venerdì 17 febbraio 2012

Antologia di Corso Sempione

Alle 7.30 sveglia.
Sciacquata, cambio vestiti, eventualmente li vai a riporre anche tra la roba da lavare.
7.58 esci di casa. Un saluto alla zia, una carezza ai cani.
8.01 il Capostazione (che non si chiama più così da queste parti, ma pazienza) apre il segnale al 25011.
8.03 arriva, mentre tu sei già più avanti "dove solitamente salgono in pochi, almeno viaggio tranquillo".
Dormi, mentre quel treno si riempie sempre più. Gallarate, Busto Arsizio, Legnano, Canegrate, Parabiago, Vanzago, Rho, Rho Fiera.
Un'escalation di alberi vestiti di brina e marciapiedi affollati di gente fumante quasi quanto l'ILVA in un giorno di pioggia.
I discorsi sulla festa questa sera dalla Susy, lo stucchevole modo di parlare del legnanese che non ce la fa proprio a non terminare ogni mezza frase dicendo "Amore" a sua moglie, quell'Area C che proprio non gli va giù alla signora in pelliccia e profumo firmato e controfirmato, come i contratti d'appalto che l'uomo in giacca e cravatta qui al mio fianco si vedrà passare sott'occhio ogni giorno ai piani alti di Piazzale Cordusio, là dove da una porta ti puoi veder sbucare prima il meridionale della situazione a chiedere il mutuo per la casa a Garbagnate e poi Galliani a offrire l'ennesimo inciucio in cambio di una semplice sponsorizzazione.

Poi comincia Milano. Anzi, Milano è già cominciata quando ci siamo fermati a Gallarate.
Milano è un modo di essere, potremmo riassumerla così. E' schematica, come le sue linee suburbane, fredda come i numeri di cui, ovviamente, è strapiena. Milano devi viverla schematica, sennò ti senti ancora più fuoriluogo di quanto ci si possa sentire di base. Perchè Milano non è umana, no, Milano è Milanese, il che è tutto un concetto un pò particolare che ancora oggi sto cercando di afferrare, forse invano.
Poi arrivi lì, in Garibaldi. Fiumi, frotte di persone che calpestano come formiche quei pavimenti, silenziose, inermi, sottomesse. A cosa, nessuno lo sa.
Scendi, ma cammini lentamente. Vuoi capire cosa stia succedendo.
Perchè scappate? Chi vi sta minacciando di morte? Chi vi fa paura?
E quel grattacielo lì davanti, che quasi sembra abbracciarti e poi fagocitarti.
"E io ieri mattina ero a Catanzaro" pensi, con quel nodo alla gola classico dello stupido meridionale che quando pensa alla propria casa comincia a voler dimenarsi e maledire mezzo mondo.


Si perchè pensi a quella volta in cui, salito sul 3740 a Catanzaro Lido, hai visto i 4 pendolari di fianco a te, quasi un pò come gli Zingari Felici, usare le loro 24 ore come tavolino, estrarre le carte e farsi una partitina a tressette, con gli altri viaggiatori che -ormai forse abituati a ciò- cominciano persino a fare il tifo. Poi prendi un Milano - Luino, ti ritrovi stipato nel vestibolo di una carrozza con altre 30 persone e non senti volare una mosca, tutti con gli occhi fissi sui loro tablet. Chi non ne è munito, a guardare davanti a sè come perso in chissà quale sistematico mondo.
Non saluti nessuno perchè non ne senti neanche l'esigenza di farlo. E' questa Milano: ritagliarti il tuo spazio, prenderti il tuo pezzo di vita e gestirtelo da tè. Con metodo, in modo schematico, appunto. Guai a sgarrare.

1 commento:

  1. Confermo... "io ieri mattina ero a Catanzaro" (facciamo l'altro ieri)...

    Ciccio quando scrivi così (questo ma anche il precedente post) sei molto più sfizioso di quando perdo tempo in schemini ...;)

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