La luce calda del tramonto non sembra per nulla disturbare il rosso vivo di quei segnali, sornioni e silenziosi alla fine di una comunissima giornata di aprile.
Tutto calmo, tutto tranquillo.
Il volto dell'attesa su quei pochi viaggiatori, l'orologio della signorina seduta alla panchina sotto la campanella che quasi si sente in imbarazzo per quante volte viene consultato, continue occhiate verso lì, verso nord, da dove qualcosa prima o poi dovrà pur arrivare.
Intanto sull'ACEI si accendono quelle due lucette bianche.
"Ma ha bucato lungo la strada?"
"No che è a Corvo signò.."
Poi la lucetta rossa, con l'aria che resta sempre allo stesso modo, impassibile.
Poi improvvisamente scatta quel trillo assordante, e la campanella là fuori comincia a suonare.
Qualche centinaio di metri più in là un bambino starà dicendo alla mamma di essere certo di aver visto "il semaforo del treno cambiare colore", quasi a volerla convincere di aver visto un Ufo.
Quella campanella che col suo trillare imperterrito spezza quegli sguardi, spezza quell'espressione rilassata dei volti e ne imprime una puntualmente tutta diversa. A seconda di cosa significhi quel treno, quella Calabro, per ognuno di quei figuranti del genere umano che aspettano sotto quella tettoia pluridecennale.
Mentre anche un ragazzo arrivato poco prima getta la sigaretta, pestandola come si pesta uno scarafaggio, prendendosi poi un dizionario (alle 7 di sera?) in braccio, la campanella smette il suo canto impazzito.
E un altro rumore si fa avanti, qualcosa che batte continuamente, un tu-tun tu-tun, ferro su ferro.
Poi un piccolo sgorbietto spunta dalla curva a 60 km/h, con due luci quasi gialle ormai ad evidenziare il suo cammino. Quello sgorbietto che paradossalmente sembra acquisire un'espressione quasi rassegnata nel vedere che non può continuare a correre, la sua strada finisce lì e c'è poco da obiettare.
E si ferma così, forse anche un pò mestamente, sparando un pò in su i giri del motore quasi come a fare un grande respiro.
E aspetta, la 360..
Non passa molto che i suoi fanali vengano disposti per il lato dove la ferrovia continua quasi a perdita d'occhio. E verosimilmente potrebbe sentirsi d'improvviso infinitamente contenta.
Il suo Maestro intanto sale in cabina, pronto a prenderne le redini un'altra volta. Il segnale è a via libera, ultimi saluti e battute in stazione prima di tornare in città, lontani da quella tettoia ultradecennale.
Le porte si chiudono, un leggero sfrigolio annuncia l'allentamento dei freni e, dopo un paio di piccoli soffi, strani movimenti che non stai neanche lì a capire, lo strappo.
E la 360 torna a correre. Sputando fumo dalle sue marmitte, facendo gridare i suoi due motori con la grinta di un cavallo rampante. Dopo un pò si innesta la terza marcia, e pian piano si piega sulla destra per scomparire, di nuovo, tra gli alberi.
Un ultimo fischio per salutare un pò tutti, per chissà quale ennesima volta, chissà quale ennesimo arrivederci.
Ciao ciao 360..
Ciccio ... non facciamo scherzi. Cuccati la 356 ma la 360 è mia. Ce l'ho ancora li che campeggia a Camigliatello vicino alle carrozze storiche .. e poi mi ha traghettato tra Soveria e Colosimi. Giù le mani dalla 360! Sgorbietto ... tze!
RispondiEliminama non chiuderanno anche questa tratta dopo quella di Gioia Tauro???
RispondiElimina@Moscio: saprei come risponderti ma non posso farlo in pubblico. Appena ricarico sul cell ti dico :P
RispondiElimina@Fabio: fortunatamente no, anzi, la tratta urbana di Catanzaro è forse la più redditizia, senza contare la Catanzaro - Soveria Manenlli.
Addirittura per la verità pare che a breve si riapra la Gioia Tauro - Palmi (o almeno stanno facendo i dovuti sopralluoghi), e forse un domani di nuovo su Cinquefrondi..