Ecco, però le valanghe arrivano all'improvviso. Ci sono tutti i segni per capire che da un momento all'altro possono venir giù, cartelli del soccorso alpino o semplice logica nata da anni di esperienza. E' tutto chiaro, sai che se quella valanga cade potrebbe essere anche per un tuo movimento sbagliato, un passo sul fronte della slavina, una benchè minima cazzata utile nella sua semplicità per scatenare un putiferio. Però credo di essere stato uno dei pochi pazzi al mondo ad aver sciato fuori pista, a fare apposta quel movimento sbagliato, appositamente per far venire giù tutto il costone innevato od almeno provarci. Tuffarsi un'altra volta nell'ignoto senza aspettare Godot.
Gioia che afferri improvvisa, come cantavano i Baustelle. La afferri e la metti nel cassetto, non sapendo chissà quando e se ti ricapiterà. La afferri e cerchi di capirne il valore, la bellezza, cerchi di quantificare tutto ciò che puoi. Invano, perchè in certi momenti si diventa voraci, ossessionati, si sente dentro un voler far cadere quella valanga cento e mille volte, così, perchè mi va, perchè ci va. Perchè quella spiaggia e quella musica sono la sola cosa che serve adesso per far cadere la valanga. Anche per finta.
Ma poi penso...perchè mi trovo a parlare di valanghe col mare a 100 metri da casa?
Forse è solo questione di similitudini, perchè ci sono di quelle cose che con parole semplici non si descrivono.
E poi cantarla a squarciagola.
"Do you think you can tell?"
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