016-09-14T15:25:23.945-07:00Vos et ipsam civitatem benedicimusU vulissa capire nu sicilianu quannu 'nchiana supra u ponti, s'assitta, u ventu 'nci sparpaglìa i capiddi, u sali 'nci 'mpacchia, l'adduri d'a nafta ca saglia 'ppi tuttu u traghettu.<br />
<br />
U vulissa vidiri pi intra, quannu chiudunu 'a celata e u traghettu comincia a ssi moviri, quannu Messina passa davanti all'occhi, lenta, comu quannu ti strappi i pili d'u vrazzu cu nu cerottu e u tiri chianu chianu, tantu chianu ca u duluri u senti parti pi parti, vota pe vota, pilu ppi pilu.<br />
<br />
Ti vulissa vidiri, anzi ti vitti, cumpari sicilianu, quannu passi 'a Madonnina e trasi pe mmari.<br />
"Vos et ipsam civitatem benedicimus", pi ttia cchi rappresenta? Pi ttia ca, cu na manu subba a balaustra, ripeti in silenzio chiri paroli mentri na goccia d'acqua ti scinna i l'occhi e si jetta a mari.<br />
<br />
Cumpari sicilianu, amicu meu, ma iu sulu stràmmu a vidiri chira madonnina? Cumpà, ma com'è sapiri ca chira statua, e sulu chira statua, e sulu chiru mari, chiru pezzareddru i mari, ti dicia ca a terra tò finiscia? Ca subba a spiaggia ca vidi ddrocu avanti, a Villa, sì già nu foresteru?<br />
Cioè, 'on ti pò capitari com'e mmia i essiri distrattu e 'on vidiri o cartellu a Nova Siri, fine Calabria inizio Basilicata, o non ti po' capitari ca è scuru e, da che partisti co' trenu da Scalea ti trovi a na vota a Sapri. Ecco, compà, 'on poi dire "Ormai siamo passati", 'on poi tirarti a' ceretta ccussì, zac, tutta a na vota, tu te l'ha soffriri a forza chiru confini, chiru mari e chiru ventu t'annu accultellari a forza. O dicu strunzati?<br />
<br />
<br />
Vos et ipsam <i>migrantium</i> benedicimus.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-yYQXx8aE9y4/V9nOOt15rzI/AAAAAAAAEsU/B3A6vcjCiYcYcCdtqQBKk4_bCdjjQkuCwCLcB/s1600/DSC_2167.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://3.bp.blogspot.com/-yYQXx8aE9y4/V9nOOt15rzI/AAAAAAAAEsU/B3A6vcjCiYcYcCdtqQBKk4_bCdjjQkuCwCLcB/s320/DSC_2167.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-25320117723511226892016-07-12T14:37:00.001-07:002016-07-12T14:37:05.365-07:00Blocco telefonicoChe la ferrovia rappresenti, per molti versi, una metafora della vita ne sono sempre stato convinto. Ne ho sempre letto così i suoi colori, le sue forme, le diramazioni e le scalate impossibili sui costoni delle montagne, le sue simmetrie e le sue geometrie.<div>
La ferrovia è un mondo a se stante, oltre la linea gialla sono altre le regole da rispettare, altre le direzioni in cui guardare, altri i limiti da osservare.</div>
<div>
E l'uomo, in ferrovia, è un limite. Sì, il suo stesso creatore è il limite della ferrovia, è la fragilità umana uno dei pericoli maggiori che corrono sui binari.</div>
<div>
Penso ai due rettilinei che spaccano in due quel territorio disseminato di ulivi, ai muretti a secco che dividono la ferrovia dai terreni circostanti, alle cicale che cantano al sole bollente di un martedì di luglio, alla terra arsa, al suo odore secco, al miraggio dell'ombra.</div>
<div>
Penso alle vibrazioni dei binari col treno che si avvicina, a quel millepiedi che scappa sul pietrisco, ai fili della catenaria che sbattono tra loro ed al loro rumore riecheggiare tra gli ulivi.</div>
<div>
Penso ai due macchinisti, ai colleghi, ai loro nomi che non conosco ed allo stesso tempo al naturale bisogno di dargli del tu. Ci penso, penso ai camion che mi si sono piantati davanti all'interno dell'interporto, penso a quella volta in cui venimmo mandati per errore contro un altro treno e ci fermammo a soli 30 metri da loro, penso a quello scambio girato verso un binario mezzo smontato, penso alla frenata istintiva quando ti sembra di andare contro il treno che hai davanti.</div>
<div>
Penso a loro due, a cosa avranno pensato quando si sono resi conto di cosa stesse accadendo. Penso e mi vengono i brividi, penso e non riesco a smettere, penso a quanto sia stato tutto così semplice, immediato, a quanto sia bastata una cazzata -a sapere quale- per fare quella fine lì.</div>
<div>
E poi penso al fragore, alla botta vera e propria, alla polvere. E alle cicale che tornano a cantare, e al caldo infernale, e agli sciacalli che accorrono in processione tra quelle ulivare.</div>
<div>
<i>"Binario unico assassino", "I treni del sud vecchi di 60 anni", "Ben 70 morti negli ultimi 15 anni"</i>.</div>
<div>
E ti sale l'embolo, e ti verrebbe da telefonare in diretta e dire che 70 morti li fanno le strade in un weekend solo, e ti verrebbe da dire che Ferrotramviaria è una delle società regionali più innovative in Italia, e ti verrebbe da chiedere a quello lì che se la prende con la Fornero se ha capito di cosa stiamo parlando, e ti verrebbe da dire che...ma che cazzo dovete dire e stradire, sono morte 20 persone, e forse qualcuno se ne sta pian piano dimenticando.</div>
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<br /></div>
<div>
Vi abbraccio, tutti. Non è giusto.</div>
<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-BivffYs_ZTU/V4ViRRYoJtI/AAAAAAAAEhM/RxZyCAjB7Eg2-Rq6g4Uft7pd_2UeGm_7wCLcB/s1600/8c2c70119b3de1b2c27349609da1c858.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-BivffYs_ZTU/V4ViRRYoJtI/AAAAAAAAEhM/RxZyCAjB7Eg2-Rq6g4Uft7pd_2UeGm_7wCLcB/s320/8c2c70119b3de1b2c27349609da1c858.jpg" width="320" /></a></div>
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Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-77134654411759633722016-05-22T13:51:00.003-07:002016-05-22T14:06:47.553-07:00La passeggiata a CapocolonnaSetole di un pennellino che accarezzano pietre dal profilo irregolare alzano un leggero velo di sabbia e terriccio, entrambi impregnati di salsedine. Sole, sole cocente attenuato da un vento che spinge da ovest, il rumore metallico delle transenne che con quel vento si sfiorano, lo svolazzare delle bandierine rosse e blu e del nastro biancorosso che impedisce l'accesso alla torre.<br />
<div>
Oltre c'è il mare, una nave che viaggia verso sud, con la chiglia poco sotto la linea dell'orizzonte. Dovrà pur finire da qualche parte, il mare. Ci saranno un tot di metri cubi di mare al mondo, o no?</div>
<div>
Lasciate perdere, non contateli, lasciate il mondo come sta. Altrimenti che infinito sarebbe, quello che si staglia dietro quella linea dell'orizzonte?</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-3d5X66UASag/V0Ie0DXRLmI/AAAAAAAAEfY/bhh7X3xEcaAPTAigOz5z2fYQLlRssjeCQCKgB/s1600/DSC_1863.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-3d5X66UASag/V0Ie0DXRLmI/AAAAAAAAEfY/bhh7X3xEcaAPTAigOz5z2fYQLlRssjeCQCKgB/s320/DSC_1863.JPG" width="320" /></a></div>
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L'intonaco bianco della chiesetta riflette come un faro la luce del sole, la sua semplice eleganza risplende sotto un cielo privo di nuvole. Alla sua sinistra la vista parte da Crotone e si ferma a Punta Alice, si distinguono bene anche Strongoli, Belvedere, la gola di Timpa del Salto attraversata dalla statale per Cosenza.</div>
<div>
E poi il cubo bianco della Gres, i buchi neri dei pannelli della sua copertura che sono volati chissà dove, le trivelle dei giacimenti di metano, la gru gialla del porto nuovo, il fumaiolo della Pertusola subito dietro la città. </div>
<div>
La Pertusola, il mostro che pian piano sta scomparendo tra pale meccaniche e cariche di dinamite, il vuoto che sta lasciando nell'orizzonte, il vuoto che ha già lasciato nella vita di centinaia di esseri umani. E quel fumaiolo ancora in piedi, come un aguzzino che tiene il mitra puntato sulla testa del suo ostaggio.</div>
<div>
Alla base di questa vista, come fosse a piè di pagina, due archeologi lavorano agli scavi di Kroton, sotto un sole cocente con due pennellini, una paletta e tre quaderni. Pennellata, appunto sul quaderno, pennellata, altro appunto, come se le pietre gli stessero parlando, come le nonne che raccontano i fattareddri ai nipoti.</div>
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E, con i gomiti poggiati alle transenne impolverate, provi un po' a vedere che effetto fa unire tutta Crotone, o tutto ciò che per te è Crotone, in un solo fotogramma.</div>
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Clic.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-0a_hoIcTEoc/V0IelZXNRhI/AAAAAAAAEfU/rK80bORgKQsNa3fZvBzdgg7jxP_4QsLDwCKgB/s1600/DSC_1874.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-0a_hoIcTEoc/V0IelZXNRhI/AAAAAAAAEfU/rK80bORgKQsNa3fZvBzdgg7jxP_4QsLDwCKgB/s320/DSC_1874.JPG" width="320" /></a></div>
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Quella passeggiata a Capocolonna è diventata come un talismano da quando non vivo più in Calabria. </div>
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La lontananza ti regala anche questo, appuntamenti da prendere con te stesso ogni volta che torni a casa, momenti irrinunciabili in cui fare il punto della situazione, isolare e isolarsi, riavvolgere il nastro e vedere se la musica che hai registrato è uscita bene.</div>
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E' un po' come entrare in un confessionale, nell'unico confessionale in cui sei sicuro di essere completamente sincero, in quel confessionale dove anche mentire è utile a capire tante cose.</div>
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Quella passeggiata a Capocolonna ha acquisito il sapore amaro del portare i fiori al capezzale di un malato terminale, il sapore amaro dell'irreversibilità, dell'impotenza di fronte al tempo che passa, al tempo che facciamo passare, al nastro che, una volta scritto, non puoi cancellare più. Ed il rumore delle suole sul porfido ad ogni passo lo sento il doppio, la polvere che si solleva penetra dentro ed annebbia tutto, getta confusione su confusione, mischia quei nastri così tanto che, alla fine, non riesco manco più a leggerli.</div>
<div>
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<div>
Cos'è stato? E' stato che ora 1200 chilometri ci separano, sono tantissimi, e lo sai anche tu. Sai anche che per amor tuo non si vive, sai che amarti è facile solo quando si è lontani, che sei incorreggibile, e che io sono troppo moscio e cretino per permettermi il lusso di pensare di poter fare qualcosa per te.</div>
<div>
So solo che probabilmente passerò i miei giorni col peso di tutte le storie che ci siamo raccontati e che con te, sulle tue strade, da Las Vegas al lungomare, dalla discesa San Leonardo a Poggioverde, ho costruito.</div>
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E' ora di andare, u 'nnu sacciu quannu scinnu, tantu u sà ca na passijata m'a fazzu.</div>
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Clic.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-3O2MC9jYgf8/V0IfWLFt61I/AAAAAAAAEfg/HB_0PfoLI70RZCsY2SV6qVRsKTZZQQTsgCLcB/s1600/DSC_1869.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="179" src="https://2.bp.blogspot.com/-3O2MC9jYgf8/V0IfWLFt61I/AAAAAAAAEfg/HB_0PfoLI70RZCsY2SV6qVRsKTZZQQTsgCLcB/s320/DSC_1869.JPG" width="320" /></a></div>
<br /></div>
Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-81495435529546825102016-02-07T13:39:00.002-08:002016-02-07T13:41:59.534-08:00Sant'Elia<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>Sant’Elia passava i so’ jurnati inta ‘na capanna subba ra montagna ca domina Palmi. Campava contento d’i preghieri a nostru Signuri, e u Signuri u ringraziava donandoci l’acqua, i frutti, e chiru mari randi, bellu, ca i undi si girava e si votava ce l’avia davanti all’occhi.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>Nu jornu, i ru sentieru ca portava a Barritteri, ci parvi i vidiri na figura strana, nìgura, cu nu saccu grossu e pesanti ‘nti mani, ca quasi quasi ‘un c’ha faciva a ru portari.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Sant’Elì, buongiorno”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Cu siti?”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“U diavulu”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Ah, u diavulu…e chi voliti?”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>Sant’Elia aru Diavulu ‘nci fici ‘mpressioni, a chiru esseri immondu ‘un c’era mai capitatu unu ca u’ssi spagnava d’a sua voci, d’a so’ figura, figurati unu cumu a Sant’Elia ca ‘on si riggiva mancu subba i so’ gambi tantu era gracilino.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Aju truvatu ‘sti denari ‘nta nu casulari d’i parti i Seminara, e cu ‘sti denari mi vulia fari nu monasteru, nu monasteru ‘ppi mmia, ‘cca adduvi siti vui.”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Ccà? Ccà ci sugnu sulu ieu, chi ‘ndaviti a fari ‘cca?”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>U diavulu iaprì chiru saccu, e solo iaprendulu ci cattaru cinqu monete tantu era ‘cchinu. Sant’Elia i ‘vardau, pigghiau ru saccu e ru jettau tuttu pe ssutta a’ muntagna, cu ri monete ca manu a manu diventavano pezzi i carbuni.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Cu vvuj ‘un ci vogghiu aviri nenti a cchi fari. Iativinni.”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>U diavulu strambò, pigghiau ru saccu menzu vuoto e si ‘ndi jiu, ma sulu per nu jornu. Comu u putiva convinciri a Sant’Elia mi ‘nci lassa ra muntagna p’u so’ munasteru?</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>U jornu appressu si presentau.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Tornasti? ‘On t’a dugnu a’ montagna”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Pari ca teni fame. Càlati ‘ncuna cosa”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>U diavulu ‘nci fici truvari na tavola imbandita con ogni ben di Dio, cacio, vinu, olive, persinu nu paru i cannoli pigghiati a Cefalù.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Mangiatilli tu, ca ti viu n’antìa sciupatu” nci risposi Sant’Elia.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>U diavulu, esasperato, si ‘ndi tornò arretu, ma arrivatu a Solano ‘nci vinni in mente n’idea:</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“L’omu poti resistiri a dui cannoli, ma a ‘na bella figghiola ‘nzammà!”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>U diavulu si trasformau inta ‘na figghiola bellissima, janca e splendente comu a’ luci d’u suli a menzujornu, sulu l’occhi ‘on riuscì a cangiari.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>Si presentau poco dopo aru Santu, assittatu subba ‘nu scogliu a lejiri a Bibbia.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Sant’Elì, vi pozzu disturbari?” ‘nci chiesi a’ signorina.</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Dicitimi”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Pozzu farvi compagnia?”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>Sant’Elia fici pi ss’avvicinari ara figghiola, quannu vitti nu focu ‘nta l’occhi so’. Capì ca ru diavulu era turnatu, ed essendosi scasciato bellamente i cugghiuni i tutta st’insistenza ‘nci jettau nu scaffu talmente forte ca ‘nci mancau pocu mi finiva ‘ntu mari. E mentri ‘nci jettava ‘ncoddu tutti ri pietre ca ‘na vota erano i so’ denari, ‘nci gridava:</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>“Vattini, vattinni d’a casa mia, vattinni i ‘sta terra. Lassala stari, lassala stari Palmi mia, lassa stari tutta sta terra ca vidi i’ sta muntagna, lassa stari Nicotera, Taurianova e Milazzo, vattinni fora da stu munnu, malidittu a ttia!”</i></span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3; font-family: georgia, times new roman, serif;"><span style="background-color: #660000; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><i>U diavulu, ca si scantau forte i chiru piccolo santu, trovau ‘na roccia ca cadìa dritta ‘nto mari, zumpau lassannu subba a roccia ru signu ri so' zampi e, spiegando i so’ ali di pipistrello, fujìu via, lontano da lì, jettandusi drittu drittu ‘nta na piccola isola, Stromboli, i undi ‘un niscìu cchiù nenti se non u so’ focu e ru fumu r’a so pipa, consumata pensannu a chiru santareddu gracile gracile ca l'avìa sconfittu.</i></span></span><br />
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white; color: #141823; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><br /></span></span></i>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DN8ipKXfxGU/Vre5MNhz8tI/AAAAAAAAEcg/g8MyBWENcrk/s1600/DSC_0166.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="209" src="https://1.bp.blogspot.com/-DN8ipKXfxGU/Vre5MNhz8tI/AAAAAAAAEcg/g8MyBWENcrk/s320/DSC_0166.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Panoramica dal monte Sant'Elia a Palmi (RC), in basso a sinistra il punto dove si trova realmente la Pietra del Diavolo, il macigno dove sono rimaste impresse le orme del diavolo raccontate dalla leggenda liberamente interpretata qui sopra.<br />
Sullo sfondo Scilla, lo Stretto ed i monti Peloritani</td></tr>
</tbody></table>
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white; color: #141823; font-size: 14px; line-height: 19.32px;"><br /></span></span></i>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-91072804889354605562015-12-12T08:49:00.000-08:002016-03-26T23:43:02.171-07:00Ha segnato Budimir<div style="text-align: justify;">
Venerdì 14 Agosto, a Piacenza fa caldo, caldissimo. I climatizzatori vanno a manetta, le scarpe antinfortunistiche in mezzo a pietre e rotaie sono una condanna, la gente per prendere un po' di fresco si tuffa nel Trebbia e nei centri commerciali, la scorta di Brasilena appena salita <i>da giù</i> è già agli sgoccioli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quel 14 agosto, 1200 chilometri più a sud, Crotone e Ternana si scontrano in Coppa Italia. E' la prima partita senza Antonio Galardo, il capitano, il nostro capitano, una delle ultime vere bandiere rimaste a solcare i campi di calcio italiani, che dopo la vittoria col Feralpi Salò ha deciso di smetterla con prati e scarpette chiodate. C'è una leggera sensazione di vuoto e malinconia nel leggere la formazione e non trovare il numero 4 e il simbolino della fascia di capitano accanto, la netta sensazione di un'epoca che si chiude.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nelle due metà campo le maglie di due città, <i>le mie due città</i>, che hanno tanto in comune, tanto da raccontarsi, tanto da dire e tanto da piangere su capannoni e ciminiere. Una partita con due squadre che sono ancora in costruzione, Juric lo conosciamo solo piazzato lì a combattere a centrocampo con addosso la sua maglia numero 28, ma da allenatore non sembra convincere fin da subito.<br />
Se davvero tutto è bene quel che finisce bene, segna Claiton e morta lì, Crotone 1-0 Ternana.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-trISjOSDXTE/Vmcx-00TAhI/AAAAAAAAEas/82Qb63MaXZs/s1600/cro-ter-2015-16-4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-trISjOSDXTE/Vmcx-00TAhI/AAAAAAAAEas/82Qb63MaXZs/s320/cro-ter-2015-16-4.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Claiton dopo il gol dell'1-0 alla Ternana. Foto Pipita <i>(fotopipita.it)</i></td></tr>
</tbody></table>
Il Crotone passa il turno nel caldo di ferragosto, mi vibra il telefono con la notifica della fine dell'incontro, mi passa sotto gli occhi con sottile indifferenza.<span id="goog_367940518"></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo un po', leggo in giro una frase ricorrente, troppo ricorrente: "Andiamo a Milano", "Tutti a San Siro". Ma che state dicendo? </div>
<div style="text-align: justify;">
U Cutron a San Siro? </div>
<div style="text-align: justify;">
Daver?</div>
<div style="text-align: justify;">
Daver. O meglio quasi, perchè tre giorni dopo, lunedì 17, a San Siro si gioca Milan-Perugia, e chi vince ci ospiterà a dicembre ai sedicesimi di finale. E' la volta buona che tifo Milan (c'è sempre una prima, vergognosissima, volta...), e infatti i rossoneri non deludono, battendo i grifoni per 2 a 0 grazie a Honda e Luis Adriano.</div>
<div style="text-align: justify;">
E così, finalmente, nel tabellone di Coppa Italia si realizza quella che sembrava una visione, una chimera, qualcosa che fino a prima potevi vedere solo a FIFA o a PES, una di quelle cose traducibili insomma in un sonoro <i>"Earamadò!"</i>: Martedì 1 Dicembre 2015, Milan-Crotone, Stadio San Siro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nel frattempo la squadra prende forma e si perfeziona: arriva Ciccio Modesto, che a Crotone è nato ed ha girato mezza serie A, centrando da protagonista l'eroica salvezza con la Reggina nella stagione 2006/2007. Come ogni anno, buona parte della rosa si compone di un manipolo di giovani in prestito, provenienti dai più disparati settori giovanili delle "grandi": Yao, Capezzi, Ricci, Tounkara.</div>
<div style="text-align: justify;">
E i dubbi su Juric svaniscono presto: la squadra gioca bene, tremendamente bene, si piazza nella parte alta della classifica e da lì non scende più: di giornata in giornata Crotone e Cagliari si alternano in testa alla classifica, Bari, Novara e il Cesena dell'indimenticato mister Drago inseguono subito dietro affacciandosi ogni tanto sui due gradini più alti del podio. Dopo il pareggio di Perugia arrivano gli schiaffi a Bari (4-1), Salernitana (4-0) e Livorno (3-0), i pareggi di Vicenza e Lanciano, il passo falso a Pescara (4-1 per gli adriatici). </div>
<div style="text-align: justify;">
La squadra c'è, la città torna ad affezionarsi agli Squali (perchè <i>solo</i> quando si vince?), e vedere Crotone lì sopra è strano quanto bello, veramente bello, da farti camminare col sorriso a 32 denti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Arriviamo al 27 Novembre, Spezia-Crotone 0-1, anche al Picco gli squali fanno terra bruciata. Il Crotone è secondo in classifica ad un punto dal Cagliari, ma per una volta il campionato passa in secondo piano: a' capa sta a San Siro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Martedì 1 Dicembre, a Piacenza fa freddo, freddissimo. I termosifoni cominciano a svolgere il loro lavoro, il garage della casa nuova evita di dover scendere venti minuti prima di casa quando si monta di servizio la mattina presto per raschiare il ghiaccio dai vetri della Punto, i primi pandori compaiono sugli scaffali dell'Ipercoop. Una mattinata tranquilla, almeno a Piacenza. Perchè a Milano, nella "gran Milan", si era riversata mezza Crotone: in piazza Duomo a centinaia, anche il presidente Vrenna e il capitano Galardo, in una giornata in cui a farla da padrone è stato il senso di appartenenza, la crotonesità, l'orgoglio delle proprie radici.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/6CYq0QJUBWs/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/6CYq0QJUBWs?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Partiamo, ci impieghiamo meno tempo per arrivare da Piacenza a Milano che per muoverci dentro la metropoli, sbisciando in viale Zara sul filo dell'ora di punta. A San Siro non sono mai stato, a malapena riesco ad individuare in che zona di Milano si trovi. Ad ogni bivio è una lotta per leggere i cartelli stradali e prendere la strada giusta, il tutto in quel traffico caotico, tra tram e Mercedes blu che scappano via come gatti indiavolati non centrando il tuo paraurti solo per intercessione divina.</div>
<div style="text-align: justify;">
Piazzale Lotto, svolta a destra e prosegui dice il navigatore. Vabbò.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma che sono quelle luci?</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma è lo stadio?</div>
<div style="text-align: justify;">
Earamadò...</div>
<div style="text-align: justify;">
Earamadò. Questo direte, con voce tremolante grazie al brivido che vi percorrerà la schiena, quando vedrete per la prima volta San Siro dal vivo. Perchè San Siro è uno di quei posti che non trasmettono altro che la loro grandezza, fisica e soprattutto storica, anzi, epica. San Siro è epico, checchè se ne dica.</div>
<div style="text-align: justify;">
Assimilata la botta per nulla indifferente della visione di San Siro, ritrovata quella leggera dose di lucidità e soprattutto un parcheggio, comincia la passeggiata verso i tornelli.<br />
Ma abbiamo sbagliato stadio? Perchè sentire cantare sotto le torri di quello stadio "Oimà chi d'è ssu Cutrone" da migliaia di persone non è normale. E non è normale sentire accenti di Crotone, Cirò, Strongoli, Rocca di Neto, Petilia, persino San Giovanni o Cosenza. Ma tutti 'ccà simu? Persino nel settore arancio, la tribuna laterale per intenderci, dove mi aspettavo di trovare una buona fetta di tifo milanista, è strapieno di crotonesi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Earamadò.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-I3oNjWIeOsA/VmdAq1GbceI/AAAAAAAAEbM/bn_m_pxtaEQ/s1600/11230804_1251327551560746_2572927403890864077_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="183" src="https://3.bp.blogspot.com/-I3oNjWIeOsA/VmdAq1GbceI/AAAAAAAAEbM/bn_m_pxtaEQ/s320/11230804_1251327551560746_2572927403890864077_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">San Siro</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Da fuori San Siro mette i brividi, da dentro invece toglie il fiato, ti regala quei 8-10 secondi di apnea in cui cerchi un attimo di renderti conto di cosa sta succedendo. E nei primi 3 secondi capisci che sei a San Siro, nei restanti 5-7 la mente ritorna allo Scida vuoto nella partita di C1 contro l'Arezzo, in una giornata gelida, passata con papà in tribuna assieme ad altre 100, forse meno, persone. Pensi a quelle due stagioni di C1 caratterizzate da vagonate di sofferenza, di angoscia, di uno stadio che non si riempiva neanche con i biglietti venduti ad un euro, della gente che fino a ieri non parlava di altro che del Crotone e che, adesso, sembrava quasi essersi dimenticata che solo un anno prima su quel campo dietro l'ospedale ci avevano giocato tali Nedved e Buffon, e che solo pochi mesi prima, con Gasperini in panchina, aveva sfiorato il sogno Serie A.<br />
