venerdì 18 febbraio 2011

Wish I was old and a little sentimental

Mi suona strano sentire di ragazzi, miei coetanei e anche più piccoli, che con 20 euro al giorno non riescono a tornare a casa. Sigarette, qualche droga leggera qua e là, ogni tanto l'abitino firmato, il cellulare di ultima qualità. Volano così, i 20 euro.
Vola via anche il resto. Sempre che si sappia cosa rappresenti, il resto..
Una delle cose più difficili da capire a questo mondo, oltre alle regole della termodinamica, è il perchè di questo progressivo appassimento generazionale che si sta creando, in una maniera così soft da non farsene manco accorgere.
E' semplice, perchè se metti 20 persone ormai prossime ad entrare nel mondo crudele del lavoro davanti a un giornale che propone da un lato le ribellioni iraniane e dall'altro un qualsiasi fattarello su Belen Rodriguez, puoi star certo che 18 su 20 vanno su Belen, perdendo tempo a immaginare quella scopata -lasfondointuttelemanierepossibilieimmaginabili (cit.)- con lei che non arriverà mai anzichè guardare quanto avviene a 70 km dai nostri confini, anzichè rendersi conto di quella bomba a orologeria che, in Italia, potrebbe essere quasi arrivata alla fine del countdown.
E mentre un Medico italiano ha appena svolto la prima operazione chirurgica ausiliata da robot della storia, noi andiamo appresso a Ruby Rubacuori.

Normal..

lunedì 7 febbraio 2011

Giunzioni di rotaia


E' diverso.
E' inutile andare a cercare tra mille teorie, duemila coincidenze e qualche accenno di pazzia.
Perchè c'è qualcosa, lì dentro, che in qualche modo si muove ed alla fine ti fa venire voglia di muoverti, di fare qualcosa, o più semplicemente di assaporarne quel movimento che porta lontano.


Oltre i cippi chilometrici, i limiti di velocità, i segnali di prima categoria, oltre ogni cosa. Oltre la storia stessa se vogliamo, oltre geografie, religioni e mondi che non sanno disegnarsi a vicenda.
Porta lontano, per questo è stato destinato fin dalla nascita a correre per rendere più brevi le distanze che l'Uomo, suo inventore e come suo inventore affezionato a lui come un padre con un figlio, prima trovava troppo lunghe.


Sfilando tra le scogliere della Cornovaglia, col fumo bianco che si leva a 130 chilometri all'ora, oppure scandendo il blando ritmo delle montagne della Sila a colpi di vapore.
Non intende fermarsi neanche là dove la natura stessa sembrerebbe sbarrargli la strada, arrampicandosi silenzioso con un arto in più ma con la stessa voglia di non fermarsi. Mai.


Gli aggettivi su di lui si perdono. Aggettivi negativi spesso e volentieri, ma in fondo l'indole umana non ha mai neanche lontanamente assaporato il gusto della riconoscenza. Guardate i bambini - e la loro sincerità - accanto alla ferrovia, guardateli quando sentono vibrare i binari e fischiare quel bestione, lento o veloce che sia, e poi venitemi a raccontare la loro reazione.


La Ferrovia in formato famiglia, l'esperienza umana tramandata geneticamente che insegna ad ammirare quella macchina che molti anni fa, tra le verdi colline inglesi, fece sognare un mondo intero. E' storia, e non ci si può fare niente. E' Vita in un certo qual modo, è vita perchè è uno dei pochi posti in cui si può conoscere qualcosa di diverso.


L'odore delle traversine, il rumore della campanella prima dell'arrivo del treno o quello del pietrisco nell'attraversare i binari, il loro luccicare al buio, le luci rosse dei segnali, i lampioncini al neon che illuminano l'aria di una luce introvabile altrove, il placido rumore della fontanella, le rimesse locomotive che sembrano volerti raccontare di quando erano quasi intossicate dal vapore, le colonne idriche ormai rassegnate al loro destino.


Poi il treno, che silenziosamente arriva tastando con forza le giunzioni e producendo quell'inconfondibile rumore. L'arrivo, con i viaggiatori che riprendono la loro vita dopo essere stati cullati per qualche minuto. Lo sguardo quasi compiaciuto del capostazione, contento di aver potuto accogliere puntuale l'ennesimo treno, e quello del macchinista, in perfetto orario e, forse, consapevole di aver portato con sè non solo un carico di vite umane, ma anche un carico di storie. Piccole o grandi che siano.

E' un treno, nulla di più.



mercoledì 2 febbraio 2011

Poetica taurense

La fretta, insinuata nel mondo odierno come poche altre cose al mondo, si è dimenticata di quei 32 km sulla faccia della terra. 32 km lungo uliveti, ridenti colline, piccoli e grandi centri.
Contornato il tutto dal dolce e stridente fischio della Littorina, lenta sui lunghi rettifili e veloce tra le curve di San Giorgio a Morgeto.

Il tempo, se non fosse per i vestiti di qualche assurda ultima moda o per la moneta unica europea anzichè la cara vecchia lira, sembra essersi fermato su quei binari che continuano, invece, a correre imperterriti.
Risalendo dolcemente la calda terra calabra, affacciati ad un finestrino che sembra più una porta verso l'essenza più pura di quel luogo che altro, ed osservando la sosta paziente della piccola 188, anziana signorina che guarda il mondo cambiare intorno a lei.


Da Gioia Tauro a Cinquefrondi non serve andare veloci, non è mai servito ed interessato a nessuno.
La lenta corsa è l'occasione per guardarsi intorno, per assaporare il proprio presente e ricostruire il proprio passato, al ritmo frenetico degli sbuffi della Littorina.
Che non si fermerà, se non per raccogliere il suo ennesimo viaggiatore.