E dopo tutto sto tempo stiamo ancora a parlare di chilometri.
Chilometri. Cippi chilometrici, progressive chilometriche, code chilometriche, discorsi chilometrici, distanze chilometriche.
Tachigrafi e cronografi, e se poi ci metti in mezzo gli orafi fai cosa buona e giusta, tanto un posto in più a tavola c'è sempre, magari prima che tu ti accorga come non ci va neanche più uno stecchino Samurai lì in mezzo, in quel buffet dove a furia di fare passare, tra sorrisi e convenevoli di benvenuto, finisci per rimanere a stomaco vuoto e andare a rastrellare in frigo, sia mai è rimasto qualcosa di decente per zittire lo stomaco.
E ancora chilometri. Nell'etichetta di quella bottiglia, "Imported from Denmark", che poi scopri essere una mezza contraddizione quando trovi scritto "Imbottigliato nello stabilimento di Massafra (TA)". E anche lì, chilometri di mezzo.
Quei chilometri che una volta erano scritti sui biglietti ferroviari a lunga percorrenza, come i 1500 e passa di un Trapani - Torino trovato qua e là. E oggi invece solo il numero del treno, 580, il mio stupido nome e "Con questo viaggio risparmi 58kg di CO2".
Mindifuttu, aju mi arrivu i 'ncuna parti.
A caso, non conta dove, da qualche parte. Lontano per definizione. Una lontananza priva di relatività, lontano dal lontano, all'utopica ricerca di qualcosa di buono.
Alla ricerca dei chilometri, soggetti vigliacchi che non la smettono mai di finire, di ricordarti com'è grande e com'è piccolo questo mondo, mondo di amori testardamente sprecati e scudi anti-spread, a presentarsi lì davanti come seconda possibilità, l'ennesima alternativa per ricominciare. Anche da qualche parola scritta su un'agendina, o da quel biglietto sul 580.
E Crotone, che adesso vorresti non rivedere mai più.
Nessun commento:
Posta un commento