Ecco, pensi che tutte quelle persone che c'erano in quella freddissima Crotone-Arezzo adesso erano lì, a provare le stesse sensazioni.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-l4ZQ96eW2HY/VmwyOBxRA2I/AAAAAAAAEbc/x4XrgeuOMBI/s1600/12291682_10208474778575793_7906955667004232965_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="191" src="https://2.bp.blogspot.com/-l4ZQ96eW2HY/VmwyOBxRA2I/AAAAAAAAEbc/x4XrgeuOMBI/s320/12291682_10208474778575793_7906955667004232965_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"Nella buona e nella cattiva sorte"</td></tr>
</tbody></table>
<br />
San Siro si colora di rossoblu mentre le squadre cominciano a scaldarsi, Cordaz è il primo dei nostri ad entrare, il primo a farci alzare la voce.<br />
Durante il riscaldamento la curva pitagorica si riempie, partono i primi cori per scaldare anima e voce mentre la tensione comincia a farsi sentire. Ci siamo. Noi, non i milanisti.<br />
Quando le squadre riemergono dagli spogliatoi, il paragone sugli spalti è impari. Con tutte le attenuanti del caso per i tifosi del Milan, abituati a ben altri palcoscenici, la sensazione che emana la curva rossonera è la stessa di quel Crotone-Arezzo: un tifo presente solo quando comoda.<br />
Poi ti giri verso la curva Nord, quella occupata dai tifosi crotonesi, e...<br />
...earamadò.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-pwIcShlv3Vc/VmdACoMnDvI/AAAAAAAAEa8/jtYDI1miOeI/s1600/11062046_1251327474894087_7909966187845383731_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="191" src="https://3.bp.blogspot.com/-pwIcShlv3Vc/VmdACoMnDvI/AAAAAAAAEa8/jtYDI1miOeI/s320/11062046_1251327474894087_7909966187845383731_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">A inizio partita: curva del Milan</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Cv1z2a-ZhzA/VmdADIvcxQI/AAAAAAAAEbA/m6j3xUKvZeU/s1600/12314318_1251327544894080_9197307227508140343_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="191" src="https://3.bp.blogspot.com/-Cv1z2a-ZhzA/VmdADIvcxQI/AAAAAAAAEbA/m6j3xUKvZeU/s320/12314318_1251327544894080_9197307227508140343_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">A inizio partita: curva del Crotone</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/G61PNs1VuAI/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/G61PNs1VuAI?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Calcio d'inizio. Il Milan sembra subito prendere il sopravvento, Honda si fa vedere sulla sinistra dando più di un grattacapi alla nostra difesa, reparto che tiene grazie al soldato Martella e Yao. Passa un quarto d'ora, il tempo di entrare in partita, ed il Crotone inizia ad essere più sfrontato, a non avere paura dell'avversario ed a farsi vedere avanti, con la palla che viaggia spesso e volentieri dalle parti di Palladino, tant'è che Torromino e De Giorgio sono i primi ad impaurire Abbiati, con due palle gol a breve distanza l'una dall'altra. Dopo mezz'ora Palladino, visibilmente fuori condizione, lascia il posto a Budimir, nel momento in cui il Milan comincia a prendere le misure e ad impensierire Cordaz, chiamato all'intervento in più di un occasione su Nocerino e Suso. Il primo tempo finisce 0-0 poco dopo un altro brivido firmato Budimir.<br />
Si spezza così il ritmo di una partita vivace, bella da vedere, con un Milan dal quale affiorano evidenti errori di impostazione della partita, mentre il Crotone gioca, tiene palla, crea occasioni, ma non riesce a finalizzare come dovrebbe.<br />
<br />
La partita ricomincia con un Milan che appare adesso più deciso, più ragionato, nel quale si vedono subito le strigliate sparate da Mihajlovic durante i 15 minuti di spogliatoio.<br />
E infatti arriva il gol di Luiz Adriano dopo solo due minuti dall'inizio del secondo tempo. Ed è un po' una botta allo stomaco, aver preso gol in un momento in cui eravamo noi a fare il gioco. La paura di un calo psicologico mette in soggezione anche noi in tribuna: i cori si fanno più deboli e la tensione sale alle stelle. Che sia già finito il sogno?<br />
Ma è il campanello di allarme che risveglia gli Squali, con una squadra che si allunga, tirando fuori dal cilindro una verve fortemente offensiva, creando numerose incursioni verso la porta di Abbiati, con Martella che di testa sfiora il pareggio. Il Crotone spinge, il Milan si chiude.<br />
Poi al minuto 23 rimessa laterale di Balasha, prende e controlla Budimir, improvvisamente accellera verso la porta e punta Zapata, con De Sciglio che resta alle spalle inerme spettatore.<br />
Zapata va convinto sul pallone, Budimir ci mette il piede, un guizzo e lo manda a vuoto.<br />
Un altro tocco, entra in area di rigore.<br />
Budimir contro Abbiati.<br />
Sinistro di Budimir.<br />
Budimir...<br />
<br />
Earamadò.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /><iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/fqTQMzSUdk0/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/fqTQMzSUdk0?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />
Ha segnato Budimir.<br />
Cosa mi ricorderò di quel momento? Nulla. Ricordo solo la voce che era andata via, l'abbraccio a Morena come ad altri due-tre spettatori a caso lì intorno a me, i pianti per l'emozione. Pazzia, pazzia pura.<br />
Am signat' a San Siro, am signat' a San Siro compà!<br />
Era già tanto, tantissimo, ma non abbastanza: quel gol è stato come gettare benzina, kerosene ed alcool su un fuoco che già divampava discretamente. "Vincere. Vincere", questo cantavamo a squarciagola. E poco dopo Budimir stava per metterla dentro, quella maledetta palla. Ci è mancato tanto così che passasse sotto e non sopra la traversa.<br />
Da lì in poi, un Milan visibilmente nervoso e senza più molto da dire ha cominciato a giocare di rimessa, qualche infantile scorrettezza di Luiz Adriano sfuggita al direttore di gara, un rigore per noi che forse c'era, forse non c'era, ma che non ha risparmiato l'arbitro da una valanga di "a fiss i mammta", "oi mmerdu", "ten'i corna" provenienti da mezzo stadio. A sangue freddo, mi sento anche un po' in colpa..<br />
Con le forze che iniziavano a scarseggiare, e Mihajlovic che nel frattempo tirava fuori l'artiglieria buona (leggi Bonaventura, Niang e Montolivo nei supplementari), la situazione cominciava pian piano a ribaltarsi, facendo venire fuori la netta differenza sul piano atletico tra le due squadre.<br />
Nonostante tutto, dopo 3 minuti di recupero, Milan 1-1 Crotone.<br />
Earamadò.<br />
Durante la pausa prima dei supplementari il mio sguardo incrocia la Curva Sud, quella occupata dai milanisti...e dove sono? Dove sono finiti? Avranno mica pensato che la partita è finita lì?<br />
Mihajlovic nel dopo partita, interrogato sulla defezione dei tifosi rossoneri alla fine dei tempi regolamentari, dirà che <i>non se n'era nemmeno accorto</i>. Viene da ridere, non so se per il serbo o per i tifosi.<br />
Nei supplementari la differenza sul piano fisico comincia a farsi abissale, il Crotone comincia visibilmente a perdere di velocità e lucidità pur lottando fino allo stremo e contenendo il Milan per tutto il primo tempo supplementare, con Stoian che non fa mancare i brividi alla difesa casalinga.<br />
Il secondo supplementare si apre in maniera chiara: fallo rossoblu al limite dell'area di rigore, Bonaventura disegna una punizione magistrale, Cordaz è immobile. Milan 2-1 Crotone.<br />
Non smettiamo di cantare, ma sento che quelle mani battono ormai più per ringraziamento che per incitamento. Il 3 a 1 arriva a pochi minuti dalla fine grazie a Niang, completamente dimenticato dalla difesa pitagorica.<br />
Però sapete cosa vi dico? Va bene così. Va bene così perchè fino al triplice fischio ho visto una squadra che ha lottato, finchè ha potuto e finchè ne ha avuto non ha mollato la presa. Testardi, testardissimi, come mai mi era capitato di vedere in una partita di calcio.<br />
Ci alziamo in piedi ed applaudiamo finchè non escono tutti dal campo, è il minimo che si possa fare per questi ragazzi.<br />
Finisce che non ho più voce, chiamo a casa per dire che a Milano il Crotone ha vinto, anzi, ha sbunnatu. Anzi, avimu sbunnatu.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/npoAEVmOWCY/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/npoAEVmOWCY?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><i>Gli highlights della partita</i></span></div>
<br />
Ora, la domanda che probabilmente ti starai facendo è questa: perchè tutto 'sto casino per una partita di calcio?<br />
Hai ragione nel dire che quei 90 minuti non cambieranno mai la mia vita, non mi faranno vivere meglio e non gonfieranno il mio conto in banca, anzi lo gonfieranno -e di parecchio- a qualcun altro. Ti do ragione anche sul fatto che quel pallone ci ha un po' lobotomizzato, che da fastidio pensare a come una città intera si mobiliti per la sua squadra di calcio e che poi non abbia il benchè minimo ritegno per tutti i guai che l'affliggono, che non sia capace di alzare il culo e la voce per null'altro che sia diverso dal Crotone o dalla Madonna di Capocolonna.<br />
<br />
Ma non posso darti ragione se consideri tutto questo una cosa stupida.<br />
Prova a pensare: se domani i crotonesi si svegliassero e cominciassero a parlare della loro città con tutto quell'orgoglio?<br />
Immagina se cominciassero a parlare di Pitagora col petto in fuori, sottolineando come magari da lui ci discendiamo pure, lontanissimamente.<br />
Immagina se cominciassero a bussare alle porte del Comune per chiedere che finalmente venga sistemato il polo archeologico di Capo Colonna, che ce lo invidia mezzo mondo.<br />
Immagina se cominciassero a dire ai forestieri "Venite a Crotone, che c'è tanto da vedere".<br />
Immagina se cominciassero a spiegarti quanta forza ci vuole per andarsene lontano, a Piacenza a lavorare, a Bologna a studiare, quanta forza ci vuole a sentire di notte il rumore delle fabbriche anzichè il mare incazzato.<br />
Immagina se cominciassero a pagare il parchimetro, a rispettare gli spazi cittadini, a dare il giusto conto al prossimo, a non cercare di saltare la fila al pronto soccorso, a non votare più chi ti chiede di farlo per lui.<br />
Immagina se un domani, insomma, Crotone dovesse diventare un posto migliore. Non è una causa persa, credimi, e sai su che base lo dico? La speranza me l'ha data questa semplice partita di calcio, me l'hanno data gli occhi pieni di forza e di orgoglio della gente che avevo vicino lì a San Siro.<br />
Se siamo stati capaci di farlo per la nostra squadra, non è impossibile farlo per la nostra terra.<br />
<br />
Forza Squalo</div>
Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-3039225803670206592015-08-30T13:08:00.001-07:002015-08-30T13:08:30.659-07:00IC 1591 - Tutta l'Italia da un finestrino<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
1.107.583 metri. Detta
così è lunga, lunghissima, ti affatica solo a pensarla, ti affascina ad immaginarla, immaginare di salire quegli scalini e gettarsi a capofitto in un viaggio lungo la dorsale dello stivale, andando a scovare e smascherare tutti gli angoli, tutte le sfumature, tutti i dettagli che lo ricoprono. </div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Sono oltre 10 ore di viaggio da Piacenza a Paola, un sacco di fermate intermedie, un qualcosa che ai tempi delle Frecce, di Italo, di un'Alta Velocità sentita come un bisogno morboso, un feticcio del tempo, sembra quasi anacronistico, fuori luogo, da matti. </div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Eppure un treno di questi, se non hai fretta, è il miglior punto panoramico d'Italia. Basta un posto al finestrino -magari in prima classe-, qualcosa da mangiare e da bere, carta e penna, un paio di cuffiette. E il viaggio non diventa solo l'attuazione del rapporto tra spazio e tempo, diventa un qualcosa di più-</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-TlSxVHCgoUU/VeNeFFJrLMI/AAAAAAAAEXY/Erz4-jrxk74/s1600/20150822_101314.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-TlSxVHCgoUU/VeNeFFJrLMI/AAAAAAAAEXY/Erz4-jrxk74/s320/20150822_101314.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
E passa la Toscana.
Passano le colline, il treno che passa in piega ad Arezzo, danza tra
Cortona, Montepulciano, le terre del Chianti, saluta Terontola e il
Trasimeno che specchia quel cielo che ci rincorre, ci accarezza, ci
dice che ancora ci vorrà un bel po’. Chiusi, poi la Direttissima,
a 200 all’ora bucando e ribucando la colonna vertebrale d’Italia.
