Ma sapevo come si chiamava.
Sapevo anche della sua unicità, la sua importanza ai tempi dei suoi primi passi, la sua capacità di muovere gli animi, le vite delle persone, prima che le proprie piccole ruote, a 950mm l'una dall'altra.
Dal 1936, lontano e lontanissimo 1936 in cui vide la luce e accese per la prima volta i motori. Ad oggi, 23 Aprile 2010, l'ennesimo viaggio. Un altro viaggio, dopo uno stop di 41 anni. Per 41 anni rimasta di riserva a Catanzaro Lido, sperando forse che qualcuno si accorgesse di lei e la mandasse ad affrontare qualche ripida pendenza lì, sulla cremagliera che risiede pochi chilometri più a Ovest. Non poteva, ma forse lo avrebbe voluto.
3 Giugno 2009
Ormai i rovi l'avevano rapita e custodita gelosamente, allontanandola dagli sguardi di dirigenti irresponsabili pronti ad azionare le palle demolitrici. Ci vollero quattro ragazzi inizialmente, per poi andare avanti con una "costante" di tre, per far tornare la luce a splendere su quell'ammaccata, bistrattata e quant'altro carrozzeria.
Era il 3 giugno 2009, lo ricordo come fosse ieri. Un'estate intera susseguì diverse scappate fino alla stazione FCL di Catanzaro Lido, finchè non si riuscì finalmente ad abbattere l'ultimo rovo, con Roberto e soprattutto con l'asse di legno. Quell'asse di legno, quel piccolo protagonista della rinascita della M1.37.
L'asse di legno, altro protagonista del recupero
29 Novembre, poi, le ruote ritornano a scandire il ritmo a cui è stata abituata per anni ed anni.
Con calma, lentamente. L'Emmina ritorna a camminare, piazzandosi sul binario di raccordo dove rimarrà per 5 mesi, 5 sofferti mesi con la paura di ritrovarla vandalizzata da un giorno all'altro.
No, niente di tutto questo. E' arrivata ad oggi, 24 Aprile 2010, come era rimasta.
Certo, con la calandra caduta e diversi pezzi pendenti appositamente staccati e messi al suo interno, ma è arrivata intera, resistendo anche a una caduta nella giornata di ieri. Non vuole mollare, cacchiarola se non vuole mollare!
Arrivo alle 8.25, scorgendo da lontano la sagoma del tetto. Credevo di trovarla ancora sul pezzo di binario costruito nel parcheggio, invece era già ferma sul camion.
Il timore di essere arrivato "giusto in tempo" si è fatto piuttosto forte. Per fortuna, aspettavano i "cosentini". Roberto, che aveva perso il treno da Locri, ce l'ha fatta davvero per il rotto della cuffia. Nel frattempo, ecco apparire il camion da Cosenza per le rotaie, con anche il capodeposito Massarini, altra persona alla quale non si può che dedicare una grande stima per il suo lavoro e per il modo con cui lo fa.
Ultimi attimi, dopodichè l'Emmina va via. Ultimi attimi per respirare l'aria di Catanzaro, ultimi attimi per associare realmente quella piccola automotrice al contesto della stazioncina terminale. Che ora sembra così vuota..
Saluta tutti e se ne va..
A quest'ora riposa su qualche binario a Piano Lago, alla TCC, dove probabilmente tornerà scintillante. Non è stata dimenticata, questa è la cosa più importante.
Anche perchè era curioso vedere la gente in partenza per Catanzaro Città accalcarsi ai finestrini per fotografare la nostra Emmina, quasi come se si rendessero conto improvvisamente di quanto unico sia questo mezzo. Mi sento responsabile di questa cosa, responsabile e orgoglioso. Orgoglioso di questo piccolo mezzo, recuperato dal nulla, oggi così importante e, possiamo dire, famoso. Felicità per il sapere che siamo riusciti a salvarla, almeno in parte. Come ci eravamo prefissati il 3 Giugno, come abbiamo continuato a crederci, e come ci crediamo tuttora. Credo sia un sentimento condiviso con Roberto e Francesco, gli altri due fautori di questa impresa.
La M1.37 tornerà a camminare con i propri mezzi. Io credo questo, sono fiducioso. E' una vera impresa titanica, ma in fondo siamo mezzi abituati alle imprese titaniche, qui in Calabria.
Una cosa è certa: tornerà.