sabato 12 dicembre 2015

Ha segnato Budimir

Venerdì 14 Agosto, a Piacenza fa caldo, caldissimo. I climatizzatori vanno a manetta, le scarpe antinfortunistiche in mezzo a pietre e rotaie sono una condanna, la gente per prendere un po' di fresco si tuffa nel Trebbia e nei centri commerciali, la scorta di Brasilena appena salita da giù è già agli sgoccioli.
Quel 14 agosto, 1200 chilometri più a sud, Crotone e Ternana si scontrano in Coppa Italia. E' la prima partita senza Antonio Galardo, il capitano, il nostro capitano, una delle ultime vere bandiere rimaste a solcare i campi di calcio italiani, che dopo la vittoria col Feralpi Salò ha deciso di smetterla con prati e scarpette chiodate. C'è una leggera sensazione di vuoto e malinconia nel leggere la formazione e non trovare il numero 4 e il simbolino della fascia di capitano accanto, la netta sensazione di un'epoca che si chiude.
Nelle due metà campo le maglie di due città, le mie due città, che hanno tanto in comune, tanto da raccontarsi, tanto da dire e tanto da piangere su capannoni e ciminiere. Una partita con due squadre che sono ancora in costruzione, Juric lo conosciamo solo piazzato lì a combattere a centrocampo con addosso la sua maglia numero 28, ma da allenatore non sembra convincere fin da subito.
Se davvero tutto è bene quel che finisce bene, segna Claiton e morta lì, Crotone 1-0 Ternana.

Claiton dopo il gol dell'1-0 alla Ternana. Foto Pipita (fotopipita.it)
Il Crotone passa il turno nel caldo di ferragosto, mi vibra il telefono con la notifica della fine dell'incontro, mi passa sotto gli occhi con sottile indifferenza.
Dopo un po', leggo in giro una frase ricorrente, troppo ricorrente: "Andiamo a Milano", "Tutti a San Siro". Ma che state dicendo? 
U Cutron a San Siro? 
Daver?
Daver. O meglio quasi, perchè tre giorni dopo, lunedì 17, a San Siro si gioca Milan-Perugia, e chi vince ci ospiterà a dicembre ai sedicesimi di finale. E' la volta buona che tifo Milan (c'è sempre una prima, vergognosissima, volta...), e infatti i rossoneri non deludono, battendo i grifoni per 2 a 0 grazie a Honda e Luis Adriano.
E così, finalmente, nel tabellone di Coppa Italia si realizza quella che sembrava una visione, una chimera, qualcosa che fino a prima potevi vedere solo a FIFA o a PES, una di quelle cose traducibili insomma in un sonoro "Earamadò!": Martedì 1 Dicembre 2015, Milan-Crotone, Stadio San Siro.

Nel frattempo la squadra prende forma e si perfeziona: arriva Ciccio Modesto, che a Crotone è nato ed ha girato mezza serie A, centrando da protagonista l'eroica salvezza con la Reggina nella stagione 2006/2007. Come ogni anno, buona parte della rosa si compone di un manipolo di giovani in prestito, provenienti dai più disparati settori giovanili delle "grandi": Yao, Capezzi, Ricci, Tounkara.
E i dubbi su Juric svaniscono presto: la squadra gioca bene, tremendamente bene, si piazza nella parte alta della classifica e da lì non scende più: di giornata in giornata Crotone e Cagliari si alternano in testa alla classifica, Bari, Novara e il Cesena dell'indimenticato mister Drago inseguono subito dietro affacciandosi ogni tanto sui due gradini più alti del podio. Dopo il pareggio di Perugia arrivano gli schiaffi a Bari (4-1), Salernitana (4-0) e Livorno (3-0), i pareggi di Vicenza e Lanciano, il passo falso a Pescara (4-1 per gli adriatici). 
La squadra c'è, la città torna ad affezionarsi agli Squali (perchè solo quando si vince?), e vedere Crotone lì sopra è strano quanto bello, veramente bello, da farti camminare col sorriso a 32 denti.
Arriviamo al 27 Novembre, Spezia-Crotone 0-1, anche al Picco gli squali fanno terra bruciata. Il Crotone è secondo in classifica ad un punto dal Cagliari, ma per una volta il campionato passa in secondo piano: a' capa sta a San Siro.