E scorre Allerona, e scorre Orvieto, il suo duomo, il fascino scuro
dell’Umbria, della Foresta dei Giganti a Bomarzo, del cucuzzolo su
cui si erge Orte mentre veniamo mangiati dalla galleria che lo
trafigge.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-zLxu8YiCwNQ/VeNd1akdc4I/AAAAAAAAEXQ/cIEBWWJElPA/s1600/20150822_123803.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-zLxu8YiCwNQ/VeNd1akdc4I/AAAAAAAAEXQ/cIEBWWJElPA/s320/20150822_123803.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Chiusi (SI)</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a>200
all’ora, poi 150, poi 110. Settebagni, una delle porte di Roma, le
fermate imbrattate, umanità alla ricerca di una via lungo la
Salaria, camion, treni, aerei, auto della polizia, puttane,
manifesti, palazzi, finestre, semafori, colori, colori, colori,
Nomentana, ponti, cemento, cemento, cemento e ancora cemento,
Tiburtina, cinque persone, le strade e gli autobus, hipster e
incravattati, Portonaccio, Roma da sotto, Roma da dietro, Roma da
dentro, Roma sfiorata, Roma vissuta, Roma amata.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Poi Casilina, e si va a
Napoli. Un ultimo saluto agli acquedotti lungo l’Appia, la lunga
pianura dell’Agro Pontino messa lì a combattere con i monti del
Circeo. Sermoneta che ci guarda dall’alto, Latina che nel suo
razionalismo ci dice che no, non siete arrivati, c’è ancora strada
da fare. Rocce e prati, prati e rocce. Sezze, Priverno, la lunga
galleria, Monte San Biagio allungato su un costone di roccia. Il
treno si piega, serpeggia, sembra volerci cullare a tutti con quello
spettacolo che scorre dal finestrino come fosse l’ultima pellicola
di Kubrik, talmente favoloso appare il paesaggio di questa dannata
penisola.</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-OkHRe2KolKA/VeNeRgWTlAI/AAAAAAAAEXg/NJ_2WXZK_ik/s1600/20150822_152338.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-OkHRe2KolKA/VeNeRgWTlAI/AAAAAAAAEXg/NJ_2WXZK_ik/s320/20150822_152338.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tra Itri e Formia (LT), il Tirreno col golfo di Gaeta</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Itri. Un’altra
galleria, i 25 ponti della vecchia ferrovia per Gaeta, ed eccolo lì,
finalmente. Un tavolo blu che non finisce più, ci tende la mano,
glie la stringiamo, “<i>piacere, Tirreno” / “piacere,
Viaggiatori del 1591 per Reggio Calabria”</i>, parlottiamo per un
po’, tempo di passare Formia e Minturno, poi ci dividiamo per
vederci dopo, che lui ha da allietare i bagnanti di Mondragone nel
frattempo. Ci salutano i monti Aurunci, spingendoci verso Villa
Literno, dove con un’ampia curva a sinistra ci buttiamo dentro
Casal di Principe, Albanova, Aversa, quelle terre afflitte da quel
cancro maledetto chiamato camorra. Mattoni a vista, polvere,
recinzioni con le reti dei materassi, auto bruciate, ragazzini che
giocano a pallone con la maglia di Calaiò. Sant’Antimo,
Frattamaggiore, Casoria. Case, casette, magazzini…poi il Vesuvio.
Ti compare all’improvviso, quasi ti fa spaventare, la sua
maestosità che incute timore e rispetto, la sua grandezza splendente
della più vera autenticità. E Vesuvio vuol dire Napoli, Napoli vuol
dire la città più bella del mondo. Te ne accorgi anche nei soli 15
minuti di sosta alla stazione centrale, perché la respiri l’aria
di Napoli, quell’aria che ti libera l’anima e ti fa sorridere
così, naturalmente, ti fa sorridere di quell’ostinato ottimismo
che i Napoletani hanno insegnato a tutto il mondo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Di nuovo a 200 all’ora
alle spalle del Vesuvio, aggirandolo quasi nascosti tra gallerie e
trincee, cercando di non disturbarlo nel suo dolce sonno. La galleria
di Santa Lucia, poi improvvisamente Salerno. E Salerno non è solo
una grande città, una stazione importante, è anche il posto dove
capisci che ora sì, casa è lì vicino. E’ a Salerno che il
viaggio cambia marcia, si tuffa nell’ultimo atto, il più feroce e
assurdo di quei millecentoessette chilometri.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Dieci minuti e si
transita da Battipaglia, una curva a destra e comincia il
compartimento di Reggio Calabria, comincia la Tirrenica Meridionale.
Allevamenti di bufale, piantagioni, le montagne dell’Appennino e la
Basilicata a sinistra, il Tirreno e frutteti a destra. Capaccio,
Paestum e i resti della città che fu all’epoca di Roma, Ogliastro,
poi il treno lambisce il mare, quasi ci si tuffa, muore dalla voglia
di farlo, ma improvvisamente vira a sinistra lasciandosi Agropoli
alle spalle, buttandosi a capofitto nel Cilento per dimenticarsi di
quel mare maledetto. Qui non è più un serpeggiare, è un assurdo
aggredire con i denti le ripetute curve che la ferrovia disegna tra
le montagne, è vedere un ostacolo e andargli addosso pur di
spostarlo, infischiarsene delle difficoltà, degli impedimenti, e
andare avanti, sempre. E’ un’enorme lezione di libertà.</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-8CZxmH_fU38/VeNei5hncdI/AAAAAAAAEXo/TZyqHooY7zE/s1600/20150822_181526.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-8CZxmH_fU38/VeNei5hncdI/AAAAAAAAEXo/TZyqHooY7zE/s320/20150822_181526.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Centola (SA)</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Omignano e Vallo della
Lucania, poi di nuovo a destra, di nuovo sul mare. Palinuro e le sue
scogliere, visto dall’alto quel mare sembra ancora più infinito e
grande, ci fa sentire piccoli, minuscoli, ci fa riconciliare con la
nostra reale dimensione. Ascea, Pisciotta, poi per timore o per
necessità si rientra dentro alle montagne accarezzandole con lunghi
ed eleganti ponti come a Centola, o trafiggendole di netto come dopo
Celle di Bulgheria, per poi buttarsi un’ultima volta, quella
definitiva, in riva al mare.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Una sosta a Sapri per
prendere fiato, poi è il momento di mettersi in mezzo a due eterni
litiganti come l’Appennino e il Tirreno, che tra Sapri e Praja
vengono improvvisamente a contatto, non perdendo occasione per
prendersi a pugni e far venire fuori paesaggi incredibili,
inimmaginabili, come può essere inimmaginabile una montagna che
finisce di netto nel mare più azzurro che ci sia. E il treno passa
Acquafredda, passa Maratea, Marina di Maratea non lasciandoci il
tempo di respirare. E’ una tortura passare dal buio di una galleria
a quelle viste surreali, farlo ripetutamente, quasi a voler mandare
in tilt il cervello. E il finestrino diventa calamita, e gli occhi
metallo, e i pensieri scompaiono miseramente. Tutto è secondario.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-OwynKuvIsGw/VeNe05EQ34I/AAAAAAAAEXw/CWDofDLsHgc/s1600/20150822_183916.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-OwynKuvIsGw/VeNe05EQ34I/AAAAAAAAEXw/CWDofDLsHgc/s320/20150822_183916.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tra Acquafredda e Maratea (PZ)</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Praja arriva senza
farsene manco accorgere. E’ il benvenuto in Calabria, è il suo
sole che ci illumina sempre di più mentre si avvicina al mare per
andarsi a riposare. Passa Scalea, passa Marcellina, l’isola di
Dino, Cirella, tutto con una sola costante: spiagge, bagnanti, mare,
e quel sole che scende sempre più. E più scende, più ci strega,
più ci riempie del suo calore, più ci ipnotizza.</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-G0OR-4mlje0/VeNfC_QjXsI/AAAAAAAAEX4/rUcwf6ODMkQ/s1600/20150822_185721.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-G0OR-4mlje0/VeNfC_QjXsI/AAAAAAAAEX4/rUcwf6ODMkQ/s320/20150822_185721.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tra Scalea e Diamante (CS), con l'Isola di Dino sulla sinistra</td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Diamante, ultima fermata
prima di Paola. Il viaggio sta finendo, e anche se sono 10 ore che
stai col culo poggiato su quei sedili, vorresti restare lì ancora un
po’, sempre un po’ di più. Da Diamante a Paola si passa veloci
in mezzo alle decine di paesini di mare tirrenici, il mare compare a
tratti in mezzo alle case. Cetraro, Guardia, Acquappesa, Fuscaldo, è
ora di scendere i bagagli, lo spettacolo sta finendo.</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-Zp8G0IZexsc/VeNfVCT2RYI/AAAAAAAAEYA/-rR542MQRbk/s1600/20150822_192546.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-Zp8G0IZexsc/VeNfVCT2RYI/AAAAAAAAEYA/-rR542MQRbk/s320/20150822_192546.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tra Cetraro e Paola (CS)</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-HtmStnOL7Y8/VeNfVZ3MTwI/AAAAAAAAEYE/z7B2IrkFD_E/s1600/20150822_192620.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-HtmStnOL7Y8/VeNfVZ3MTwI/AAAAAAAAEYE/z7B2IrkFD_E/s320/20150822_192620.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Pian piano frena, i primi
scossoni degli scambi in ingresso alla stazione, e alla fine ci si
ferma proprio mentre il sole inizia ad accarezzare il mare, lì
all’orizzonte. Scendi e resti per due minuti a fissare quella palla
arancione che si condensa in uno spicchio, sempre di più, fino a
scomparire del tutto.</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Poi il 1591 riparte per
Reggio. Fine del viaggio.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/--OX2Ftr0kSs/VeNfe6zIUII/AAAAAAAAEYQ/pcaq48HauKI/s1600/20150822_193320.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/--OX2Ftr0kSs/VeNfe6zIUII/AAAAAAAAEYQ/pcaq48HauKI/s320/20150822_193320.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Paola (CS), il 1591 in partenza</td></tr>
</tbody></table>
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<br /></div>
Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-37070393821345656642015-07-31T07:26:00.000-07:002015-07-31T07:32:01.150-07:00Un salto a SeminaraDa Scilla l'autostrada sale con ampie curve, tra gallerie e ponti strallati, dando ogni tanto la vista dei vecchi viadotti in demolizione e del Tirreno che, visto da quell'altezza, sembra quasi una tavola di marmo solcata da minuscole formiche a forma di nave.<br />
A Bagnara esci da quel <i>mondo reale</i> fatto di tabelloni e guard rail e, dopo una rotonda e un paio di sottovia, si comincia a danzare sulla vecchia Statale 18. E danzare non è per niente inappropriato, tra buche, curve con strane pendenze, auto che ti sorpassano felicemente con manovre dalla dubbia legalità.<br />
Barritteri, paesino del paesino, quattro case e un tabaccaio, a due passi dal Monte Sant'Elia, là dove il diavolo spiccò il volo per inabissarsi dove oggi si erge lo Stromboli, là dove un piccolo bivio dà sulla ripida discesa che immette sulla stradina per Seminara.<br />
Uliveti, uliveti, uliveti. Anzi, ulivare, ulivare, ulivare, il paesaggio si potrebbe sintetizzare così. Ogni tanto, tra un albero e l'altro, uno scorcio sulla Piana e sull'Aspromonte, cercando sempre di evitare quelle odiose buche proprio al centro della curva, agitando i piedi da un pedale all'altro per non far scappare via la macchina lungo la discesa.<br />
<br />
La strada da Barritteri ti butta direttamente nel centro del paese, <i>nel mondo irreale</i>, un paio di incroci e c'è la piazza centrale.<br />
Un grande quadrato battuto dal sole e colorato dai discorsi dei vecchietti, tutti, come fossero squadre, posizionati attorno alla loro panchina, nelle loro rughe e nelle loro camicie sudate, nelle consonanti raddoppiate, nelle vite passate e vissute.<br />
Ogni tanto, al paese, come in ogni paese di quelli lì, incastonati tra le ulivare e lontani da ogni rotta di grande comunicazione, tornano i forestieri. Torna chi è partito, i figli o i nipoti di chi è partito, lontano o vicino, o meglio sufficientemente lontano da andarci una volta ogni tanto, sufficientemente lontano da metterti al di là della linea di demarcazione in cui si trovano i forestieri. Anzi, <i>i ggenti 'i fora</i>.<br />
<br />
E può capitare che arrivi al paese per portare i fiori al cimitero dal nonno, e già che ci sei di cercare un po' di struncatura, magari quella servita ancora nella carta da pane, come una volta.<br />
Quindi via, passi la piazza, arrivi davanti la basilica, giri a sinistra a cercare il fioraio.<br />
E non c'è, tutto chiuso.<br />
L'altro?<br />
Pure quello mi pare chiuso.<br />
E mo?<br />
Andiamo al cimitero senza fiori, pazienza. Ma già che ci siamo chiediamo per la struncatura, tanto c'è un alimentari aperto lì accanto, con l'anziano proprietario chino a sistemare la cassetta di pomodori.<br />
<i>"Chiedo scusa, sapete dove possiamo trovare la struncatura?"</i><br />
E niente.<br />
<i>"Scusi?"</i><br />
E niente.<br />
Poi esce una ragazzina, si avvicina e ci dice, con uno strano imbarazzo -quello abitudinario di chi ormai i clienti del negozio li conosce a memoria- che loro ce l'hanno, ma bisogna aspettare un'oretta finchè sua madre rientri. Bene, almeno una cosa ce l'abbiamo.<br />
