Chi l'ha mai detto che perdersi non è cosa buona e giusta?
Magari chi possiede una specifica scheda treno che stabilisce a bacchetta gli orari della propria vita, dove la prossima coincidenza, che sia essa quella col regionale per Luìno o l'inizio delle ore con le file chilometriche fisse alla Coop, non è ammesso perderla.
Oggi ad esempio, dopo aver sbrigato una veloce commissione in Via Turati (si, ero proprio alla sede del Milan se tu, tifoso milanista, te lo stessi chiedendo) ed accortomi del biglietto che improvvisamente veniva letto come scaduto dai tornelli della Metropolitana (ma 'on balìa 90 minuti cuggì?), mi passò la bella idea di arrivare in Garibaldi a piedi, senza riferimento alcuno.
E così fu che, del tutto a zonzo, comincio a girare cercando di scovare la punta del grattacielo delle Varesine, quel mastodonte che fa sentire la stazione Garibaldi così piccola.
Via Marina, letteralmente invasa da muscolosissime Mercedes nere. Tutte nere, tutte con quell'aria cattiva e seriosa che solo il miglior Bernardo Provenzano potrebbe permettersi. E poi scrutare, da buon paisanu, tra i finestrini di quei bolidi che chissà quanto carburante succhieranno via dalla Bianchina di Fantozzi.Oggi ad esempio, dopo aver sbrigato una veloce commissione in Via Turati (si, ero proprio alla sede del Milan se tu, tifoso milanista, te lo stessi chiedendo) ed accortomi del biglietto che improvvisamente veniva letto come scaduto dai tornelli della Metropolitana (ma 'on balìa 90 minuti cuggì?), mi passò la bella idea di arrivare in Garibaldi a piedi, senza riferimento alcuno.
E così fu che, del tutto a zonzo, comincio a girare cercando di scovare la punta del grattacielo delle Varesine, quel mastodonte che fa sentire la stazione Garibaldi così piccola.
Cercando di capire minimamente dove si trovasse quella dannata Via Marina, ecco spuntare un parco. Parco Sempione? Oddio, torna a Cadorna 'rrivai?
Invece no, Giardini di Porta Venezia. Già solo quel "Porta Venezia" dona un pò di tranquillità sul capire dove si è e dove non si è.
Invece no, Giardini di Porta Venezia. Già solo quel "Porta Venezia" dona un pò di tranquillità sul capire dove si è e dove non si è.
Però quel parco, ecco, è l'ennesimo spaccato profondo di quella città. Forse è un pò un controsenso in sè, un parco così vasto e quel rumore di automobili, quel rumore di città che preme così tanto nelle orecchie. Come un'enorme cuffia, come quell'enorme cappa che cinge la città tra i limiti della sua tariffa urbana.
I bambini che giocano, i cani che si rincorrono, qualche soggetto in perfetta tenuta corsaiola a mangiarsi la polvere di quelle stradine sterrate. Poi qualche ruscello artificiale a fare da cornice a ragazze prese in braccio dai propri compagni, a parlare di chissà quali progetti in un range spaziante dal matrimonio a quale discoteca scegliere il sabato sera per la scopatina di turno.
Un angolo di umanità, finalmente verrebbe da dire. Tanto che viene voglia di sedersi, mollare la borsa su una panchina o sulla ghiaia e boh, mettersi nelle orecchie Waiting Phase Two a palla, magari con un quaderno e una penna tra le mani a scrivere qualche solita cazzata, a scattare fotografie senza la reflex.
Poi ci pensi, e sei anche tu tra quei fessi che hanno la Scheda Treno in testa. Alle 18.52 parte il Luino, meglio non perderlo.
Poi ci pensi, e sei anche tu tra quei fessi che hanno la Scheda Treno in testa. Alle 18.52 parte il Luino, meglio non perderlo.
Almeno per questa volta..
Nessun commento:
Posta un commento