mercoledì 19 maggio 2010

Contorni straniti

Continua a perdurare, insistente, mai fastidosa, la predominanza del buio.
I lampioni sembrano in lotta continua verso di lei, fedeli amici di un uomo che non riesce più a trovare la sua strada in questa matassa di pensieri incrociati, inesorabilmente distrutti dalla logica controversa della mente umana.
La paura del buio non è nient'altro che paura della solitudine, del non conoscere la strada che si presenta al di là del proprio setto nasale. Navigare in un oceano primordiale, Pangea sommersa.
Paura di cadere giù, finire. Non so cosa, ma qualcosa dovrà pur finire.
Mi insegnarono che questo mondo ha regole ben precise.
Invidio chiunque quelle regole le abbia infrante.

...is there anybody out there?


domenica 9 maggio 2010

Ammesso che sia possibile credere nel caso..


...che oggi, 9 Maggio, nei TG nazionali si è parlato della morte dello statista Aldo Moro. Grande uomo politico italiano, parte della storia del nostro (o vostro?) paese, giusto ricordarlo.
Ciò che mi fa davvero venire voglia di urlare merda a questo paese è che, in quegli accumuli di disinformazione e superficialità quotidiana che sono i vari TG "pubblici", non si è neanche nominato Giuseppe "Peppino" Impastato, assassinato sui binari della Palermo - Trapani la notte del 9 Maggio 1978.

Non voglio spendere parole per dire chi era e chi non era, non ce n'è bisogno e sarebbe comunque insufficiente per rendere l'idea della persona. Mi fa rabbia per l'ipocrisia che viene da queste istituzioni telematiche che abbiamo in Italia, dove prima si parla di lotta alla mafia, lotta al racket, lotta a tizio e caio, poi non si ricordano personaggi forti, coraggiosi, eroici come Peppino, anzi si vanno a divinizzare figure come Riina e Provenzano, con fiction in pomposo stile hollywoodiano che alla fine hanno il solo risultato di offrire ottimi spunti al telespettatore.
Ho letto su di lui solo sommarie ripetizioni della sua biografia, scritte con evidente finta commiserazione, e forse queste fanno venire ancora più rabbia.
Sarebbe stato bello e molto utile mandare in onda a ripetizione film come I Cento Passi o Fortapasc, giusto per citarne due, cosa che nella nostra TV di Stato non ho mai visto fare. Tantomeno (e figuriamoci!) nella sua sorella privata.
E' vomitevole tutto questo, vomitevole come poi nientemeno ti vengano a suonare alla porta cercando di farti pagare il canone RAI. Mi dispiace per chi ci è cascato, io li ho mandati allegramente affanculo.
Fortuna che c'è ancora qualcuno, almeno sul web, che ricorda e ricorderà lui come tutti gli altri, tributandogli in qualche maniera un ricordo. Anche io lo faccio, anche se un post è una cosa abbastanza minuscola.
Vorrei poterlo ringraziare. Spero che questo mio grazie lo senta in qualche maniera..


Un saluto e un ringraziamento anche agli autori del sito web http://www.peppinoimpastato.com

venerdì 7 maggio 2010

Comune Notte di Maggio

Comune notte di un paesino immerso in se stesso, dominato da qualche pala eolica e qualche cognome un pò più potente del solito.
Schiamazzi in un dialetto così stretto e incomprensibile provengono dal bar di fronte, dove qualche vita ancora capace di resistere alla tentazione del sonno incrocia il proprio cammino con un altra.
Fruscii dei camion in corsa provengono dalla statale, alla loro guida genti indifferenti di quella pace apparente (ammesso che pace sia), solitari corrono veloce a dèstino, attenti sempre a non sforare col tachimetro.
Lo sferragliare delle ruote sugli scambi proviene dalla ferrovia, l'ultimo treno della giornata corre verso la sua destinazione, con le ruote ormai fumanti per gli oltre mille chilometri macinati a 160 all'ora, e gente su di esso ad aspettare chissà quale futuro.
L'abbaio forte e preciso di un cane proviene dalla casa di fronte, forse disturbato da qualche gatto di passaggio, forse semplicemente voglioso di sentire l'eco della sua raramente ascoltata voce rimbombare nelle tenebre strappate giusto da qualche vecchio e arrugginito lampione.
Si riesce ad udire appena il rumore del mare, eterno fratello della gente del luogo, ammirato come un Dio e trattato come uno straccio, non smette mai di vivere e sorvegliare, meditare e osservare.
Il silenzio di tutto il resto aiuta a contemplare uno scenario solito, ma comunque un pilastrino di quel fantasmagorico e rincoglionito sistema chiamato pianeta Terra. Lì fuori c'è chi dorme, c'è chi inforna il pane che domattina allieterà le colazioni dei più e riempirà i supermercati di altri, c'è chi felicemente esprime il proprio amore (sarà amore?) come meglio può, c'è chi sta sveglio, seduto a un angolo di un balcone pieno di muffa intento a riepilogare la sua vita in questa stupida ed entusiasmante giornata.
C'è, l'importante è che c'è questa componente di sana irriverenza e diversità in un mondo che sa porre domande ma non offrire più risposte, stremato dalla feroce bestia umana che si nasconde dietro mille verbi irregolari.
E' Maggio, ed è notte. Comune.