Martedì 1 Dicembre, a Piacenza fa freddo, freddissimo. I termosifoni cominciano a svolgere il loro lavoro, il garage della casa nuova evita di dover scendere venti minuti prima di casa quando si monta di servizio la mattina presto per raschiare il ghiaccio dai vetri della Punto, i primi pandori compaiono sugli scaffali dell'Ipercoop. Una mattinata tranquilla, almeno a Piacenza. Perchè a Milano, nella "gran Milan", si era riversata mezza Crotone: in piazza Duomo a centinaia, anche il presidente Vrenna e il capitano Galardo, in una giornata in cui a farla da padrone è stato il senso di appartenenza, la crotonesità, l'orgoglio delle proprie radici.



Partiamo, ci impieghiamo meno tempo per arrivare da Piacenza a Milano che per muoverci dentro la metropoli, sbisciando in viale Zara sul filo dell'ora di punta. A San Siro non sono mai stato, a malapena riesco ad individuare in che zona di Milano si trovi. Ad ogni bivio è una lotta per leggere i cartelli stradali e prendere la strada giusta, il tutto in quel traffico caotico, tra tram e Mercedes blu che scappano via come gatti indiavolati non centrando il tuo paraurti solo per intercessione divina.
Piazzale Lotto, svolta a destra e prosegui dice il navigatore. Vabbò.
Ma che sono quelle luci?
Ma è lo stadio?
Earamadò...
Earamadò. Questo direte, con voce tremolante grazie al brivido che vi percorrerà la schiena, quando vedrete per la prima volta San Siro dal vivo. Perchè San Siro è uno di quei posti che non trasmettono altro che la loro grandezza, fisica e soprattutto storica, anzi, epica. San Siro è epico, checchè se ne dica.
Assimilata la botta per nulla indifferente della visione di San Siro, ritrovata quella leggera dose di lucidità e soprattutto un parcheggio, comincia la passeggiata verso i tornelli.
Ma abbiamo sbagliato stadio? Perchè sentire cantare sotto le torri di quello stadio "Oimà chi d'è ssu Cutrone" da migliaia di persone non è normale. E non è normale sentire accenti di Crotone, Cirò, Strongoli, Rocca di Neto, Petilia, persino San Giovanni o Cosenza. Ma tutti 'ccà simu? Persino nel settore arancio, la tribuna laterale per intenderci, dove mi aspettavo di trovare una buona fetta di tifo milanista, è strapieno di crotonesi.
Earamadò.

San Siro

Da fuori San Siro mette i brividi, da dentro invece toglie il fiato, ti regala quei 8-10 secondi di apnea in cui cerchi un attimo di renderti conto di cosa sta succedendo. E nei primi 3 secondi capisci che sei a San Siro, nei restanti 5-7 la mente ritorna allo Scida vuoto nella partita di C1 contro l'Arezzo, in una giornata gelida, passata con papà in tribuna assieme ad altre 100, forse meno, persone. Pensi a quelle due stagioni di C1 caratterizzate da vagonate di sofferenza, di angoscia, di uno stadio che non si riempiva neanche con i biglietti venduti ad un euro, della gente che fino a ieri non parlava di altro che del Crotone e che, adesso, sembrava quasi essersi dimenticata che solo un anno prima su quel campo dietro l'ospedale ci avevano giocato tali Nedved e Buffon, e che solo pochi mesi prima, con Gasperini in panchina, aveva sfiorato il sogno Serie A.
Ecco, pensi che tutte quelle persone che c'erano in quella freddissima Crotone-Arezzo adesso erano lì, a provare le stesse sensazioni.

"Nella buona e nella cattiva sorte"

San Siro si colora di rossoblu mentre le squadre cominciano a scaldarsi, Cordaz è il primo dei nostri ad entrare, il primo a farci alzare la voce.
Durante il riscaldamento la curva pitagorica si riempie, partono i primi cori per scaldare anima e voce mentre la tensione comincia a farsi sentire. Ci siamo. Noi, non i milanisti.
Quando le squadre riemergono dagli spogliatoi, il paragone sugli spalti è impari. Con tutte le attenuanti del caso per i tifosi del Milan, abituati a ben altri palcoscenici, la sensazione che emana la curva rossonera è la stessa di quel Crotone-Arezzo: un tifo presente solo quando comoda.
Poi ti giri verso la curva Nord, quella occupata dai tifosi crotonesi, e...
...earamadò.