E fiorai? Sapete dove ne possiamo trovare?<br />
Subito dopo si muove la tenda della macelleria accanto, esce un omone con una brioche gelato in mano ed il grembiule bianco ancora macchiato del sangue delle bestie.<br />
<i>"Signò, u fioraiu 'cca esti, mo' si 'ndi jiu"</i><br />
Si affaccia dall'altro lato della strada...<br />
<i>"Aaaah, puru chiddu vicinu 'a farmacia esti chiusu. Vuliti ca vu chiamu u fioraiu?"</i><br />
Non ricordo neanche cosa rispondemmo, sta di fatto che l'omone tirò fuori dalla tasca il telefono e chiamò.<br />
<i>"Ntò! Vì ca cci su genti i fora ca vannu cercandu fiuri. Po' veniri?"</i><br />
Altri trenta secondi di conversazione, poi chiude il telefono e ci dice<br />
<i>"Signò aspettate 5 minuti ed il fioraio è qua"</i><br />
Ancora spiazzati, ringraziamo ed aspettiamo. Talmente spiazzati da non capire se si riferisse al fioraio vicino a lui o a quello vicino la farmacia, 100 metri più avanti. Iniziamo quindi a vagare con poca convinzione lungo la via, tenendo d'occhio entrambe le saracinesche, aspettando che arrivi qualcuno.<br />
<br />
A un certo punto, con noi a metà tra un negozio e l'altro, il macellaio si sbraccia e urla <i>"Arrivau! Veniti!"</i>, mentre un furgoncino si parcheggia davanti la saracinesca vicina al macellaio. Scende un anziano, chiedendoci semmai fossimo noi quelli che lo stavamo aspettando, guardandoci con un'aria leggermente diffidente.<br />
<i>"Cchi fiuri vuliti?" </i>esclama mentre ci porta 4 vasi tutti diversi tra loro. E non ci sei abituato, magari, a scegliere che fiori prendere, sai che vanno portati e basta, morta lì. Fiori per il cimitero, quello mi serve, stop.<br />
<i>"Senta, ma il cimitero lo troviamo aperto a quest'ora, vero?"</i><br />
<i>"Se vi devo dire una bugia, vi dico di si...è tardi".</i><br />
E ti crolla il tetto di quel negozio addosso, ti tira una copanata in testa di quelle non indifferenti. Tutte quelle curve in mezzo alle ulivare, quelle beshtemmie tirate giù al ragazzino con la Golf che ti ha tagliato la strada poco dopo Marcellinara, tutte cose praticamente inutili.<br />
<i>"Ma i fiori a chi 'nci l'aviti purtari?"</i><br />
<i>"Lascala...non so se conoscete"</i><br />
<i>"Ah...Lascala...ma Lascala d'e signurini?"</i><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<br />
Si, d'è signurini. Le signorine che sono le mie zie Maria e Carmela, entrambe viaggianti sul filo degli ottant'anni senza mettersi mai l'anello al dito, ancora oggi residenti nella villa di famiglia, quella Villa Rosaria che nei miei anni di mocciosaggine era un mondo da scoprire, dal giardino strapieno di piante e vasi nella classica ceramica di Seminara al vialetto che aggirava la casa finendo lì dove si radunavano sempre i gatti, dal torrente che correva accanto al cancello al burrone che dava sulla vecchia ferrovia per Sinopoli, scendendo dal quale si arrivava davanti alle due gallerie dove si andava a rifugiare l'intero paese durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.<br />
<br />
E una volta capito a che "razza" apparteniamo, e che poi tanto forestieri non siamo, ecco che il volto del fioraio cambia. Appare un primo abbozzo di serenità, e capito il problema non batte ciglio nel porgerci in un piatto d'argento la soluzione.<br />
<i>"Cominciate ad andare, vengo io e vi apro il cimitero, 'ccussì 'nci portati i fiuri".</i><br />
Incartiamo i fiori, paghiamo e in tutta fretta andiamo verso il cimitero.<br />
Un cimitero discreto, silenzioso, immerso anche lui nelle ulivare, lontano anche dalla provinciale per Melicuccà a cui è allacciato da una stradina ai limiti tra lo sterrato ed il terremotato. Ecco, quello si che è riposo perpetuo, e mi vengono in mente subito i poveri defunti di Lodi Vecchio, il loro cimitero, con attaccata alle mura un'industria petrolchimica ed un'autostrada poco oltre.<br />
Arriviamo, il cancello è già aperto, da una stradina arriva il furgoncino del fioraio.<br />
<i>"Trasiti, faciti con comodo, tra poco arriva u' custode, tante cose!"</i><br />
Tante cose, e va via quando vorresti scendere, abbracciarlo, fargli capire come nel <i>mondo reale</i> certe cose non si vedono, certe cose ce le eravamo scordate. Di brutto.<br />
Una scalinata dà l'accesso ai sepolcri, e come al solito a regnare è solo il rumore delle cicale ed i brividi del vento, in quel posto dove l'eternità tende la mano alla transitorietà.<br />
Ciao nonno, da quanto tempo. Lassù sta andando bene, tiriamo avanti, anche se già lo sai. Sono sudato, abbiamo fatto su e giù a Scilla e a Sant'Elia, non sai che scene prima di arrivare qui, quasi tornavo a casa a mani vuote, e non era cosa. Certo che dovevo preoccuparmi di venire, certo che dovevo, che non potevo rimandare. Che da Piacenza come vengo qui? Già Crotone è lontana. Come vengo a vedere quanto salde sono ancora le mie radici? Eccetera eccetera.<br />
<br />
Poi, all'improvviso, spunta il custode.<br />
<i>"E' vostra la macchina grigia?"</i><br />
<i>"Si, si"</i><br />
<i>"Va bene...no perchè sono il custode, giusto per sapere, non vi preoccupate. Da dove venite? Siete suoi parenti?"</i><br />
Ed è un libro che si apre, perchè nel <i>mondo irreale</i> tutti si conoscono, bene o male. Ed è lui a dirmi che una figlia del Dottore è a Milano, e sono io a dirgli che è mia zia, ed è lui a dirmi che suo marito lavora nelle ferrovie, e sono io a dirgli che anche io ci lavoro, ed è lui a dirmi che glie l'aveva accennato l'altra volta che aveva un nipote macchinista, e ci diciamo tante cose, scaviamo nel tempo e nel lavoro che non c'è, nel figlio che a 25 anni non trova come realizzarsi, nella Calabria martoriata, bellissima e martoriata, che non fa che soffrire e portare sofferenza, per colpa di chi non si sa, malanova m'avi.<br />
E andiamo via, ci salutiamo cercando di quantificare con le parole la riconoscenza anche a lui, perchè non è stata una cosa qualsiasi, una cosa normale, che nel <i>mondo reale</i> non ci sarebbe stata.<br />
Rientriamo. Di nuovo la strada, di nuovo il paesino, una sosta per prendere un po' di struncatura e per salutare <i>i signurini</i>, il loro latte di mandorla nel giardino, i ricordi, la banconota da 50 euro <i>"cu chissa ti ccatti i caramelle"</i>, gli abbracci e il non sapere come salutarle adeguatamente.<br />
La strada, ancora la strada, Palmi e lo svincolo dell'autostrada. E poi, <i>il mondo reale</i>.<br />
<br />
Ma il problema è proprio questo, mondo reale e mondo irreale. Perchè li distinguo? Perchè Seminara è un mondo irreale, per me? Perchè la solidarietà, l'idea di una comunità che viene in soccorso di un forestiero per aiutarlo a fare ciò che vorrebbe fare, l'idea di una società fatta di persone e vissuta di persone, mi pare facciano parte di un mondo irreale? Perchè dev'essere normale, reale, l'isolamento di un'identità, il pensare solo alla propria strada, scremare le relazioni interpersonali a qualche uscita la sera, alle 8 ore di lavoro, e poco più -o meno-?<br />
Perchè in quel <i>mondo reale</i> di soldi si campa e di umanità si muore?<br />
<br />
<i></i><br />
<div class="separator" style="clear: both; margin: 0px; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-4LJdojj3ZD4/VbuG0TgXInI/AAAAAAAAETI/QeQO2nF7H4Y/s1600/DSC_0013.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://3.bp.blogspot.com/-4LJdojj3ZD4/VbuG0TgXInI/AAAAAAAAETI/QeQO2nF7H4Y/s320/DSC_0013.JPG" style="cursor: move;" width="320" /></a></div>
Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-3211363633109518622015-07-03T13:19:00.000-07:002015-07-03T13:19:48.482-07:00IpercoopGrande parcheggio, uscita dedicata dalla tangenziale, un totem con 6-7 marchi che si vede da chilometri, un faro di luci variopinte nella monotonia del buio notturno. Quasi tutte le grandi città hanno da qualche parte, nella loro periferia, un qualcosa del genere. Grande, piccolo, col parcheggio coperto, 128 negozi e 2 salumerie, 3000 posti auto e 100 carrelli, sabato e domenica pieno, non trovi parcheggio, tiri una bestemmia al vecchio che viene contromano nel parcheggio.<br />
E' un film, una pellicola che va avanti a ripetizione, quel posto li.<br />
Frutta, verdure, affettati, carne, formaggi, cose in offerta, yogurt, birra, cereali, latte, biscotti, sugo, salse, pasta, surgelati, pagare. Entri in quel giro in cui l'altra gente sembra piazzata lì come birilli da scansare, una specie di MarioKart estrapolato dal Nintendo.<br />
Fa impressione alzare la testa e guardare la gente all'Ipercoop. Guardare i loro occhi fissi agli scaffali o persi per aria pensando a cosa manca sulla lista, le facce spaesate dei mariti ed il passo sicuro e serafico delle mogli, i bimbi che si stropicciano gli occhi davanti al Tablo Perugina o con un pacchetto di San Carlo stretto fra le loro mani prima, fra quelle della madre mentre, sullo scaffale poi.<br />
Cosa penseranno i commessi? Quante ce ne diranno dietro, a noi clienti? Di chi parleranno a casa?<br />
Tutti diritti, tutti che vanno dove sanno di dover andare, sanno cosa cercare, tutti determinati, soli nella loro determinazione.<br />
Una folla sola.<br />
<br />Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-30019381777380175482014-01-11T14:29:00.001-08:002014-01-11T14:29:29.187-08:00Puntare la sveglia/Svegliare la punta<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">4.45. Anzi no, 4.40, meglio risparmiare quei 5 minuti in più, meglio calcolarli.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Calcoli dalla mattina alla sera, già che ci sei calcola anche la giusta sveglia.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Cosa calcoli dalla mattina alla sera, tu che stai seduto con le chiappe sui binari per 8 ore al giorno con un manovratore che ti dice cosa fare, <i>quanti carri mancano,</i> al di là della ricetrasmittente?</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Calcolo la nebbia. Calcolo quante possibilità ho di uscire vivo da una curva stretta lungo la Padana Inferiore, prima di Stradella, a Cardazzo. Che sembra tanto un paese dalle parti, che so, di Ferruzzano, di Casignana, di Rosarno, e invece è qui, nell'Oltrepò Pavese, dove tutto sembra appoggiato su un pony rosa che cavalca in un prato di fiorellini.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ricchiùni, con rispetto parlando.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Però non è male girovagare nella nebbia tra i binari di Piacenza, con le lepri che sbucano fuori dai carri e le luci delle torri faro che tagliano la nebbia in due, come fossero affilati fendenti.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ci manca solo Fischia il Vento nelle orecchie et voilà, quadretto perfetto.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Qualcuno diceva "Fà della tua passione il tuo lavoro, e non lavorerai un solo giorno nella tua vita."</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-JGNavFLbKQ4/UtHFdbNj7MI/AAAAAAAAD1o/LHA9O-saUck/s1600/DSC_0555.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-JGNavFLbKQ4/UtHFdbNj7MI/AAAAAAAAD1o/LHA9O-saUck/s1600/DSC_0555.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-86614403865056302452012-10-13T21:14:00.002-07:002012-10-13T21:20:10.460-07:00Non-luoghiLuci al neon, una panchina in freddo marmo e il sapore dell'attesa. Quel sapore fatto di tante cose, frequenti tastate alla tasca destra per sentire se il biglietto è ancora al suo posto, pollici che girano, occhiatacce all'orologio, continui movimenti per sentirsi un po' comodi in quella panchina in quell'avamposto nel nulla. Odore di pianura, aranceti e fertilizzanti, odore di nafta bruciata e sigarette spente prematuramente per evitare di restare piantati a terra.<br />
<div>
Silenzio, finto silenzio, i ferrovieri che seguono Cosenza-Perugia e viaggiatori, finti o veri che siano, a consumare fette della propria vita tra quei marciapiedi secolari, quei marciapiedi che hanno un nome. Valigie ad assisterli, ad accompagnarli in questo tempo che vola come un gabbiano impaurito e voglioso di libertà, in questo spicchio di mondo che da quel tempo dipende come pochi altri.</div>
<div>
Le luci rosse dei segnali, sornioni a riflettersi sui binari, lucidi, come sempre. I fili della catenaria che si stagliano tra le ultime luci del giorno, filo spinato verso quel cielo che a noi umani non è permesso. Almeno in teoria.</div>
<div>
Rumore di ingranaggi e frizioni, si risveglia la piccola automotrice sul secondo binario. Treno 3757 per Crotone, ultimo della giornata, poi tutti a nanna.</div>
<div>
