mercoledì 2 febbraio 2011

Poetica taurense

La fretta, insinuata nel mondo odierno come poche altre cose al mondo, si è dimenticata di quei 32 km sulla faccia della terra. 32 km lungo uliveti, ridenti colline, piccoli e grandi centri.
Contornato il tutto dal dolce e stridente fischio della Littorina, lenta sui lunghi rettifili e veloce tra le curve di San Giorgio a Morgeto.

Il tempo, se non fosse per i vestiti di qualche assurda ultima moda o per la moneta unica europea anzichè la cara vecchia lira, sembra essersi fermato su quei binari che continuano, invece, a correre imperterriti.
Risalendo dolcemente la calda terra calabra, affacciati ad un finestrino che sembra più una porta verso l'essenza più pura di quel luogo che altro, ed osservando la sosta paziente della piccola 188, anziana signorina che guarda il mondo cambiare intorno a lei.


Da Gioia Tauro a Cinquefrondi non serve andare veloci, non è mai servito ed interessato a nessuno.
La lenta corsa è l'occasione per guardarsi intorno, per assaporare il proprio presente e ricostruire il proprio passato, al ritmo frenetico degli sbuffi della Littorina.
Che non si fermerà, se non per raccogliere il suo ennesimo viaggiatore.

1 commento:

  1. Qualcuno mi sta rubando il mestiere .. otlre agli spunti ;p

    Sarà merito dei Porcupine Tree che stanno mietendo vittime in terra calabra ;)

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