giovedì 6 maggio 2010

Memoria di ferro

"Comunque ha già comprato la locomotiva, questo l'ha detto lui l'altro giorno, e c'eravate tutti."
"Si, la locomotiva si.."
"Brath dice che l'hanno costruita vicino alla capitale e che si chiama Elisabeth"
"Elisabeth?"
"Elisabeth!"
"Ma figurati.."
"E' un nome da donna, Elisabeth!"
"E allora?"
"Che ne so, quella è una locomotiva, mica una donna. E poi come mai le locomotive hanno un nome, scusa?"
E in effetti..
"Hanno sempre un nome le cose che fanno paura."
"Cosa dici?"
E in effetti stava arrivando..
"Niente, dicevo per dire"
"Hanno un nome perchè se qualcuno te la ruba tu puoi dire che era tua"
E in effetti stava arrivando Elisabeth..
"Ma chi vuoi che ti rubi una locomotiva?"
"A me una volta hanno rubato il calesse. Hanno staccato il cavallo, e si sono portati via solo il calesse.."
E in effetti stava arrivando Elisabeth, mostro di ferro..
"Certo che bisogna essere ben stupidi per farsi rubare il calesse e non il cavallo!"
"Io se fossi stato il cavallo mi sarei offeso"
E in effetti stava arrivando Elisabeth, mostro di ferro e di bellezza..
"Era un cavallo bellissimo, altrochè.."
"Così bello che nemmeno i ladri..."
E in effetti stava arrivando Elisabeth, mostro di ferro e di bellezza: legata sul ponte di una chiatta, risaliva in silenzio il fiume.
Muta: questo era stupefacente. E lenta di un movimento non suo.
Presa per mano dall'acqua - qualcuno la butterà infine su due rotaie perchè esploda la sua rabbia a cento all'ora, violentando la pigrizia dell'aria. Un animale, si sarebbe potuto pensare. Una bestia feroce rubata a qualche foresta. Le corde che segano i pensieri ed i ricordi - una gabbia di corde per farla tacere. La dolce crudeltà del fiume che la porta sempre più lontano - ci sarà alla fine una lontananza che diventerà la sua nuova casa - riaprirà gli occhi e avrà due rotaie davanti per sapere dove scappare - da cosa, questo non lo capirà mai.
Saliva lentamente il fiume, Elisabeth, legata sul ponte di una chiatta. Un gran telone la nascondeva al sole e agli sguardi. Nessuno poteva vederla. Ma tutti sapevano che sarebbe stata bellissima..


"Ha l'aria di essere maledettamente sola" disse Jun
"Ti piace?"
"E' strana.."
"Strana come?"
"Non so, me l'immaginavo più lunga...e più complicata"
"Un giorno magari le faranno più lunghe e più complicate"
"Me l'immaginavo colorata"
"Però è bella così...color del ferro"
"Quando correrà sotto il sole brillerà come uno specchio e la si potrà vedere da lontano, vero?"
"Da molto lontano, come uno specchietto che scivola via in mezzo ai prati"
"E noi la vedremo?"
"Certo che la vedremo"
"Voglio dire...non saremo già morti quando finalmente ce la farà a partire?"
"Oddio, no. Certo che no. Innanzitutto noi due non moriremo mai, e in secondo luogo checchè tu ne dica quei binari che adesso, d'accordo, sono esageratamente corti, ben presto saranno lunghi duecento chilometri, dico duecento, e forse sarà già quest'anno, forse per Natale quei due binari..."
"Scherzavo, signor Rail."
"...mettiamo pure un anno, un anno intero, due al massimo, e io ti dico che metterò su quei binari un treno di tre, quattro vagoni, e quello partirà e..."
"Ho detto che scherzavo.."
"No, tu non scherzi, tu credi che io sono matto e che i soldi per far partire questo treno non li troverò mai, ecco quel che credi."
"Io credo che tu sei matto, e che appunto per questo li troverai quei soldi."
"Ti dico che partirà, quel treno."


Da "Castelli di Rabbia", Alessandro Baricco