I non luoghi, le stazioni. Quei posti fatti solo per transitare, sgattaiolare tra una partenza e una destinazione, monumentali o meno che siano. Un nome, una progressiva chilometrica, un numero di posto di blocco, non un luogo. Forse è riduttivo chiamarli<i> luoghi</i>, non si sa, forse è dispregiativo, o forse è un misero complimento. Non sono luoghi fatti per restare, le stazioni. Sono luoghi per scappare, non importa da cosa, basta salire sul primo treno e scappare. Sono luoghi per scegliere, scegliere quale diramazione impegnare, quale carta giocare. Sono luoghi per pensare, per piangere un amore appena scoperto o per andarlo a cercare, 1033 chilometri più a sud. Sono luoghi per andare via, per due settimane, per un mese o per tutta la vita. Dalla vita.</div>
<div>
Giustamente, come fai a considerare un<i> luogo </i>qualcosa del genere? Sarebbe un po' come chiamare un film <i>"serie in rapida successione di fotografie"</i>, se mi è permessa questa freddura.</div>
<div>
Della vita forse non ci ho capito molto, ma ciò che è certo è che si viaggia a binario unico.</div>
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<i>And who wants to understand, understands!</i></div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-hq_LYsYyKEg/UHo7gbfnDiI/AAAAAAAADcc/S2UtU1wjwV8/s1600/DSC_0383.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://1.bp.blogspot.com/-hq_LYsYyKEg/UHo7gbfnDiI/AAAAAAAADcc/S2UtU1wjwV8/s320/DSC_0383.JPG" width="320" /></a></div>
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Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-34319562250364837362012-09-22T12:51:00.002-07:002012-09-22T12:51:27.305-07:00Und die kleine, und die spiele, und die arbeit.<i>"E finalmente una sera, dopo il solito sguardo senza parole, ebbi il coraggio di rivolgergli la domanda che avevo sulla punta della lingua da molto tempo:</i><br />
<i><<ma devi="devi" eh="eh" p="p" partire="partire" perch="perch" pse="pse" sempre="sempre">></ma></i><br />
<i>Mio padre non rispose subito. Allora io aggiunsi: <<non bene="bene" con="con" noi="noi" qui="qui" stai="stai">></non></i><br />
<i>Lui mi prese la faccia tra le mani e mi guardò dritto negli occhi. Disse con una voce profonda, quasi commossa: <<immagina alla="alla" bagasci="bagasci" che="che" dice="dice" e="e" fai="fai" grilletto="grilletto" il="il" la="la" nato="nato" o="o" parti="parti" pistola="pistola" premo="premo" punta="punta" ro="ro" scrupoli="scrupoli" senza="senza" tempia="tempia" ti="ti" tu="tu" un="un" uomo="uomo">></immagina></i><br />
<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-size: x-small;">da "<a href="http://www.ibs.it/code/9788804527596/abate-carmine/festa-del-ritorno.html">La Festa del Ritorno", Carmine Abate</a></span></i></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://farm9.staticflickr.com/8180/8011957633_739ca831ee_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://farm9.staticflickr.com/8180/8011957633_739ca831ee_b.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Tu che fai? Binario 2 o Binario 3? Forse quei tabelloni della stazione di Paola sono, in un certo senso, l'immagine della mia pistola alla tempia del bagasciàro nato. La mia storia, la stessa storia di tanti miei conterranei, gli uomini dalle valigie di cartone, la storia del vecchietto incontrato oggi sul regionale per Catanzaro Lido che tornava a Crotone dopo 26 anni a Valenciennes, in Francia, e si stupiva di come i vigneti di Cirò fossero ancora lì, immobili, come se quei 26 anni fossero solo carta straccia. La storia della mia terra, le sue partenze e i suoi arrivi, i suoi boschi e le sue spiagge, i tramonti accecanti sulla Statale 106.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://farm9.staticflickr.com/8042/8011931961_94b73ccafa_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://farm9.staticflickr.com/8042/8011931961_94b73ccafa_b.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<i>"Vino, bancarelle, terra di sud, terra di sud, terra di confine, terra di dove finisce la terra."</i><br />
<i><br /></i>
Ogni volta che ci si torna lo si assapora quel vino, quel vino che trasuda da questa terra infiammata, quel gusto aspro e piacevolissimo fatto di consapevolezze e consonanti raddoppiate. Ogni volta è strano andarsene lì al Nord, specie quando non ci vai propriamente in vacanza, specie quando i chilometri cominci a macinarli come niente, a non contarli proprio più. Voglia di assaporare quel vino, voglia di sud, voglia di casa.</div>
Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-53554940046084096382012-08-25T19:51:00.002-07:002012-08-25T19:55:06.573-07:00#580<i>Ed in un viaggio può capitare di ritrovarsi a ricontare tutto quel che è stato di te.</i><br />
<i>Quello che hai perso, quel che hai trovato,</i><br />
<i>quel che hai goduto, quel che hai sprecato,</i><br />
<i>quello che hai chiuso e quello di te che hai aperto..</i><br />
<i><br /></i>
Qualcuno ogni tanto mi chiede perchè conservo tutti i biglietti dei viaggi che mi tocca fare, anche quei Catanzaro Lido - Torre Melissa di cui avrò ormai più di un centinaio di copie conservate in quella scatola di scarpe giù nell'armadio. Ogni viaggio a suo modo è importante, sa essere importante, e spesso ci se ne accorge dopo, che siano dieci minuti o dieci anni.<br />
IC 580, giorno 5 agosto, completa tratta da Terni a Milano Centrale, epilogo della ormai abitudinaria "settimana d'aria" da Alessandro in quella città che più vado avanti e più mi sento cucita addosso. Carrozza 3, posto 66 al finestrino e tanto sonno. Ho perso l'abitudine a dormire la notte, più per svogliatezza che per altro, ma vabbè.<br />
Da Terni a Spoleto non riesco a recuperare il sonno perduto, chi conosce quel tratto di linea capirà il perchè, mentre da lì fino Perugia fortunatamente le palpebre cedono un pò il passo. Poi Perugia Ponte San Giovanni, la stazione che sembra essere uscita da un plastico, seguita da un giro assurdo tra colline e controcolline, fino ad arrivare a Perugia Fontivegge, col 541 per Roma già salutato la sera prima pronto sul terzo binario.<br />
Perugia dà una botta di vita a quel treno che da Terni aveva caricato non più di uno-due persone a stazione, esclusa Assisi dove il turismo religioso ti ronza fastidiosamente intorno anche alle 6 del mattino, preghiere ad alta voce appena partiti comprese. Fino a Perugia ero da solo nel mio <i>modulo</i> (era tanto bello quando potevo chiamarli scompartimenti, che cazzen), alchè arriva una ragazza col posto prenotato davanti a me. Alta, capelli corti, carnagione chiarissima e accento facilmente riconducibile al lombardo. Si accomoda e comincia a leggere un libro. Sguardo fisso, serio, che esprime quella vaga sensazione da puzza sotto il naso che i lombardi hanno un pò per carattere. Mi metto un pò a scrivere, e nel frattempo oltrepassiamo Perugia, Ellera, Passignano, Tuoro, per arrivare poi nel deserto di Terontola. Un annuncio incomprensibile del capotreno è la prima risata assieme, il suo replicarsi in arrivo ad Arezzo è la miccia per cominciare un pò a scambiarsi quattro chiacchiere. Le solite quattro chiacchiere da gente che a quei treni ha regalato un bel pò di fette della propria vita, origini e destinazioni che si intrecciano con ritardi assurdi e carrozze senza aria condizionata.<br />
<i>"Ma sei sicuro che questo è un Intercity? Dagli interni mi sembra un Eurostar!"</i> mi chiede in uscita da Firenze Santa Maria Novella, la scusa per cominciare a parlare <i>seriamente</i> di ferrovie. Le racconto della mia passione, è sorpresa che ci sia gente che passi il proprio tempo libero appresso ai treni, per quanto lei li adori e siano praticamente l'unico mezzo che usa per fare su e giù da Cremona a Perugia, dove si è laureata qualche mese fa. Il viaggio tra Firenze e Bologna trascorre tra qualche aneddoto sulle maioliche di Deruta e i particolari sulla stazione di Precedenze in mezzo alla Grande Galleria dell'Appennino, mentre un turista giapponese salito a Firenze e piazzatosi al posto dirimpetto al mio dopo poco si addormenta.<br />
<i>"Dove siamo qui?"</i><br />
<i>"San Benedetto Val di Sambro"</i><br />
<i>"Ma tu sei un mostro!"</i><br />
Mi rimase impressa questa scenetta, come le risposi in quella maniera con disarmante tranquillità rendendomi conto solo successivamente di quanto sarebbe bastato un semplice ed open-source <i>"mezz'oretta e siamo a Bologna"</i>. Ci fecimo una risata e tornammo a parlare di maioliche ed incisioni, di viaggi fatti qua e là, di Calabria. Insomma, i discorsi di due viaggiatori che il destino (o il sistema di prenotazione di Trenitalia) ha voluto mettere lì, sul 580, il 5 Agosto 2012 in due posti contigui. Perchè è quando si formano queste piccole e strane intese così, dal nulla, senza aspettarselo che capisci il vero valore, la vera bellezza del viaggio. Mi accadde già due anni prima con Rosita, sul <i>mio</i> 615 tornando da Milano, e ancora oggi ogni tanto qualche parolina e qualche caffè a Santa Maria Novella capita di scambiarseli. Ridevamo spesso, anche vedendo l'espressione decisamente comica del giapponese bellamente addormentato, ed era tremendamente curiosa la sua espressione interrogativa, quel <i>"Ah si?"</i> classicamente padano.<br />
Poi arrivò Bologna. Mentre si continuava a parlare, un annuncio.<br />
<i>"Si avvisano i signori viaggiatori che il treno partirà con un ritardo di 180 minuti a causa di un deragliamento nella stazione di Lavino."</i><br />
In quei casi è difficile capacitarsi della situazione, capire cosa fare e cosa non fare. Noi ce la ridemmo un pò, per poi tentare di capire il da farsi. Sui tabelloni tutti i treni sono previsti egualmente con 3 ore di ritardo, non resta che aspettare. Tra una chiamata e l'altra passa una sana mezz'ora, dopodichè un altro annuncio.<br />
<i>"Si pregano i signori viaggiatori diretti a Modena, Reggio Emilia, Parma, Fidenza, Piacenza e Lodi di recarsi al binario 1 Tronco ovest dove troveranno treno regionale in partenza per Milano Centrale. Questo treno prosegue senza fermate intermedie per Milano Centrale"</i><br />
Lei era diretta a Piacenza, dove avrebbe poi cambiato per Cremona. L'annuncio era un pò ambiguo, mi recai dal capotreno per chiedere maggiori informazioni, il quale mi confermò che il nostro treno avrebbe bypassato l'incidente transitando per Verona. Di fretta rientrai in carrozza, gli spiegai la situazione e la aiutai a scendere i bagagli, il capotreno intimò di affrettarsi e non era il caso di restare bloccati a Bologna.<br />
L'accompagnai fino all'imbocco del sottopassaggio.<br />
<i>"Buona fortuna". </i>E finì là, in mezzo ad un assurdo via vai di viaggiatori, schede treno e pensieri.<br />
Ritornai sul treno, dopo pochi minuti partii, e dopo quei pochi minuti cominciai a vederci bene in quella bolgia di pensieri. <i>Quel che hai perso, quel che hai trovato, quel che hai goduto, quel che hai sprecato.</i><br />
E' finito tutto con un buona fortuna. Sappiamo chi siamo, ma non i nostri nomi. Due viaggiatori distratti, persi tra le campagne di Nogara o su un bus sostitutivo tra Piacenza e Cremona, due strade che per un pò si sono affiancate e ora corrono chissà quanto distanti tra loro, e chissà se un giorno si incroceranno di nuovo. Forse si, in parte ci credo, in fondo i treni servono ad andare come servono a tornare.<br />
Lo avrei voluto prendere quel Regionale, quando vidi il segnale disposto a via libera per il mio treno per un attimo pensai di prendere le valigie di corsa e scappare anche io al binario 1 Tronco ovest. Una cretinata, si, ma in questa vita che di cose belle è abbastanza avara forse sarebbe stato un piccolo sprazzo di cielo sereno, forse non avrebbe portato a nulla di più che qualche altra parolina sulle maioliche di Deruta ma forse avrebbe scacciato questo strano senso di rimorso ogni volta che prendo in mano quel biglietto, anche lui gelosamente conservato dentro quella sdrucita scatola di scarpe.<br />
Non finisce qua. Almeno credo, almeno spero.<br />
<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-6q8MBLGGYjA/UDmNTJ0LzMI/AAAAAAAADbI/-fJhUzAfBCw/s1600/216634_2257099915785_6125424_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://1.bp.blogspot.com/-6q8MBLGGYjA/UDmNTJ0LzMI/AAAAAAAADbI/-fJhUzAfBCw/s320/216634_2257099915785_6125424_n.jpg" width="320" /></a></div>
Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-38883561936825891272012-07-31T12:52:00.001-07:002012-07-31T12:52:30.484-07:00Però......però.<br />
Ecco, però le valanghe arrivano all'improvviso. Ci sono tutti i segni per capire che da un momento all'altro possono venir giù, cartelli del soccorso alpino o semplice logica nata da anni di esperienza. E' tutto chiaro, sai che se quella valanga cade potrebbe essere anche per un tuo movimento sbagliato, un passo sul fronte della slavina, una benchè minima cazzata utile nella sua semplicità per scatenare un putiferio. Però credo di essere stato uno dei pochi pazzi al mondo ad aver sciato fuori pista, a fare apposta quel movimento sbagliato, appositamente per far venire giù tutto il costone innevato od almeno provarci. Tuffarsi un'altra volta nell'ignoto senza aspettare Godot.<br />