A inizio partita: curva del Milan

A inizio partita: curva del Crotone

Calcio d'inizio. Il Milan sembra subito prendere il sopravvento, Honda si fa vedere sulla sinistra dando più di un grattacapi alla nostra difesa, reparto che tiene grazie al soldato Martella e Yao. Passa un quarto d'ora, il tempo di entrare in partita, ed il Crotone inizia ad essere più sfrontato, a non avere paura dell'avversario ed a farsi vedere avanti, con la palla che viaggia spesso e volentieri dalle parti di Palladino, tant'è che Torromino e De Giorgio sono i primi ad impaurire Abbiati, con due palle gol a breve distanza l'una dall'altra. Dopo mezz'ora Palladino, visibilmente fuori condizione, lascia il posto a Budimir, nel momento in cui il Milan comincia a prendere le misure e ad impensierire Cordaz, chiamato all'intervento in più di un occasione su Nocerino e Suso. Il primo tempo finisce 0-0 poco dopo un altro brivido firmato Budimir.
Si spezza così il ritmo di una partita vivace, bella da vedere, con un Milan dal quale affiorano evidenti errori di impostazione della partita, mentre il Crotone gioca, tiene palla, crea occasioni, ma non riesce a finalizzare come dovrebbe.

La partita ricomincia con un Milan che appare adesso più deciso, più ragionato, nel quale si vedono subito le strigliate sparate da Mihajlovic durante i 15 minuti di spogliatoio.
E infatti arriva il gol di Luiz Adriano dopo solo due minuti dall'inizio del secondo tempo. Ed è un po' una botta allo stomaco, aver preso gol in un momento in cui eravamo noi a fare il gioco. La paura di un calo psicologico mette in soggezione anche noi in tribuna: i cori si fanno più deboli e la tensione sale alle stelle. Che sia già finito il sogno?
Ma è il campanello di allarme che risveglia gli Squali, con una squadra che si allunga, tirando fuori dal cilindro una verve fortemente offensiva, creando numerose incursioni verso la porta di Abbiati, con Martella che di testa sfiora il pareggio. Il Crotone spinge, il Milan si chiude.
Poi al minuto 23 rimessa laterale di Balasha, prende e controlla Budimir, improvvisamente accellera verso la porta e punta Zapata, con De Sciglio che resta alle spalle inerme spettatore.
Zapata va convinto sul pallone, Budimir ci mette il piede, un guizzo e lo manda a vuoto.
Un altro tocco, entra in area di rigore.
Budimir contro Abbiati.
Sinistro di Budimir.
Budimir...

Earamadò.



