venerdì 15 giugno 2012

Middle Summer Night

Tennent's d'ordinanza, bere per dimenticare e dimenticare di bere, brezza estiva, gatti che si litigano, autotreni che passano, treni che non passano più, gatto che dorme, Parkman che resta sveglio.
Rotola portandosi appresso tutta quest'umanità, variopinta e per quanto variopinta quasi da scantarsi.
Ogni tanto un cane abbaia, e chissà cosa gli passa per la testa. Chissà cosa guarda, chissà chi gli ha scatenato quella reazione, chissà chi va cercando. Ecco, perchè in queste notti di mezza estate forse cercare un pò il mondo, l'anima del mondo che in qualche modo ti circonda è un bel gioco da portare avanti.
Forse perchè si, siamo tutti dei piccoli libri. E come i libri, ognuno ha la sua storia e il suo destino. Ci sono quei libri che hanno successo e finiscono nelle librerie di tutto il mondo, da Miami a Berlino, da Caracas a Belvedere Spinello, come ci sono anche quei libri che magari timidamente fanno capolino in qualche libreria o biblioteca comunale di un paesino sfigato di 3000 abitanti. Ci sono anche quei libri, forse la maggioranza assoluta, che restano lì dove sono nati. Libri mammoni, impressi su dei file di Microsoft Word che si generano e restano lì a contemplarsi da soli, su un morbido letto di timori, di rifiuti, di derisioni, di incertezze, di paure. Che alla fine non è neanche così scomodo.
E noi siamo come quei libri, ognuno ha il suo genere. Di lettura e di vita, perchè i libri in qualche modo sanno essere anche nostri fratelli, nostri appoggi nei momenti in cui senti il vuoto sotto le caviglie.
Veniamo poi sfogliati da questa brezza estiva che sgattaiola tra le finestre spalancate, sfogliati come un libro aperto in un parco, e quelle pagine che si muovono da sole tra i nostri "uttana d'Eva" per quelle parole-rifugio improvvisamente violate da questa forza invisibile e bellissima.
Silenziosa, presente, sistematica.
Come i libri.
Come noi.


venerdì 1 giugno 2012

Libertà e libertina

Forse la usiamo con un pò troppa leggerezza questa parola, specie di questi tempi.
Forse non ne conosciamo neanche il significato, a guardar bene.
Forse, ecco, ci crediamo troppo che sia un qualcosa di scontato, almeno per come ce l'hanno raccontata a scuola o in televisione.
Forse perchè già di default noi identifichiamo la libertà guardando all'ordinamento del nostro Stato, guardando con ammirazione intrinseca e vuota a quella parola, Democrazia.
Forse perchè la identifichiamo anche nelle dogane aperte, rimaste li come monumenti del passato a scolorire sotto il sole, nei fiumi di parole che gettiamo su questi blog dritti alle fauci di qualche assassino del tempo.
Forse perchè non ci accorgiamo di tutto il resto.
Forse perchè crediamo sia normale il fatto che prima di fare un figlio si debba fare i conti con lo spread.
Forse perchè crediamo sia una frivolezza il fatto che se quel figlio verrà al mondo la sua istruzione, il suo futuro, i suoi sogni saranno condizionati da qualche agenzia di rating.
Forse perchè dopo due scosse di terremoto abbiamo persino paura ad entrare nelle nostre case, e non possiamo maledire nessuno per questo.
Forse aspettiamo ancora Godot, Superman o chi per loro.
Forse ormai ci siamo abituati a lasciare volontariamente i sogni nel cassetto.
Forse è che siamo prigionieri della vita, della fatalità, di un matto davanti a una scuola di Brindisi o dei sali da bagno che fanno diventare cannibale un uomo.
Forse...tutti questi forse che si piazzano lì davanti a quella voglia di libertà come difensori in un calcio di punizione dal limite dell'area. E tutta quella voglia di superarli, al costo di non segnare e mandare il pallone alle stelle, al costo di non guardarli negli occhi e venire immancabilmente attratti a loro, come calamite sfasate che fanno fin troppo bene il loro lavoro.

Forse la libertà è un calcio di punizione.
Forse è il fischio di un treno.
Forse è sognare, riempire quel cassetto fino a farlo collassare.
Forse è chiedersi, inventare, scrivere, disegnare, rincorrere un cane su al Parco della Valle del Boia.
Forse è amare.