Gioia che afferri improvvisa, come cantavano i Baustelle. La afferri e la metti nel cassetto, non sapendo chissà quando e se ti ricapiterà. La afferri e cerchi di capirne il valore, la bellezza, cerchi di quantificare tutto ciò che puoi. Invano, perchè in certi momenti si diventa voraci, ossessionati, si sente dentro un voler far cadere quella valanga cento e mille volte, così, perchè mi va, perchè ci va. Perchè quella spiaggia e quella musica sono la sola cosa che serve adesso per far cadere la valanga. Anche per finta.<br />
Ma poi penso...perchè mi trovo a parlare di valanghe col mare a 100 metri da casa?<br />
Forse è solo questione di similitudini, perchè ci sono di quelle cose che con parole semplici non si descrivono.<br />
E poi cantarla a squarciagola.<br />
<br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/IXdNnw99-Ic?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<i><br /></i><br />
<i>"Do you think you can tell?"</i>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-51884977805032605282012-07-10T15:12:00.003-07:002012-07-10T15:12:54.867-07:00KmE dopo tutto sto tempo stiamo ancora a parlare di chilometri.<br />
Chilometri. Cippi chilometrici, progressive chilometriche, code chilometriche, discorsi chilometrici, distanze chilometriche.<br />
Tachigrafi e cronografi, e se poi ci metti in mezzo gli orafi fai cosa buona e giusta, tanto un posto in più a tavola c'è sempre, magari prima che tu ti accorga come non ci va neanche più uno stecchino Samurai lì in mezzo, in quel buffet dove a furia di fare passare, tra sorrisi e convenevoli di benvenuto, finisci per rimanere a stomaco vuoto e andare a rastrellare in frigo, sia mai è rimasto qualcosa di decente per zittire lo stomaco.<br />
E ancora chilometri. Nell'etichetta di quella bottiglia, <em>"Imported from Denmark"</em>, che poi scopri essere una mezza contraddizione quando trovi scritto <em>"Imbottigliato nello stabilimento di Massafra (TA)"</em>. E anche lì, chilometri di mezzo.<br />
Quei chilometri che una volta erano scritti sui biglietti ferroviari a lunga percorrenza, come i 1500 e passa di un Trapani - Torino trovato qua e là. E oggi invece solo il numero del treno, 580, il mio stupido nome e <em>"Con questo viaggio risparmi 58kg di CO2".</em><br />
Mindifuttu, aju mi arrivu i 'ncuna parti.<br />
A caso, non conta dove, da qualche parte. Lontano per definizione. Una lontananza priva di relatività, <em>lontano dal lontano</em>, all'utopica ricerca di qualcosa di buono.<br />
Alla ricerca dei chilometri, soggetti vigliacchi che non la smettono mai di finire, di ricordarti com'è grande e com'è piccolo questo mondo, mondo di amori testardamente sprecati e scudi anti-spread, a presentarsi lì davanti come seconda possibilità, l'ennesima alternativa per ricominciare. Anche da qualche parola scritta su un'agendina, o da quel biglietto sul 580.<br />
<br />
E Crotone, che adesso vorresti non rivedere mai più.Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-80789578169839380312012-06-15T16:28:00.001-07:002012-06-15T16:30:04.998-07:00Middle Summer Night<div style="text-align: left;">
<span style="line-height: 17px;"><span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Tennent's d'ordinanza, bere per dimenticare e dimenticare di bere, brezza estiva, gatti che si litigano, autotreni che passano, treni che non passano più, gatto che dorme, Parkman che resta sveglio.</span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">Rotola portandosi appresso tutta quest'umanità, variopinta e per quanto variopinta quasi da<i> scantarsi.</i></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">Ogni tanto un cane abbaia, e chissà cosa gli passa per la testa. Chissà cosa guarda, chissà chi gli ha scatenato quella reazione, chissà chi va cercando. Ecco, perchè in queste notti di mezza estate forse cercare un pò il mondo, l'anima del mondo che in qualche modo ti circonda è un bel gioco da portare avanti.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">Forse perchè si, siamo tutti dei piccoli libri. E come i libri, ognuno ha la sua storia e il suo destino. Ci sono quei libri che hanno successo e finiscono nelle librerie di tutto il mondo, da Miami a Berlino, da Caracas a Belvedere Spinello, come ci sono anche quei libri che magari timidamente fanno capolino in qualche libreria o biblioteca comunale di un paesino sfigato di 3000 abitanti. Ci sono anche quei libri, forse la maggioranza assoluta, che restano lì dove sono nati. Libri mammoni, impressi su dei file di Microsoft Word che si generano e restano lì a contemplarsi da soli, su un morbido letto di timori, di rifiuti, di derisioni, di incertezze, di paure. Che alla fine non è neanche così scomodo.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">E noi siamo come quei libri, ognuno ha il suo genere. Di lettura e di vita, perchè i libri in qualche modo sanno essere anche nostri fratelli, nostri appoggi nei momenti in cui senti il vuoto sotto le caviglie.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">Veniamo poi sfogliati da questa brezza estiva che sgattaiola tra le finestre spalancate, sfogliati come un libro aperto in un parco, e quelle pagine che si muovono da sole tra i nostri <i>"uttana d'Eva"</i> per quelle parole-rifugio improvvisamente violate da questa forza invisibile e bellissima.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">Silenziosa, presente, sistematica.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">Come i libri.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #fff2cc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; line-height: 17px;">Come noi.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #333333; font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: x-small;"><span style="line-height: 17px;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-I9hdSo9JXTs/T9vFCNT5RyI/AAAAAAAADX0/UjhgCdRBtHA/s1600/383167_2780182712528_1891242217_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://1.bp.blogspot.com/-I9hdSo9JXTs/T9vFCNT5RyI/AAAAAAAADX0/UjhgCdRBtHA/s320/383167_2780182712528_1891242217_n.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #333333; font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: x-small;"><span style="line-height: 17px;"><br /></span></span></div>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-1948269716932675252012-06-01T08:34:00.003-07:002012-06-01T08:34:55.246-07:00Libertà e libertinaForse la usiamo con un pò troppa leggerezza questa parola, specie di questi tempi.<br />
Forse non ne conosciamo neanche il significato, a guardar bene.<br />
Forse, ecco, ci crediamo troppo che sia un qualcosa di scontato, almeno per come ce l'hanno raccontata a scuola o in televisione.<br />
Forse perchè già di default noi identifichiamo la libertà guardando all'ordinamento del nostro Stato, guardando con ammirazione intrinseca e vuota a quella parola, Democrazia.<br />
Forse perchè la identifichiamo anche nelle dogane aperte, rimaste li come monumenti del passato a scolorire sotto il sole, nei fiumi di parole che gettiamo su questi blog dritti alle fauci di qualche assassino del tempo.<br />
Forse perchè non ci accorgiamo di tutto il resto.<br />
Forse perchè crediamo sia normale il fatto che prima di fare un figlio si debba fare i conti con lo spread.<br />
Forse perchè crediamo sia una frivolezza il fatto che se quel figlio verrà al mondo la sua istruzione, il suo futuro, i suoi sogni saranno condizionati da qualche agenzia di rating.<br />
Forse perchè dopo due scosse di terremoto abbiamo persino paura ad entrare nelle nostre case, e non possiamo maledire nessuno per questo.<br />
Forse aspettiamo ancora Godot, Superman o chi per loro.<br />
Forse ormai ci siamo abituati a lasciare volontariamente i sogni nel cassetto.<br />
Forse è che siamo prigionieri della vita, della fatalità, di un matto davanti a una scuola di Brindisi o dei <i>sali da bagno</i> che fanno diventare cannibale un uomo.<br />
Forse...tutti questi forse che si piazzano lì davanti a quella voglia di libertà come difensori in un calcio di punizione dal limite dell'area. E tutta quella voglia di superarli, al costo di non segnare e mandare il pallone alle stelle, al costo di non guardarli negli occhi e venire immancabilmente attratti a loro, come calamite sfasate che fanno fin troppo bene il loro lavoro.<br />
<br />
Forse la libertà è un calcio di punizione.<br />
Forse è il fischio di un treno.<br />
Forse è sognare, riempire quel cassetto fino a farlo collassare.<br />
Forse è chiedersi, inventare, scrivere, disegnare, rincorrere un cane su al Parco della Valle del Boia.<br />
Forse è amare.Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-23145120514280558062012-05-21T15:16:00.001-07:002012-05-21T15:16:43.934-07:00Mi 'ndignaviQuesto è uno di quei periodi in cui si può parlare in quantità, e di tante cose. Più che delle cose che accadono, di ciò che esse stesse <i>provocano</i> in mezzo Stivale.<br />
Che a pensarci, cazzarola, a tutto questo trambusto ci dovrebbe essere abituato, tra morti sul lavoro, morti ammazzati di 'ndrangheta, morti di crisi, zanzare che cominciano ad impestare i muri di casa. Eppure no, sempre sgomento, tanto sgomento, sgomento senza soluzione di continuità. Perchè noi Italiani siamo strani. Ci prendiamo e ci stringiamo al petto quell'<i>Italians do it better</i> figlio di chissà quale trovata pubblicitaria ma poi non ci indignamo minimamente se un terremoto rade al suolo mezza Emilia Romagna e il Governo non stanzia più fondi per la ricostruzione, dato che le case <i>dovranno essere coperte da regolare polizza assicurativa con compagnie private di assicurazione.</i><br />
Mostriamo sgomento, ma un attimo dopo siamo su Facebook a condividere link su Melissa. Perchè ormai il senso della tragedia dell'italiano è diventato questo: accade qualcosa? Metti su un link. Una tua amica viene investita davanti scuola? Che magari non è manco amica tua ma solo qualcuno che tieni tra gli amici così per caso? Và scrivaci <i>"tesoro mio riprenditi presto"</i> sulla bacheca, fujendu, che sennò sembra brutto.<br />
Mostriamo sgomento per Brindisi, e scendiamo in piazza contro la violenza e contro questi quattro cretini che giocano a fare Dio. Ma mi sembra una scena già vista, tante e tante volte, alla quale alla lunga sono diventato insensibile, anzi, quasi repellente. Ho provato dolore, e tanto, per quella ragazza, ma allo stesso momento sono rimasto sdegnato dall'ennesimo esempio di sciacallaggio in piena regola montato attorno alla cosa, dal voler assolutamente riprendere la minima lacrima del padre all'assurdo gesto del TgCom (anche se è roba Mediaset, che ci si può aspettare da gente così ridicola?) di mettere in rete, open-source, foto e filmati di quella ragazza quando era piccola e immagini della sua cameretta, come se ve ne fosse davvero un'utilità sociale da perseguire.<br />
Poi bruciano il Cartella a Reggio Calabria, e quasi nessuno ne parla. Nessuno parla di come quel centro sociale è venuto fuori, di come andava avanti con le proprie mani e del bene che portava ad un territorio notoriamente difficile come il nostro. Bruciato da apparenti fascisti, ma in Calabria la forza che davvero si oppone al miglioramento sappiamo tutti qual'è, quindi non è neanche tanto difficile pensare che si sia trattato di bassa manovalanza 'ndranghetista, anche se il livello di ottusaggine mentale è paragonabile a quello di chi fascista è per <i>moda</i>, di chi lo è solo per potersi sentire autorizzato da un'ideologia così stupida ed insulsa a <i>fare nere nere le persone</i> (cit.). E nessuno presenta sgomento, a Reggio si sono messi subito a lavorare per ricostruirlo, senza fare neanche tanta caciara. Ma nessuno ne parla e ne parlerà a prescindere, perchè in Calabria le cose se non vanno male devono farlo. Per forza, per legge.<br />
<br />
<i>Megghiu ma dormimu.</i>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-72185460497828830502012-05-08T18:00:00.001-07:002012-05-08T18:10:28.009-07:00Salut Gilles!<div style="text-align: justify;">
Mettiamola così: 30 anni fa ci provò di nuovo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Provò a fare ciò che gli altri non facevano, e a ragione. In fondo aveva poco senso continuare a correre come un matto anche nel <i>giro di rientro</i>, quel giro a cronometri fermi e che ti serve fondamentalmente per prendere e rilassarti un attimo dopo aver cercato come un pazzo il miglior tempo. Un miglior tempo che allo stesso tempo non gli serviva a niente, era l'ultimo giro di quelle stupide e solitare prove del venerdì. Quando mai i tempi delle prove del venerdì hanno contato qualcosa?</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma lui no, lui doveva fare quell'ultimo giro al massimo. Così, per sfizio, per farla pagare a Pironi. <i>Ostinato come un divertente diavolo sconfitto.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
