sabato 6 marzo 2010

In nome del padre

...del figlio, e del vangelo secondo De Andrè.
In effetti era una cosa particolare vedere, al concerto di Cristiano De Andrè al Politeama di Catanzaro, fasce di età dai 70 ai 5 anni. Curioso, anche perchè comunque sia quel tipo di musica sembra fatta apposta per le forme di quel teatro.
E' stato bello, decisamente bello. Sentire le parole di Fabrizio cantante perfettamente dal figlio, con una voce così simile da far venire i brividi, specialmente quando la sua figura viene quasi come oscurata, facendoti sentire il grande Faber lì, a qualche metro di distanza.
Dalle canzoni più conosciute alle più nascoste, tra aneddoti (di cui alcuni già sentiti) e storielle, che non fanno che dare la sensazione di un De Andrè come uno zio, un vecchio parente, parte della tua famiglia.
E poi l'energia sprigionatasi alla partenza de "Il Pescatore", con la gente d'improvviso in piedi a battere le mani a tempo e a saltare dalla propria sedia. Anche il tempo per una ballata simil-tirolese alla fine, perdendosi in un'aria che fa tanto combat folk. Tanto per cambiare, eh...
Devo dire che ne è valsa la pena, l'unica parola adatta che mi viene in mente adesso è proprio questa.
Si, ne è valsa la pena.

1 commento:

  1. Se hai penato tanto .. la prossima volta vai a vedere (e sentire) i "porcospini" (vengop anche io :D )

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