Ha segnato Budimir.
Cosa mi ricorderò di quel momento? Nulla. Ricordo solo la voce che era andata via, l'abbraccio a Morena come ad altri due-tre spettatori a caso lì intorno a me, i pianti per l'emozione. Pazzia, pazzia pura.
Am signat' a San Siro, am signat' a San Siro compà!
Era già tanto, tantissimo, ma non abbastanza: quel gol è stato come gettare benzina, kerosene ed alcool su un fuoco che già divampava discretamente. "Vincere. Vincere", questo cantavamo a squarciagola. E poco dopo Budimir stava per metterla dentro, quella maledetta palla. Ci è mancato tanto così che passasse sotto e non sopra la traversa.
Da lì in poi, un Milan visibilmente nervoso e senza più molto da dire ha cominciato a giocare di rimessa, qualche infantile scorrettezza di Luiz Adriano sfuggita al direttore di gara, un rigore per noi che forse c'era, forse non c'era, ma che non ha risparmiato l'arbitro da una valanga di "a fiss i mammta", "oi mmerdu", "ten'i corna" provenienti da mezzo stadio. A sangue freddo, mi sento anche un po' in colpa..
Con le forze che iniziavano a scarseggiare, e Mihajlovic che nel frattempo tirava fuori l'artiglieria buona (leggi Bonaventura, Niang e Montolivo nei supplementari), la situazione cominciava pian piano a ribaltarsi, facendo venire fuori la netta differenza sul piano atletico tra le due squadre.
Nonostante tutto, dopo 3 minuti di recupero, Milan 1-1 Crotone.
Earamadò.
Durante la pausa prima dei supplementari il mio sguardo incrocia la Curva Sud, quella occupata dai milanisti...e dove sono? Dove sono finiti? Avranno mica pensato che la partita è finita lì?
Mihajlovic nel dopo partita, interrogato sulla defezione dei tifosi rossoneri alla fine dei tempi regolamentari, dirà che non se n'era nemmeno accorto. Viene da ridere, non so se per il serbo o per i tifosi.
Nei supplementari la differenza sul piano fisico comincia a farsi abissale, il Crotone comincia visibilmente a perdere di velocità e lucidità pur lottando fino allo stremo e contenendo il Milan per tutto il primo tempo supplementare, con Stoian che non fa mancare i brividi alla difesa casalinga.
Il secondo supplementare si apre in maniera chiara: fallo rossoblu al limite dell'area di rigore, Bonaventura disegna una punizione magistrale, Cordaz è immobile. Milan 2-1 Crotone.
Non smettiamo di cantare, ma sento che quelle mani battono ormai più per ringraziamento che per incitamento. Il 3 a 1 arriva a pochi minuti dalla fine grazie a Niang, completamente dimenticato dalla difesa pitagorica.
Però sapete cosa vi dico? Va bene così. Va bene così perchè fino al triplice fischio ho visto una squadra che ha lottato, finchè ha potuto e finchè ne ha avuto non ha mollato la presa. Testardi, testardissimi, come mai mi era capitato di vedere in una partita di calcio.
Ci alziamo in piedi ed applaudiamo finchè non escono tutti dal campo, è il minimo che si possa fare per questi ragazzi.
Finisce che non ho più voce, chiamo a casa per dire che a Milano il Crotone ha vinto, anzi, ha sbunnatu. Anzi, avimu sbunnatu.

Gli highlights della partita

Ora, la domanda che probabilmente ti starai facendo è questa: perchè tutto 'sto casino per una partita di calcio?
Hai ragione nel dire che quei 90 minuti non cambieranno mai la mia vita, non mi faranno vivere meglio e non gonfieranno il mio conto in banca, anzi lo gonfieranno -e di parecchio- a qualcun altro. Ti do ragione anche sul fatto che quel pallone ci ha un po' lobotomizzato, che da fastidio pensare a come una città intera si mobiliti per la sua squadra di calcio e che poi non abbia il benchè minimo ritegno per tutti i guai che l'affliggono, che non sia capace di alzare il culo e la voce per null'altro che sia diverso dal Crotone o dalla Madonna di Capocolonna.

Ma non posso darti ragione se consideri tutto questo una cosa stupida.
Prova a pensare: se domani i crotonesi si svegliassero e cominciassero a parlare della loro città con tutto quell'orgoglio?
Immagina se cominciassero a parlare di Pitagora col petto in fuori, sottolineando come magari da lui ci discendiamo pure, lontanissimamente.
Immagina se cominciassero a bussare alle porte del Comune per chiedere che finalmente venga sistemato il polo archeologico di Capo Colonna, che ce lo invidia mezzo mondo.
Immagina se cominciassero a dire ai forestieri "Venite a Crotone, che c'è tanto da vedere".
Immagina se cominciassero a spiegarti quanta forza ci vuole per andarsene lontano, a Piacenza a lavorare, a Bologna a studiare, quanta forza ci vuole a sentire di notte il rumore delle fabbriche anzichè il mare incazzato.
Immagina se cominciassero a pagare il parchimetro, a rispettare gli spazi cittadini, a dare il giusto conto al prossimo, a non cercare di saltare la fila al pronto soccorso, a non votare più chi ti chiede di farlo per lui.
Immagina se un domani, insomma, Crotone dovesse diventare un posto migliore. Non è una causa persa, credimi, e sai su che base lo dico? La speranza me l'ha data questa semplice partita di calcio, me l'hanno data gli occhi pieni di forza e di orgoglio della gente che avevo vicino lì a San Siro.
Se siamo stati capaci di farlo per la nostra squadra, non è impossibile farlo per la nostra terra.

Forza Squalo