Lui doveva fare tutto al massimo, senza stare a guardare il resto.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-xLpELuNrE-g/T6nAuMefe1I/AAAAAAAADTM/OZcMM33eNkA/s1600/1979-dutch-gp-gilles-villeneuve-ferrari-312t4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="174" src="http://2.bp.blogspot.com/-xLpELuNrE-g/T6nAuMefe1I/AAAAAAAADTM/OZcMM33eNkA/s320/1979-dutch-gp-gilles-villeneuve-ferrari-312t4.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Se ne accorse il buon vecchio Enzo, lui sì che di piloti (no, non quelli di oggi, i piloti quelli veri, da Jim Clark a Mario Andretti, da Niki Lauda ad Ayrton Senna) ne capiva.</div>
<div style="text-align: justify;">
Veniva dalle motoslitte, Villeneuve (e trovatemi un altro che sia uscito fuori da lì). Catapultato dalle pianure innevate canadesi ai circuiti più o meno tortuosi della Formula 1, dove però subito si fece vedere. Certo, inizialmente tutti quei testacoda, quei tamponamenti, quegli incidenti forse un pò stupidotti non erano il massimo, ma bastò il 1979, quell'assurdità degli<a href="http://www.youtube.com/watch?v=Uu_KPC312SE&feature=share"> ultimi tre giri del Gran Premio di Francia</a> a Dijon, per capire chi si aveva davanti. E poi Montecarlo e <a href="http://www.youtube.com/watch?v=mYubXLr36_M&feature=related">Jarama </a>1981, il traguardo raggiunto a Silverstone con la macchina distrutta o il mezzo giro a Zandvoort 1979 senza una gomma posteriore, altre prove schiaccianti di come lui fosse uno dei pochi la cui bravura andava oltre le possibilità dell'automobile, se non l'unico quasi. Un rapporto fra lui e la sua Ferrari che sembrava essere non di amore, non di stima, sembrava bensì che si trattasse di un'unica entità, che le sue mani sul volante non fossero altro che un'illusione ottica.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>"Amare l'Automobile era la prima qualità, la prima dote che io dovevo scoprire nel mio interlocutore prima di assumerlo."</i> Così diceva Enzo, e forse anche per questo Gilles divenne quasi come suo figlio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-mVfuDojCJ2s/T6nA7Ma3WRI/AAAAAAAADTU/NKQmxLLs9-8/s1600/Ferrari+F1+1982.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-mVfuDojCJ2s/T6nA7Ma3WRI/AAAAAAAADTU/NKQmxLLs9-8/s320/Ferrari+F1+1982.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Lui ci provava, senza tanti fronzoli. A volte non gli riusciva, come uno scommettitore statisticamente perde più volte rispetto a quante ne vince, a volte invece si. E quando ci riusciva era come assistere ad un miracolo, all'incarnazione del Dio della Velocità, una sorta di apparizione alla Medjugorje. Nessuno lo capiva, nessuno capiva perchè dietro quel viso e quell'atteggiamento di un uomo così mite, così umile, si nascondesse un simile predatore dell'asfalto.</div>
<div style="text-align: justify;">
A Zolder, l'8 Maggio 1982, provò di nuovo a volare via. E quella volta ci riuscì, lasciando tutti con il fiato sospeso per un'ultima volta, portando via con sè forse l'ultima Formula 1 fatta di uomini e carburatori nel vero senso della parola. Chissà oggi quanti sorpassi da chiunque inaspettati staranno esaltando il pubblico di lassù, chissà quanti <i>ultimi tre giri a Dijon</i> con Senna sta mettendo su. Chissà quale altra sorpresa ci regalerà domani, l'Aviatore.</div>
<br />
<i>"E' bello sapere che siamo delle bestie imperfette,</i><br />
<i>e un poco del meglio che forse possiamo fare</i><br />
<i>è baciare le ragazze e poi, e poi tenerle strette,</i><br />
<i>e poi amare molto Villeneuve,</i><br />
<i>e imparare a guidare.."</i><br />
<i><br /></i><br />
<a href="http://www.youtube.com/watch?v=lMfgxhBVKNI">(Villeneuve, Claudio Lolli)</a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-nGAfG4yODNA/T6m_1hLb9hI/AAAAAAAADS8/x7AicBrh2Eo/s1600/7823914-001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-nGAfG4yODNA/T6m_1hLb9hI/AAAAAAAADS8/x7AicBrh2Eo/s320/7823914-001.jpg" width="230" /></a></div>
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<i>Salut Gilles!</i>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-43781084111542109692012-05-05T18:37:00.000-07:002012-05-05T18:37:10.003-07:00A' sicarettaScrivere per certi versi è come fumare.<br />
Se ti prende la voglia, è difficile cacciartela dalla testa.<br />
E' una voglia che non guarda orologi, date, programmi e sveglie impostate per il giorno dopo.<br />
Ti nasce così dal nulla, senza chiedersi se sia nato prima l'uovo o la gallina.<br />
Scrivere per riscatto, scrivere per memorizzare, scrivere per fotografare, scrivere per dimenticare,<br />
una sorta di <a href="http://www.youtube.com/watch?v=6XspR65gDRE">anestesia</a> per mandare tutto in corto e mettere le cose in ordine.<br />
Da capo, come prima, meglio di prima.<br />
Non conta come, se su una tastiera di un computer o su una Moleskine riposta sempre nella stessa tasca della tracolla, su un tovagliolo raccattato al bar della stazione di Perugia Sant'Anna o su qualche foglio svolazzante qua e là. Una penna a corredo e siamo apposto. Senza una metrica precisa, senza architettare il tutto, magari solo un pò, ma giusto per mera formalità.<br />
E quindi spegnere i propri pensieri, allontanarli, aprendo quell'agendina alla prima pagina disponibile e gettare giù due cosette così. Stesso effetto di una sigaretta, con la differenza che però puoi farlo anche comodamente seduto su una carrozza di prima classe declassata in composizione al 20342 per Luino, 18.52 da Garibaldi e via di codice 180 fisso da Parabiàgo a Gallarate. Solita divagazione<i> closer-to-railmans</i>, ma altrimenti potrebbe pur sembrare roba scopiazzata da qualche libro dimenticato in qualche biblioteca meneghina.<br />
4-5 minuti, o 30, o 60, o tutto un viaggio. Il tempo di trovare le parole, accumularle e poi via, liberarle come le pecore nei pascoli del Kent, fino ad esaurimento scorte.<br />
E come le pecore nei pascoli del Kent cercare di seguirle, di dare un senso a tutto quel loro muoversi all'impazzata, a quel continuo inseguirsi senza mai un preciso obiettivo, consci del fatto che il punto finale prima o poi arriverà, necessariamente o meno.<br />
<br />
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<i>You were stolen,</i></div>
<div style="text-align: right;">
<i>as black across the sun.</i></div>
<a href="http://www.flickr.com/photos/shayparkman/7146808135/" title="Tramonti viterbesi di ShayParkman, su Flickr"><img alt="Tramonti viterbesi" height="333" src="http://farm8.staticflickr.com/7268/7146808135_44bb3f4b72.jpg" width="500" /></a>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-64178386607592577152012-04-30T10:59:00.000-07:002012-04-30T10:59:14.450-07:00Primo maggio di festa<br />
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<i><span style="font-size: large;">"Primo maggio di festa oggi nel Vietnam, e forse in tutto il mondo."</span></i></div>
<i><br /></i><br />
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Ma anche qui nel varesotto, ben lontani dal Vietnam di Lolli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Festa del lavoro. Una festività rara, rara perchè già solo a sentire il soggetto che si festeggia scende giù un manipolo di parole da scrivere, da leggere, da dire, da pensare, da abbrustolire sul reostato di un 656.</div>
<div style="text-align: justify;">
Festa del Lavoro. In Italia. O meglio, in questa Italia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa Italia di contratti a progetto, di Articoli 18 concepiti bene ma allevati male, di <i>facimu 500 a'misata e simu pari e patti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
Questa Italia di non-contratti, di <i>stage</i>, co-finanziati dalla Regione o meno. Questa Italia di <i>cu avi denti non avi pani e cu avi pani non avi denti,</i> quella stessa Italia di quei ragazzi che vorrebbero passare il resto della propria vita a fare su e giù tra Catanzaro Lido e Catanzaro Città, macinarci i chilometri su quella cremagliera, e invece deve lottare contro non si sa manco cosa per almeno credere di poterci sperare. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questa Italia di sogni e lauree da 110 e lode in filosofia gettati indistintamente in un cassetto e rimpuzzoliti dall'odore di olio fritto e rifritto del McDonald's che ti permette di arrivare a fine mese, proprio tu che in quei panini potresti gettarci una vagonata di teorie kafkiane.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa Italia di <i>parenti, cugini, nipoti, fratelli, amici di amici per la tangente di X alla sedicesima</i>, questa Italia di latifondisti e forconi tacitati in breve tempo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa Italia, quest'assurda Italia, dei lavoratori FIAT di Pomigliano d'Arco, Melfi e Termini Imerese, delle OMECA di Reggio Calabria, della Veolia di Crotone, della OMSA, della Pertusola di Crotone, dell'ILVA di Taranto, del petrolchimico di Gela, dei cuccettisti della Wagons Lits a Milano Centrale.</div>
<div style="text-align: justify;">
Anche di questa Italia degli imprenditori che non pagano il pizzo alle 'ndrine del posto, quest'Italia che ce la fa nonostante tutto, l'Italia delle mamme di Scampìa che riescono a crescere i propri figli lontano dalla camorra, l'Italia della Nazionale di Calcio a Rizzìconi nel campetto confiscato alla 'ndrangheta, l'Italia dei giornalisti che ancora credono nel proprio lavoro e non riescono <i>manculicani</i> a farlo in maniera distorta, l'Italia degli abitanti di Lampedusa e del loro spirito di solidarietà, l'Italia della testardaggine dei Garfagnini e della meticolosità degli Altoatesini, l'Italia del calore dei Calabresi e della diffidenza dei Genovesi, l'Italia di chi migliora le cose senza apporre alcun marchio politico subito appresso. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questa Italia che ancora prende i treni per andare da nord a sud, questa Italia che va da nord a sud indistintamente, senza farsi troppi problemi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa Italia che domani forse festeggia un pò se stessa, non tanto perchè <i>Repubblica fondata sul lavoro,</i> ma forse semplicemente è la festa del fare. E noi Italiani, si sa...<i>we do it better.</i></div>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4616189413075581974.post-64388102339336403432012-04-22T12:12:00.000-07:002012-04-22T13:04:57.703-07:00Line of time [o timeline chedirsivoglia]<i>Quando un padre riderà,</i><br />
<i>soddisfatto del tuo cranio di bambino,</i><br />
<i>e una madre piangerà</i><br />
<i>sul mistero della sua maternità.</i><br />
<i>E la calda intimità col nulla ormai sarà finita,</i><br />
<i>sarà giunto anche per te,</i><br />
<i>il tempo della vita.</i><br />
<i><br /></i><br />
<i>Quando l'ombra di una donna</i><br />
<i>leggerà nel tuo viso la paura,</i><br />
<i>e il suo corpo ti dirà che è notte,</i><br />
<i>il suo sorriso che è mattina,</i><br />
<i>quando la vedrai sfiorire </i><i>come un albero che muore,</i><br />
<i>sarà giunto anche per te,</i><br />
<i>il tempo dell'amore.</i><br />
<i><br /></i><br />
<i>Quando il sonno resterà</i><br />
<i>il solo amico che ti salva una giornata,</i><br />
<i>e vedrai fuggire via dalla tua casa</i><br />
<i>i resti della gioventù.</i><br />
<i>E arriverai fino a sperare </i><i>che un tuo parente muoia,</i><br />
<i>sarà giunto anche per te,</i><br />
<i>il tempo della noia.</i><br />
<i><br /></i><br />
<i>Quando i vetri di una stanza</i><br />
<i>resteranno le tue sole passeggiate,</i><br />
<i>e i figli, e i nipoti,</i><br />
<i>rideranno delle tue guance scavate.</i><br />
<i>E per scherzo giurerai di sentirti proprio forte,</i><br />
<i>sarà giunto anche per te,</i><br />
<i>il tempo della morte.</i><br />
<i><br /></i><br />
<i>Quando dopo tutto questo,</i><br />
<i>cercherai una ragione od un pretesto,</i><br />
<i>per convincere qualcuno</i><br />
<i>che il dolore tu non l'hai vissuto invano.</i><br />
<i>E ti appagherai del senso che ti darà una religione,</i><br />
<i>sarà giunto anche per te,</i><br />
<i>il tempo dell'illusione.</i><br />
<i><br /></i><br />
<a href="http://www.youtube.com/watch?v=hYcd7HxlV1I">[Titletrack]</a><br />
<div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-ZT-1ig4BxdQ/T5RW_CmC94I/AAAAAAAADP0/sYF3M6w75Yw/s1600/220911_PianoLago-SantoJanni+(192).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="http://1.bp.blogspot.com/-ZT-1ig4BxdQ/T5RW_CmC94I/AAAAAAAADP0/sYF3M6w75Yw/s320/220911_PianoLago-SantoJanni+(192).jpg" width="320" /></a></div>
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</div>Shay Parkmanhttp://www.blogger.com/profile/04372117923058152511noreply@blogger.com0