martedì 8 maggio 2012

Salut Gilles!

Mettiamola così: 30 anni fa ci provò di nuovo.
Provò a fare ciò che gli altri non facevano, e a ragione. In fondo aveva poco senso continuare a correre come un matto anche nel giro di rientro, quel giro a cronometri fermi e che ti serve fondamentalmente per prendere e rilassarti un attimo dopo aver cercato come un pazzo il miglior tempo. Un miglior tempo che allo stesso tempo non gli serviva a niente, era l'ultimo giro di quelle stupide e solitare prove del venerdì. Quando mai i tempi delle prove del venerdì hanno contato qualcosa?
Ma lui no, lui doveva fare quell'ultimo giro al massimo. Così, per sfizio, per farla pagare a Pironi. Ostinato come un divertente diavolo sconfitto.
Lui doveva fare tutto al massimo, senza stare a guardare il resto.


Se ne accorse il buon vecchio Enzo, lui sì che di piloti (no, non quelli di oggi, i piloti quelli veri, da Jim Clark a Mario Andretti, da Niki Lauda ad Ayrton Senna) ne capiva.
Veniva dalle motoslitte, Villeneuve (e trovatemi un altro che sia uscito fuori da lì). Catapultato dalle pianure innevate canadesi ai circuiti più o meno tortuosi della Formula 1, dove però subito si fece vedere. Certo, inizialmente tutti quei testacoda, quei tamponamenti, quegli incidenti forse un pò stupidotti non erano il massimo, ma bastò il 1979, quell'assurdità degli ultimi tre giri del Gran Premio di Francia a Dijon, per capire chi si aveva davanti. E poi Montecarlo e Jarama 1981, il traguardo raggiunto a Silverstone con la macchina distrutta o il mezzo giro a Zandvoort 1979 senza una gomma posteriore, altre prove schiaccianti di come lui fosse uno dei pochi la cui bravura andava oltre le possibilità dell'automobile, se non l'unico quasi. Un rapporto fra lui e la sua Ferrari che sembrava essere non di amore, non di stima, sembrava bensì che si trattasse di un'unica entità, che le sue mani sul volante non fossero altro che un'illusione ottica.
"Amare l'Automobile era la prima qualità, la prima dote che io dovevo scoprire nel mio interlocutore prima di assumerlo." Così diceva Enzo, e forse anche per questo Gilles divenne quasi come suo figlio.


Lui ci provava, senza tanti fronzoli. A volte non gli riusciva, come uno scommettitore statisticamente perde più volte rispetto a quante ne vince, a volte invece si. E quando ci riusciva era come assistere ad un miracolo, all'incarnazione del Dio della Velocità, una sorta di apparizione alla Medjugorje. Nessuno lo capiva, nessuno capiva perchè dietro quel viso e quell'atteggiamento di un uomo così mite, così umile, si nascondesse un simile predatore dell'asfalto.
A Zolder, l'8 Maggio 1982, provò di nuovo a volare via. E quella volta ci riuscì, lasciando tutti con il fiato sospeso per un'ultima volta, portando via con sè forse l'ultima Formula 1 fatta di uomini e carburatori nel vero senso della parola. Chissà oggi quanti sorpassi da chiunque inaspettati staranno esaltando il pubblico di lassù, chissà quanti ultimi tre giri a Dijon con Senna sta mettendo su. Chissà quale altra sorpresa ci regalerà domani, l'Aviatore.

"E' bello sapere che siamo delle bestie imperfette,
e un poco del meglio che forse possiamo fare
è baciare le ragazze e poi, e poi tenerle strette,
e poi amare molto Villeneuve,
e imparare a guidare.."


(Villeneuve, Claudio Lolli)


Salut Gilles!

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